La giovane donna sollevò gli occhi dallo schermo del computer e, istintivamente, infilò una mano sotto il cappotto. Invisibile all’esterno, la Walther P99 era assicurata alla fondina ascellare. Il peso dell’arma carica fu sufficiente a placare l’improvvisa accelerazione del battito cardiaco. - Ricevuto, la vedo.
Nikki si appoggiò allo schienale e, oziosamente, lasciò vagare lo sguardo dal computer sino alla via, verso il monumento di Caterina. Distinse perfettamente la figuretta di Hannah Borakova con il giubbotto di pelle, lo zucchetto di lana e il viso con i lineamenti affilati dei russi di Mosca. Riccioli color rame spuntavano sul collo. La sua collega camminava con sicurezza, senza badare alla gente che le girava attorno. La sacca con il computer era tenuta disinvoltamente a tracolla. Una donna in carriera della Russia moderna. Compì ancora una decina di passi, poi individuò l’amica al caffè e alzò la mano con un sorriso per salutarla.
Un istante dopo era morta.
L’uomo era emerso da un gruppo di passanti diretti verso la Nevskij. Non aveva un’aria sospetta. Età media, abiti casual non particolarmente costosi ma neanche troppo a buon mercato. Avrebbe potuto essere un russo sulla via del lavoro o un turista. Da sotto il giubbotto aveva estratto una Sig Sauer P229 silenziata, quindi si era girato su se stesso tendendo il braccio. L’estremità del silenziatore Vortex puntata a una decina di centimetri dalla nuca di Hannah.
Double tap. Doppio tiro allo stesso bersaglio. Metodo FSB. Il cranio della giornalista era letteralmente esploso.
Dalla sua posizione Nikki ebbe l’orrenda visione del viso di Hannah disintegrato dai proiettili in uscita. Neanche un urlo, solo la raccapricciante pioggia di sangue, cervello e ossa spappolate sulla gente di passaggio. Urla, fuggi fuggi generale.
- Via! Via! Esfiltrazione immediata! - urlò il capomissione nelle orecchie di Nikki.
Lei non si curò neppure di raccogliere il computer. Dentro non c’era nulla di valore. Vincendo la sensazione di orrore che le stringeva lo stomaco si tuffò a terra. L’addestramento le salvò la vita. Mentre l’assassino strappava via la borsa dal cadavere di Hannah, la strada si animò di sicari. Dotati di armi leggere, micidiali. Convergevano da posizioni impensate verso il caffè per chiudere a Nikki ogni via d’uscita.
Uno dei killer era vestito da cameriere. Altezza normale, colorito scuro degli abitanti del Caucaso meridionale, una faccia come mille altre a San Pietroburgo. Un istante prima serviva apertivi, un attimo dopo aveva in pugno una Makarov allungata da un silenziatore a tubo.
Nikki rotolò sul terreno. L’iPhone... dov’era finito quel maledetto aggeggio? Il notebook era pieno di ciarpame, ma quello non doveva perderlo.
Dio, avevano ammazzato Hannah sotto i suoi occhi.
Il primo proiettile fece esplodere il pavimento lastricato in una nuvola di schegge a un centimetro dalla sua testa. L’addestramento prese il sopravvento. Nikki strappò la Walther dalla fondina. Colpo in canna, il pollice spinse la sicura con un unico gesto fluido. Addio discrezione. Spedì due colpi tra la coscia e il ventre del sicario, che cadde con un movimento scomposto tra getti di sangue e budella.
Gli occhi di Nikki individuarono l’iPhone. Lo recuperò mentre si alzava.
- Esfiltrazione immediata! - le urlò il capomissione nell’auricolare.
La ragazza era già in piedi. Scattò come una centometrista, pompando con gomiti e ginocchia per darsi slancio. Grida tra la folla. Spinse via una coppia e riconobbe il giovanotto in giacca di pelle e berretto da baseball che scivolava al suo fianco da un’edicola. Uno dei residenti incaricati di proteggerla.
Entrò in azione un terzo sicario. Il compagno aveva recuperato la borsa di Hannah ed era sparito. Adesso dovevano eliminare la giornalista austriaca. Il killer era camuffato da vecchia mendicante. Una babushka come tante, di quelle che si trovano a chiedere l’elemosina a ogni angolo di strada con vecchi pastrani e foulard neri per coprire il viso. Dalla grande borsa di vimini estrasse un mitragliatore Borko e fece fuoco ad altezza d’uomo. La strada echeggiò di urla e spari. Corpi che cadevano.
L’agente della DSE tentò di fronteggiare il pericolo ma riuscì solo a far da scudo a Nikki. Si beccò la sventagliata di mitra assieme a un paio di passanti. Il sangue dilagò in mille rivoli neri sulla via.
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