Finirà pure “a tarallucci e vino” (scriviamo “vino” ma leggete Pollock…) questo Contraband dell’islandese Baltasar Kormákur (remake di Reykjavik-Rotterdam diretto nel 2008 da Óskar Jónasson), ma prima che ciò accada la storia tiene botta grazie ad uno script capace di complicare a più non posso il ritorno, causa un cognatino di rara abilità ne l cacciarsi in guai più grossi di lui, al mestiere antico (quello di contrabbandiere) dell’ormai “testa a posto” Chris Farraday (Mark Wahlberg): amici fraterni che fanno il doppio gioco, narcotrafficanti “in fissa” con “l’espressionismo astratto in un assalto ad un furgone blindato che fa tanto Heat – La sfida”, viaggi andata e ritorno tra New Orleans e Panama con navi cargo capaci di trasportare di tutto e di più, una famiglia tanto più indifesa quanto più il pater familias si allontana.
Insomma, tutto il necessario per cacciare prima storia e personaggi in un imbuto e aspettare poi dall’altra parte chi uscirà per primo.
Il gioco per larghi tratti funziona, peccato il finale di cui sopra che però, a pensarci bene, una sua ragione d’essere nell’ottica del film ce l’ha…
Pre-finale con tanto di classico “last minute rescue”, così, tanto per ripassare l’ABC del cinema…
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