È ancora possibile trovare in edicola il numero 3068 della collana Il Giallo Mondadori, che contiene il romanzo vincitore del Premio Tedeschi 2012. Stiamo parlando de Il metodo Cardosa, sorprendente esordio letterario di Carlo Parri.
Alcune indagini portano il vicequestore aggiunto Leonardo Cardosa a contatto con un collezionista di prima categoria. Anche il nostro protagonista è un bibliofilo, ma solo nel cuore nel cuore: nel senso che non ha possibilità di comprare abbastanza libri rari da definirsi collezionista anche in pratica.
Nella splendida teca di questo personaggio bibliofilo troviamo «un De rerum varietate libri XVII di Girolamo Cardano, nell’edizione di Basilea del 1557. Cardosa tenne sotto controllo il brivido che gli correva fino all’inguine. Osservò con calma la legatura coeva, le incisioni delle cornici ai piatti, il dorso a cinque nervi con il titolo in oro ancora perfetto. Avrebbe voluto aprire la teca, sollevare le pagine con le pinzette, ma il peso della fondina sotto l’ascella lo riportò a quel mondo reale che lui pretendeva spesso fosse fasullo. Passò agli altri volumi. De triplici vita libri tres di Marsilio Ficino. L’edizione veneziana del 1498, legatura alla maniera dei monasteri, coeva in mezza pelle, con bei fermagli ai piatti. E poi Georgius Pictorius, Giovanni Battista Della Porta, Albertus Magnus, Girolamo Menghi, una sfilata di autori dell’occulto, opere sul demonio, sull’esorcismo, sull’alchimia, l’astrologia, i riti egizi e mesopotamici, la crittografia. Rialzandosi, dopo essersi abbassato sull’ultima teca - un manoscritto di Teophilo Panareo datato 1433 scritto in caratteri gotici - sentì una fitta alla schiena. L’emozione per quel luogo impossibile era stata più forte del dolore. La fitta diceva che la visita era finita».
Ma lo pseudobiblion protagonista del romanzo non è fra i titoli citati: è un manoscritto ritrovato nascosto in un tomo del Cinquecento, scritto con caratteri misteriosi che vanno decriptati.
«La coperta era di pergamena, con rilievi ancora in perfetto stato»: questa la descrizione del testo. «Sul primo foglio di guardia sei riquadri. Nel più grande in basso un ritratto di Della Porta visto di profilo, sopra, il titolo dell’opera. Ai lati quattro figure, un uomo con la barba bianca, una donna in posa da statua della libertà, un drago o un serpente attorcigliato a un albero e un’aquila con la preda tra gli artigli».
Ma di cosa parla? È «una specie di guida per utilizzare non so bene quali poteri. Per saperne di più il manoscritto deve essere decriptato». I “poteri” a cui il testo dà accesso sono incredibili e sorprendenti, ed ovviamente scatenano le mire di forze potenti e spesso malintenzionate.
Delitti a raffica e indagini argute in giro per il mondo si susseguono nella migliore tradizione del giallo classico.
Un esordio promettente e soprattutto arricchito dalla giusta dose di bibliofilia che non guasta mai.
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