La vita di Alfred Hitchcock con Alma, caratterizzata dai normali conflitti di una coppia e dalla polvere che si accumula in una relazione tanto lunga, era ovviamente molto diversa dalla vita sessuale, appassionata, provocante e spesso pericolosa delle donne che popolano i suoi film. Tutti conoscono le cosiddette “bionde di Hitchcock”, le belle signore dai capelli color lino fra cui Ingrid Bergman, Grace Kelly, Tippi Hedren e Kim Novak, ognuna delle quali sfoggiava un’aria glaciale e sofisticata, blasé e impenetrabile. Queste attrici hanno incarnato alcuni dei personaggi femminili più coraggiosi, intelligenti, irriverenti e sfaccettati che abbiano mai deliziato lo schermo cinematografico, con personalità spesso manipolatrici e infide, che si trovano a proprio agio dal mondo dei criminali e degli psicopatici.
Esistono innumerevoli teorie sul fascino subìto da Hitchcock nei confronti di donne forti, seducenti ma assolutamente distanti, in costante pericolo. Alcuni simpatizzanti di Freud hanno attribuito questa fascinazione del regista alla sua educazione repressa e alle sue fantasie imbrigliate. Altri vi ravvisano complessi problemi di natura sessuale e di approccio con la psicologia femminile e suggeriscono che Hitchcock non stesse sfruttando l’idea della bionda sfuggente ma che il suo intento fosse piuttosto quello di esplorare il modo in cui le donne vengono considerate e in cui sono costrette a comportarsi all’interno di una società che si sente minacciata dalla loro presenza. Altri ancora, scorgono nel suo lavoro una poetica sulle contraddizione insolvibili della vita. Dopo averlo intervistato, François Truffaut offrì una sua spiegazione rispetto al fascino esercitato dal regista: «Ciò che affascina di lui è il paradosso tra il fuoco interiore e la sua apparenza imperturbabile».
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