NarraMondo riparte, e nel suo viaggio nell’editoria per ragazzi fa un graditissimo incontro, un compagno di viaggio che ci condurrà alla scoperta dei suoi libri e delle sue mille storie… Davide Morosinotto. Davide è nato a Padova e vive a Bologna, qualche anno fa ha vinto il prestigioso premio Mondadori Junior Award con il romanzo La corsa della bilancia, e da lì è cominciata la sua carriera di scrittore professionista. In pochi anni tanti libri, tutti di grande successo, con tante traduzioni all’estero, fra gli altri La notte dei biplani (Fanucci, 2011), Maydala Express (con Pierdomenico Baccalario, Il battello a vapore, 2011), Il libero regno dei ragazzi (Einaudi, 2011) e l’ultima sua fatica: Le repubbliche aeronautiche. In fuga da Venezia (Il battello al vapore, 2012). E proprio da questo suo ultimo romanzo cominciamo la nostra chiacchierata…
Da dove nasce il tuo ultimo romanzo Le repubbliche aeronautiche?
Da una chiacchierata con gli amici. Eravamo in casa, bloccati ormai da un paio di giorni per una forte nevicata. E quando troppi scrittori stanno tutti insieme per troppo tempo, quello che accade di solito è che nascono un sacco di romanzi. A pranzo, con la stufa a legna che andava a tutto spiano per scaldarci un po', un amico spiegava che lo stemma della Marina Italiana riproduce le bandiere delle quattro repubbliche marinare, Venezia, Pisa, Genova e Amalfi. Mentre l'Aeronautica ha dovuto inventarsi uno stemma tutto suo perché non sono mai esistite… Le repubbliche aeronautiche, già. Tutti si sono messi a ridere, io invece ho iniziato a immaginarmi galee con le eliche al posto delle vele, e alianti a catapulta, e una caccia al tesoro dal sapore medievale. Il libro è nato tutto in quel momento. Poi ci sono voluti "solo" due anni di studio per sentirmi pronto a cominciare, e ancora una volta gli amici mi hanno aiutato a risolvere numerosi problemi. Scrivere è un lavoro solitario, ma prima di iniziare e subito dopo, il gioco di squadra aiuta moltissimo.
David Carlyle, Jeremy Belpois… come si diventa uno scrittore seriale?
Secondo me ci sono storie che hanno il respiro di un libro unico, e storie che richiedono uno sviluppo più ampio. Ho scritto sia libri "one-shot" che seriali, e per me è stato divertente allo stesso modo: sono solo tipi di storia diversi. In Italia a volte le serie non vengono viste di buon occhio, sono considerate operazioni commerciali fatte per strappare più soldi ai lettori. Io non la vedo proprio così: se in testa alle classifiche dei libri per ragazzi ci sono molte serie, è anche perché è bello ritrovare una storia che già conosciamo e vederla proseguire, e su uno spazio di molti libri i personaggi diventano nostri amici, e gli ambienti ci appaiono subito familiari.
Da La corsa della bilancia a Le Repubbliche aeronautiche, cosa è cambiato in Morosinotto scrittore?
In questi cinque anni, cioè da quando ho vinto il Mondadori Junior per "La corsa della bilancia" fino a oggi, credo di essere cresciuto. Ho imparato parecchi trucchi del mestiere, riesco a controllare meglio la scrittura e ad evitare certi errori. Ho capito quali sono i miei punti deboli e tendo a ragionare di più, mentre prima preferivo lasciarmi guidare solo dall'istinto. Ho scoperto tutta quella parte di lavoro che è legata alla scrittura professionale, e che di solito resta nascosta al pubblico: è un mondo fatto di editor, di linee editoriali, di norme redazionali e anche di piccoli compromessi. All'inizio pensavo che tutti questi "limiti" uccidessero la creatività, mentre mi sono accorto che probabilmente è vero il contrario. I paletti costringono a riflettere, a trovare soluzioni nuove. In generale, direi che l'unica cosa che per me non è mai cambiata è il divertimento: scrivere continua a essere la cosa che mi piace di più al mondo.
Quali devono essere secondo te le caratteristiche imprescindibili di una storia per ragazzi?
Le stesse di qualsiasi buona storia: personaggi affascinanti, ambientazioni ricche di atmosfera, e una trama solida. Forse la differenza principale con i libri per adulti è il modo in cui vanno dosati questi ingredienti, quante "spezie" usare nella ricetta perché il risultato funzioni e faccia sognare. I ragazzi ad esempio sono molto più sensibili alla noia, se incontrano un capitolo "morto" possono abbandonare la lettura, bisogna sempre fare uno sforzo per mantenere alto il ritmo ed essere sempre accattivanti e originali.
Come riesci a scrivere storie per differenti età e generi?
Fa un po' parte di quel "mestiere" di cui parlavamo prima. Una delle caratteristiche della scrittura per ragazzi è che sa perfettamente a chi si rivolge, chi sono i suoi lettori. E a seconda della loro età occorre adattare la lingua, la struttura, il numero di pagine e di parole, tutto quanto. Ad esempio i ragazzi dei primi anni delle elementari si divertono con la comicità slapstick, il famoso scivolone sulla buccia di banana e cose del genere, mentre questo tipo di comicità non funziona più appena due o tre anni più tardi. La mia scrittura tende a essere "alta", nel senso che per me è più facile raccontare storie per ragazzi più grandi… Ma proprio per questo, scrivere anche libri per bambini diventa un formidabile esercizio.
Nei tuoi laboratori di scrittura creativa come riesci a stimolare la fantasia dei piccoli scrittori?
Di solito, in realtà, accade proprio il contrario: sono loro che stimolano me. I ragazzi anche molto giovani conoscono già alla perfezione la "grammatica delle storie", e soprattutto sono formidabili nel pensiero laterale. Si approcciano a certi problemi o certi temi per la prima volta nella loro vita, e questo spesso dà vita a risultati imprevedibili. Una volta, in una classe in Puglia, stavamo inventando insieme una storia dell'orrore. Allora ho chiesto a un ragazzino: "Cosa succede se torni a casa dopo la scuola, e scopri che tua mamma si è trasformata in un vampiro?". Lui non ha battuto ciglio e mi ha risposto: "Per pranzo, invece della pasta al sugo, mi preparerà gli spaghetti col sangue". Ecco, un adulto non ci penserebbe mai.
Collodi, Rodari, De Mari quanto conta la letteratura italiana per ragazzi nell’editoria internazionale?
Direi che conta. E questo non vale solo per i grandi maestri, ma anche per le nuove generazioni di scrittori italiani. Come i miei amici scrittori "Immergenti": Pierdomenico Baccalario, Mario Pasqualotto, Elena Peduzzi, Annamaria Piccione, Jacopo Oliveri, Tommaso Percivale… A differenza di tanti altri settori, l'editoria italiana per ragazzi esporta il suo lavoro nel mondo, ci sono libri di scrittori italiani che arrivano fino in Cina o in Russia o in Brasile. Abbiamo una grande tradizione alle spalle in questo campo, ora bisogna farla continuare e crescere.
Puoi darci qualche anticipazione sui tuoi prossimi lavori?
In primavera uscirà un romanzo a cui tengo molto, nato proprio dai miei laboratori con i ragazzi. Si intitolerà "La scuola viaggiante" e sarà pubblicato da Einaudi Ragazzi. Con il mio amico Alessandro Gatti ho appena finito di lavorare a un librino che dovrebbe uscire credo in estate e avrà per protagonista dei mici detective. Infine, in questi giorni sono nel pieno della scrittura del secondo romanzo delle "Repubbliche aeronautiche", per il Battello a Vapore. Anzi, ora vi saluto perché ieri sera ho lasciato un capitolo in sospeso, e sono curioso di sapere come andrà a finire…
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