L’uomo della DNI fece un cenno al capo della squadra. Gli uomini della Guardia Civil si erano già appostati intorno al capannone.
Poi Santos tornò a rivolgersi a Nick. «È vero che stai per andare in pensione?» chiese.
L’altro annuì.
«Allora ti conviene stare al riparo», suggerì lo spagnolo. «Nei telefilm americani è sempre quello che sta andando in pensione a beccarsi un proiettile.»
Nick rispose con un monosillabo indistinto. Ma sapeva che l’uomo della DNI aveva ragione: da quel momento toccava agire alla Guardia Civil e né lui né Angel erano autorizzati a intervenire. Ufficialmente non erano neppure lì.
Pochi minuti dopo una Mercedes metallizzata e un camion frigorifero con le insegne di una compagnia di prodotti ittici lasciarono il Camino del Molino e imboccarono il vialetto che portava al capannone, fermandosi in uno spiazzo sul retro. Qui, invisibile dalla strada, li aspettava un’Audi su cui si intravdevano due figure a bordo. Era passata da poco mezzanotte, l’ora dell’appuntamento con Mercy alias Concepción.
Dalla Mercedes, con il motore acceso, scesero quattro uomini, che avanzarono verso l’Audi illuminati dai fari.
«Quello basso con i capelli ricci e i baffoni si chiama Salvador», mormorò Nick all’orecchio di Santos. «È un uomo di fiducia di Juan Vicente Escudero.»
«Escudero?» fece lo spagnolo, ma rinviò a più tardi le domande.
A un cenno di Salvador, gli altri tre aprirono il fuoco sull’Audi, due con pistole semiautomatiche e uno con una mitraglietta. Continuarono a riversare colpi sui vetri e sulla carrozzeria fino a esaurire i caricatori. Poi Salvador si avvicinò a un finestrino ormai privo di vetro e imprecò.
«Ha visto i manichini», disse Santos, via radio.
Un secondo più tardi, a nome della Guardia Civil, una voce da un megafono intimò a Salvador e ai suoi accompagnatori di deporre le armi.
Nessuna delle due parti era stata agli accordi. Nel suo appartamento, ignaro dei microfoni, Escudero aveva dato ordine a Salvador di organizzare un gruppo di fuoco: quando Concepción Miranda si fosse presentata con il saldo, la consegna era di eliminarla e prenderle i soldi. A quell’ora il vero camion sarebbe arrivato a Barcellona, perché le armi fossero imbarcate su una nave alla volta di Cuba, come previsto dal piano originale.
Nick aveva messo in allarme la DNI dal due gennaio, senza però fare il nome del colombiano. La sua speranza era che Escudero fosse presente allo scambio armi-denaro e che cadesse nelle mani di Santos e della Guardia Civil, cosicché stavolta non potesse più godere della protezione dei suoi amici presso la DNI. Purtroppo Escudero non aveva mai avuto intenzione di rivendere le armi a Concepción Miranda, ma solo di derubarla e ucciderla.
All’ordine della Guadia Civil, i tre sicari gettarono a terra le armi, scariche. Un altro uomo scese esitante dal camion, con le mani in alto. Ma Salvador non aveva ancora sparato un colpo: estrasse una pistola da sotto la giacca a vento, sparò un paio di proiettili a casaccio e si precipitò al volante della Mercedes.
«Alle gomme», raccomandò Santos, via radio.
La Mercedes fece una rapida inversione, mentre il motore saliva freneticamente di giri. I tiratori appostati tutt’intorno crivellarono gli pneumatici, facendoli scoppiare. L’auto sbandò e, fuori controllo, proseguì la sua corsa fino all’impatto frontale contro il camion.
«Merda», imprecò Nick.
Mentre i militari ammanettavano gli altri quattro, Santos e l’americano raggiunsero la Mercedes. Salvador, l’unico del gruppo che potesse implicare Escudero in quell’episodio, aveva colpito il parabrezza con la testa, fracassandolo, per poi rimbalzare all’indietro sul sedile. Niente airbag, niente cintura di sicurezza.
«È morto», confermò Santos. «Controlliamo il camion.»
Due uomini in divisa spalancarono il portello del vano frigorifero.
A bordo non c’erano armi. Non c’era niente. Il camion serviva solo a dare l’illusione che il gruppo avesse portato qualcosa in cambio dei soldi, in modo da cogliere di sorpresa Concepción Miranda.
Santos fece una telefonata dal cellulare, per avere il rapporto sulla situazione da un’altra squadra, impegnata in quel momento al porto di Barcellona. «La Guardia Civil sta ispezionando il carico della nave. Se le armi ci sono, le troveranno», annunciò. «Ma cosa c’entra Juan Vicente Escudero in questa storia?»
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