Percorsero il corridoio del decimo piano fino agli ascensori. «Saliamo separatamente», gli ricordò lei.
«Certo. Prima le signore», rispose Jorge.
In ascensore si poteva arrivare fino al quattordicesimo piano, dove si trovava una terrazza-bar vetrata, con tanto di piscina coperta, da cui si godeva una splendida vista della città. Una porta con la scritta Privato e una rampa di scale portavano all’appartamento personale di Escudero, in cima all’albergo. Ma quella sera era Nochevieja, l’ultimo dell’anno, e il proprietario dell’albergo avrebbe celebrato l’arrivo del 2002 insieme ai clienti.
Il prezzo per accedere alla festa era sufficientemente alto da preselezionare i partecipanti. La fine d’anno sulla terrazza del Gran Hotel Noble Madrid ospitava sempre un certo numero di celebrità vere o presunte ed era puntualmente documentata sulle riviste di pettegolezzi: la squadra si era documentata leggendo gli arretrati di Hola, Semana e Lecturas del gennaio precedente.
Dopo che una ragazza ebbe controllato la presenza del nome Concepción Miranda su una lista, Mercy ebbe accesso alla terrazza. Un grande schermo al plasma appeso una parete era sintonizzato sul primo canale della televisione spagnola, che a mezzanotte avrebbe trasmesso le campanadas dalla Puerta del Sol, non lontano da lì. Sul banco del bar erano allineate piccole confezioni di cartone, ciascuna con dodici acini d’uva: uno per ogni rintocco di campana. Mancavano ancora quindici minuti all’anno nuovo e un gruppo musicale stava suonando Smoke Gets In Your Eyes. Dopo qualche minuto Mercy vide arrivare anche Jorge, ma nel frattempo aveva scorto Escudero.
Il padrone di casa doveva avere meno di sessant’anni, ma ne dimostrava qualcuno in più. Non molto alto, una corona di capelli bianchi e baffi dello stesso colore, un fisico non eccellente ma ben dissimulato dall’abito di taglio classico, Escudero cercava di assomigliare a un uomo d’affari, non a un gangster da B-movie. Non era il caso di avvicinarlo troppo presto. L’ideale sarebbe stato che fosse lui a farsi avanti, tuttavia Nightshade - nonostante il vestito con scollatura e spacco desse risalto a tutto ciò che poteva esibire - notò che il colombiano mostrava interesse nei confronti di un terzetto di bionde al silicone.
Be’, la notte era giovane, c’era ancora tempo.
Mercy avvistò l’immane figura di Nick che appariva in terrazza. Quanto a Angel, nemmeno stavolta sarebbe riuscita a vederlo. A lui toccava un altro compito.
Era bastato solo qualche secondo, il tempo in cui Nick lo aveva coperto alla vista della ragazza che annotava i nomi all’ingresso. Angel aveva osservato la serratura della porta con la scritta Privato quel pomeriggio, durante il normale orario di apertura del bar. Niente di speciale, anche se era possibile che ci fossero altre porte più ostiche lungo il percorso. Ma di quelle si poteva occupare senza essere visto da nessuno.
Salì la rampa di scale alla luce di una piccola torcia elettrica. Come sospettava, in cima c’era una porta con una serratura di sicurezza. Sospirò. Gli ci sarebbe voluto un quarto d’ora per forzarla, con tutta la delicatezza del caso. Non poteva permettersi di lasciare tracce, altrimenti Escudero si sarebbe insospettito, rendendo inutile il lavoro. L’avvento del 2002, con i rintocchi della campane che arrivavano a tutto volume dagli altoparlanti della terrazza, lo colse mentre imprecava davanti alla serratura. Poi, finalmente, mentre sotto di lui fervevano brindisi e festeggiamenti, la sentì cedere con uno scatto.
Livello successivo: l’appartamento di Escudero. Nightshade e gli altri avevano l’ordine di trattenere di sotto il padrone di casa, qualora si fosse diretto verso la porta Privato, fino a quando Angel non avesse mandato un SMS segnalando che aveva completato il lavoro. Accese il computer sulla scrivania di Escudero, intanto che collocava i microfoni. Poi prese di tasca la chiavetta USB che gli aveva passato Nick: era arrivata due giorni prima presso l’ambasciata americana e conteneva un programma preparato da Cap. Angel innestò la chiavetta nella porta, attivando un piccolo parassita informatico autoinstallante, che avrebbe permesso di intercettare qualsiasi attività sul personal computer di Escudero. Nei giorni successivi ogni comunicazione con il mondo esterno, tranne quelle dal cellulare se fatte all’esterno dell’appartamento, sarebbe stata spiata e registrata.
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