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Al largo di Ibiza, due giorni dopo

L’imbarcazione classe Rodman-55 del Servicio Maritimo de la Guardia Civil era salpata al tramonto dalla base navale di Porto Pi, a Maiorca, con il cielo grigio e un mare che prometteva tempesta. A bordo, poco avvezzo alle onde ma deciso a non sfigurare di fronte ai colleghi delle Benemérita, c’era anche l’uomo che aveva organizzato l’operazione, un funzionario della Dirección Nacional de Inteligencia di nome Sebastián Santos.

Quella sera un cabinato chiamato Divina doveva sbarcare su una spiaggia di Ibiza un carico di armi destinato a una certa Concepción Miranda. Il caso ricadeva sotto la vigilanza delle acque territoriali della Guardia Civil, ma era stata la DNI ad averne notizia, per una cortesia dei servizi segreti americani. La fonte era Nick Burroughs, uno stagionato agente CIA che da quasi trent’anni gestiva i rapporti spionistici tra Langley e Madrid.

In cambio dell’informazione, Burroughs aveva chiesto che lasciassero a lui la misteriosa Concepción e che al sequestro fosse dato il massimo risalto mediatico. Quella era la parte facile: il solito servizio al telegiornale con i militari che mostravano ai reporter il materiale sequestrato. La parte difficile era arrivare a catturare i trafficanti in mezzo a una tempesta.

La Rodman cavalcava le colline nere orlate di schiuma bianca, sprofondando con poderosi tonfi negli avvallamenti intermedi. Santos sentiva ogni impatto nella spina dorsale. Gli spruzzi d’acqua lavavano costantemente il vetro dell’oblò alla sua sinistra. Quando furono in vista del Divina che Santos notò che aveva cominciato a piovere. L’imbarcazione della Guardia Civil azionò la sirena, mentre una dei quattro uomini a bordo invitava il cabinato a fermarsi attraverso il megafono.

Il Divina sembrò rallentare, poi cambiò bruscamente rotta, cercando di puntare verso il mare aperto. Nella brusca manovra il cabinato prese un’onda di lato e sembrò quasi sul punto di rovesciarsi.

«Mafiosi russi.» Il comandante dell’unità scosse il capo, come per dire che non c’erano più i trafficanti di una volta.

La patrullera della Guardia Civil era troppo veloce per il cabinato, che si vide tagliare la rotta e fu costretto a ripiegare verso la costa, da cui stavano sopraggiungendo due imbarcazioni più piccole del Servicio Maritimo. Sul ponte del Divina, ormai in trappola, comparve un uomo che, tenendosi ben saldo con la mano sinistra alla murata, fece un cenno di resa con la destra. Dopodiché l’imbarcazione intercettata si lasciò condurre docilmente verso la costa.

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Ibiza, poco più tardi

La spiaggia si trovava in fondo al Camì de s’Estanyol e in quella sera d’inverno era un deserto. Dal suo nascondiglio, Nightshade vide uno Scania fermarsi sugli ultimi metri di strada, per evitare di impantanarsi nella sabbia bagnata di pioggia. Il motore era acceso, i tergicristalli continuavano a lottare contro l’acqua scrosciante sul parabrezza, i fari erano puntati verso il mare. Dal camion non scese nessuno: i bulgari aspettavano che arrivassero i loro amici russi dal mare. C’era da supporre che dal Divina le armi dovessero essere sbarcate a bordo di un canotto, operazione che avrebbe richiesto un po’ di tempo.

La squadra della Sezione D era pronta già da qualche ora. Il primo ad arrivare, Angel, si era appostato in alto sulle rocce. Nightshade non lo aveva visto nemmeno stavolta, quell’uomo era una specie di fantasma. Gli altri - lei, Nick e Jorge Romero - erano arrivati dopo, lasciando l’auto più indietro, ben mimetizzata in mezzo agli alberi. Avevano percorso l’ultimo tratto a piedi, attenti a non lasciare tracce visibili. I due uomini si erano nascosti tra i cespugli all’imboccatura della spiaggia, mentre Nightshade era a un passo dall’acqua, dietro una roccia, su un cumulo di alghe lasciato da una mareggiata.

Dall’auricolare arrivò la voce di Nick. «SMS dal mio contatto spagnolo. Li hanno presi.»

«Okay. Tutti pronti?» fece lei.

«Qui Angel. Pronto.»

«Qui Nick. Pronto.»

«Uh, anch’io», disse Jorge.

Nightshade sbucò dal suo nascondiglio, avviluppata nella cerata nera con il cappuccio che nascondeva il viso. Avevano tutti indosso un passamontagna per non essere riconosciuti, ma per il momento lei doveva passare per uno dei russi, appena arrivato via mare: una figura indistinta nella pioggia, illuminata dai fari dello Scania.