Nel vedere la cella monacale messa a nostra disposizione rimaniamo perplessi. Niente acqua corrente ma un bacile con una brocca, per riscaldamento una stufa caricata a legna, i letti non sono altro che brandine spartane con un paio di piumini cuciti a mano. La finestrella che affaccia sul cortile è ricoperta di ghiaccio. A quanto pare gli ospiti sono liberi di gironzolare per l’eremo, così senza nemmeno disfare i bagagli cominciamo a curiosare. I diaconi, così si chiamano, hanno un abbigliamento meno sacerdotale, maglioni pesanti e pantaloni di velluto blu. Li producono da soli nella sartoria così come la lana e il cotone grezzo indossato dalle suore. Padre Ricardo, la vera celebrità del luogo, è vestito esattamente come gli altri. Fattezze latine e andatura sciolta, con uno spiccato accento sudamericano, trasuda un’aura carismatica mista a compassata efficienza. Ha una parola di lode per tutti, le labbra sempre atteggiate a un sorriso, i suoi discepoli sembrano stravedere per lui. Tutti quanti senza eccezioni. Ci infiliamo in cucina. Le suorine sono indaffaratissime a preparare torte e crostate, chi cuoce marmellate sulla stufa a legna, chi traffica sulla spianatoia con mattarello e farina. Sento odori e fragranze che appartengono alla mia infanzia e che credevo di aver dimenticato. Zenzero, cannella, mela caramellata, anice. Un enorme forno a legna sputa fuori pagnotte fragranti e focacce che sanno di rosmarino. Miranda ha il viso corrucciato e si scruta intorno con lo sguardo attento di una faina in un pollaio. Quando usciamo mi tira per un braccio e comincia a sussurrare come una cospiratrice.
– Sauro, va bene che nevica e fa freddo, ma io non ho mai visto nessuno, in cucina, che impasta il pane senza arrotolarsi le maniche. Nessuno. Ma lo sai che da quando siamo qui non ho visto nemmeno un centimetro di pelle nuda? Tutti quanti, maschi e femmine, hanno il collo e le braccia coperte. Le suorine portano il soggolo, i diaconi indossano solo maglioni a collo alto. Guarda, se non mi credi.
Fuori ci sono un paio di diaconi boscaioli che spaccano la legna, anche loro con le maniche del maglione rigorosamente abbassate fin sui polsi. Comincio a convincermi. Fa caldo a sfornare il pane, e se spacchi la legna, neve o no, dopo dieci minuti ti trovi in maniche di camicia.
– Capisco che vuoi dire, ma mica avranno la lebbra, ti pare? Perché coprirsi il collo e le braccia se no?
– Non so, flagellazioni, bruciature, segni di punizioni corporali.
– E nessuno che racconta niente in giro. Rampolli reclutati a spaccare legna e coltivare i campi, e per surplus pure costretti a subire punizioni corporali. In nome di cosa poi?
– Promiscuità sessuale. Spesso le punizioni corporali sono legate a riti di espiazione che gratificano sessualmente. È sempre stato così fin dall’antichità. E uso di droghe, senza dubbio.
– Hai notato che tutti sorridono ma nessuno parla?
– Mah... sarà la regola della casa.
– O un ordine di Padre Ricardo. Quell’uomo sembra essere dappertutto. Oppure imbroglia. Sai cosa hanno scoperto i legali della nostra cliente?
– Che pratica la lettura del pensiero?
– Quasi. Che in una fattoria rigorosamente senza elettricità esiste invece un contratto aperto e un contatore che gira. Da qualche parte, ben occultata, ci deve essere una schiera di apparati elettronici sempre in funzione.
– Pensi a telecamere e a microfoni nascosti?
– Esattamente: qualcosa che gli possa conferire l’aura dell’onnipresenza. Ma il suo potere non può essere tutto qui. In fondo droga e sesso si possono trovare ovunque.
– Dimentichi la deresponsabilizzazione. Qui ognuno ha una sua mansione, un ruolo, dei compiti specifici. Nessuna responsabilità, nessun impegno, nessuna decisione da prendere. Può essere rilassante. Se poi leghi meccanismi di espiazione corporale a riti sessuali orgiastici, ottieni anche la giusta dose di gratificazione psicologica.
– Perché la droga, allora?
– Per condizionare, per evitare defezioni o fughe. La droga rende dipendenti, soprattutto se non sai di assumerla.
– Già, sanno solo parlare dei loro campi, della produzione in proprio e delle coltivazioni biologiche.
– Appunto, una specie di filastrocca imparata a memoria. Quale sarà la figlia della nostra cliente?
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