Al telefono la voce di Domenico Costa suona esitante. Proprio come quando sta per chiedermi un favore. Così lo lascio parlare. Viene fuori che ci sono di mezzo una ragazza scomparsa, una setta religiosa e una madre disperata. Decido che non voglio sentire.
– Domenico, abbi pietà. Ti ricordi o no che cosa è successo l’ultima volta che una madre sconsolata ha messo piede nel mio ufficio? Abbiamo ritrovato sua figlia cadavere, anzi scheletro, e siamo finiti catapultati dentro uno dei casi più atroci di tutta la mia carriera. Ho giurato che non mi sarei più occupato di ragazze fuggite di casa. E questo lo sai, visto che c’eri anche tu.
– Sauro, ti assicuro che questo caso è diverso. La ragazza è viva, sta benissimo e sappiamo perfino dov’è.
– E allora io a che ti servo?
– La madre è afflitta.
– Va bene, questo l’ho capito.
– Non riesce a convincerla a tornare a casa.
– Ebbene, se non ci riesce lei come pensi che possa riuscirci io, di grazia?
– No, non si tratta di questo, naturalmente se tu potessi farlo sarebbe meraviglioso. Ma quello che ti chiedo è solo di andare sul posto a dare un’occhiata. Non hai nulla da perdere e forse, come copertura, potresti portare con te Miranda.
Quello era un colpo basso e Domenico lo sapeva, Miranda non avrebbe mai abbandonato il suo laboratorio di antropologia forense solo per una vacanza, ma se c’era da seguire un caso, sarebbe venuta con me anche in capo al mondo. Confesso che l’idea cominciava ad allettarmi.
Così da lì a una settimana siamo in macchina diretti verso le campagne di Avezzano, alla tenuta agricola dei Torlonia, ora trasformata in una sorta di agriturismo di lusso. Miranda sfoglia perplessa il depliant, borbottando tra sé.
– Insomma... spiegamelo di nuovo.
– Ecco, c’è questa ragazza di nobile famiglia, legittima intestataria della proprietà, che ha messo la tenuta a disposizione di un fantomatico gruppo religioso new age. Niente plagio apparentemente, nessuna violenza psicologica, almeno i legali della famiglia non hanno trovato nessun appiglio possibile, dato che lei è maggiorenne.
– E dunque?
– Il luogo rende oro a palate. Una sorta di eremo di lusso per ricchi eccentrici. Una settimana di soggiorno costa un patrimonio. Un bizzarro ritiro spirituale immerso nella natura, con allevamenti tradizionali e coltivazioni biologiche. Sai, no, il ritorno alle origini e la comunione con la natura... queste cose qui.
– Be'... e cosa c’è di illegale?
– Pare che un non meglio identificato Padre Ricardo, di origini sudamericane, sia riuscito a radunare attorno a sé una schiera di rampolli viziati che non hanno mai lavorato un solo giorno in vita loro, e sia riuscito a trasformarli in rubicondi contadini intenti a raccogliere patate e a spalare letame.
– Quanto a questo forse meriterebbe un premio.
– Lo penso anche io, ma se rifletti che vivono lì senza elettricità e rifiutano ogni sorta di tecnologia, non si spiega come possa averli convinti. Ci deve essere qualcosa sotto.
Quando arriviamo sul posto lo spettacolo non è da poco. C’è una schiera di suorine col soggolo e una tonaca di lana grezza color carta da zucchero, calze pesanti e scarponcini bassi da contadina. Capelli lunghi lasciati sciolti sotto una cuffia bianca con i lacci. Tra loro si chiamano sorelle, ma non portano simboli religiosi tranne una sorta di stella d’oriente tatuata sulla fronte, l’origine della loro ispirazione, Chiaraluce, appunto.
– Ma non è un simbolo massonico quello? – mi sussurra Miranda tutta concitata.
– Penso di sì. Direi che qui regna una certa confusione. La tonaca è di ispirazione francescana, il soggolo è usato dalle certosine, mentre la cuffietta è decisamente in stile mormone.
– Ah... adesso è tutto chiaro.
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