- Quei due... quelli davanti al ristorante... erano uomini di Sacro. Se vuoi, so dove vive.
Guardo fuori dalla finestra. Dalla volta buia del cielo cadono i primi fiocchi. Ora si che è davvero Natale.
Nienstedten, distretto di Altona, Amburgo,
notte di Natale
Guido in mezzo alla tormenta lungo la Elbchaussee. La tenuta dei Sacro sorge all’estremità occidentale di Nienstedten, nel distretto di Altona. La strada è deserta, la neve cade in fiocchi grossi come noci e l’asfalto è già ricoperto da una spanna di neve. Abbiamo montato le catene sulla sua Alfa Mito ma la visibilità è davvero scarsa e Virginia è piuttosto tesa. Non riesco nemmeno ad intravedere le sagome delle lussuose ville che punteggiano questo tratto lungo il fiume.
- Dopo la chiesa che si trova sulla destra, dobbiamo svoltare alla quarta a sinistra - dice scrutando oltre il finestrino.
Mi sono fatto un’idea della situazione. Doveva essere un’operazione pulita, senza intoppi. Un omicidio è pur sempre un omicidio e una strage è pure peggio, ma l’unico modo per spezzare le attività di Don Sacro era una pulizia veloce. Autorità tedesche ed italiane formalmente all’oscuro di tutto e finanziamento con fondi neri da parte della Commissione Europea Interforze. Semplice e rapido. Una strage da archiviare come regolamento di conti fra cosche. Problemi di coscienza: zero. Non ho più una coscienza da anni, a parte qualche misero residuo che in fondo forse contribuisce a tenermi ancora in vita. Un sorriso amaro mi sorge dal profondo, se penso che la Commissione Interforze era gestita fino a poco tempo prima da Klaus Schaefer, burocrate corrotto che io e la mia squadra abbiamo eliminato mesi prima senza alcuno scrupolo. Resta comunque il fatto che Sacro non c’era e i suoi killer attendevano fuori dal Bistro pronti a freddare chiunque fosse riuscito a scampare all’esplosione. Probabilmente Saetta non si era nemmeno accorto che gli avevano piazzato una bomba nel ristorante. L’unica parola che mi viene in mente è talpa. Deve essercene una. Non so a che livello, ma sicuramente si tratta di una persona che ha accesso ad informazioni riservate. Ho inviato dal palmare criptato un primo rapporto a Claudio: resoconto degli eventi e ipotesi. Non mi ha ancora risposto. Il riscaldamento a palla mi fa bruciare gli occhi quasi quanto la spalla. Mi concentro sulla guida ma Virginia salta sul sedile.
- Eccola! Ci siamo!
Proseguiamo e svoltiamo nella quarta via che incrociamo sulla sinistra. In curva sulla neve le catene producono un rumore sinistro. Questa non è la via privata che porta alla tenuta dei Sacro: è una stradina che porta verso la spiaggia. Passerò dal retro. Ci fermiamo in un punto più largo oltre due villette, giro l’auto e stringo la mano a Virginia.
- Ci siamo. Torna sulla via principale e aspettami una ventina di metri oltre il cancello principale in direzione di Altona. Motore acceso.
Virginia annuisce, poi si protende e mi stampa un bacio sulle labbra. Le sorrido, apro la portiera e corro nella bufera.
Mi muovo in uno scenario quasi irreale. Ogni cosa è bianca, ricoperta da uno strato di neve sempre più spesso. Oltre una fila di alberi vedo il muro di cinta. Ci sono diverse telecamere sulla sommità, ma la maggior parte di esse è coperta quasi completamente dalla neve. Dubito che qualche stronzo verrà a ripulirle. È Natale e nevica come se non ci fosse un domani. Salgo con una certa difficoltà sull’albero più vicino al muro di cinta e con un balzo sono dall’altra parte, sul retro. Quattro riflettori molto potenti spargono una luce sterile intorno alla villa. È un edificio imponente, costituito da un corpo centrale e due ali ai lati. Diverse finestre sono illuminate. Al centro della facciata una luce calda filtra attraverso delle vetrate molto alte. Immagino sia il salone dei ricevimenti. Non sfigurerebbero in una cattedrale. Sacro deve essere davvero megalomane, e scommetto che anche ora si sente inattaccabile, spavaldo. Grosso errore. Avrebbero dovuto impegnarsi di più e farmi fuori al ristorante. Adesso invece sono cazzi loro.
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