«Ho sentito alla tv che ogni giorno nel mondo muoiono venticinquemila bambini a causa della fame e delle malattie, per non parlare dei morti ammazzati in guerra. Avete capito bene, venticinquemila al giorno, che fa quasi dieci milioni in un anno. Chi si porta sulla coscienza tutti questi morti? Sono i potenti, i ricchi, quelli che comandano, quelli che s’ingrassano sempre di più sulla miseria della povera gente, quelli che si mangiano tutta la torta alla faccia degli altri. Io sono riuscita a ritagliarmi la mia piccola fetta e guai a chi la tocca.»
Chi parla è la protagonista del romanzo da poco uscito per e/o, Vita segreta di Maria Capasso, scritto dal critico cinematografico, sceneggiatore e regista Salvatore Piscitelli.
Maria Capasso, napoletana, è una bella donna quasi quarantenne, con un marito operaio, tre figli e una vita semplice. Lavora come manicure e conduce un’esistenza modesta nelle case popolari alla periferia di Napoli, case dove la sua famiglia è subentrata non per diritto, ma grazie alle conoscenze giuste. Questa è la partenza del romanzo, un quadretto tranquillo di un menage familiare in una città del sud. Poi arriva la catastrofe: il marito di Maria si ammala gravemente di cancro e quando muore lei si trova costretta a rimboccarsi le maniche. Lo fa nel modo in cui la sorte le porge le soluzioni, ma sarà anche lei, con sagacia, capacità di calcolo e sangue freddo, a piegare a suo favore il proprio destino, che si presenta nelle sembianze del ricco e generoso Gennaro, suo corteggiatore da tempo. Proprietario di un autosalone, «il genere di uomo che al bar offre per tutti, che regala fiori alle donne». Maria non casca tra le sue braccia come molte donne farebbero, ovvero lasciandosi trasportare dal romanticismo e dai sogni, no: lei è una concreta, coi piedi per terra e con la missione ben ferma di garantire un futuro dignitoso alla sua famiglia. Procede quindi con le dovute accortezze in una relazione che rivelerà risvolti inaspettati: forse non avrebbe mai creduto di potersi spingere fino a un certo punto. La domanda di fondo è appunto: cosa saremmo disposti a rischiare per i nostri figli, per farli crescere senza disagi e mancanze? Fino a che punto potremmo sbaragliare il codice etico imposto dalla società e quello personale?
Un bel libro che si legge ad alta velocità, scritto con una prosa scorrevole, diretta, con dialoghi bagnati di dialetto ma sempre comprensibili, e una prima persona che spacca. Incredibile che un uomo sia riuscito a calarsi così bene nei panni di una donna, portandone a galla intimità e dissidi quotidiani. Certo il curriculum di Salvatore Piscitelli è lungo e dimostra che l’autore – napoletano di nascita, classe ‘48, ma romano d’adozione – ha dedicato alle donne parte importante del suo lavoro: ha scritto e diretto film e documentari tra i quali: “Immacolata e Concetta”, “Le occasioni di Rosa”, “Il corpo dell’anima”, “Quartetto”, tutti presentati nei principali festival internazionali. Come scrittore ha pubblicato una raccolta di racconti (“Baby Gang”, Crescenzi & Allendorf) e un romanzo (“La neve a Napoli”, Mondadori).
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