Le parole sono proprio come gli zombie cinematografici: dopo morte, tornano in vita. Non la stessa vita, ovviamente, ma una nuova versione se non addirittura qualcosa di totalmente differente.

La fama degli zombie di celluloide ha fatto dimenticare che con quel termine in passato si è indicato tutt’altro, che pittori e scrittori, bibliofili ed esploratori l’hanno utilizzato attribuendogli significati per noi inaspettati. Questo nuovo numero della rubrica Indagini librarie non autorizzate invita i lettori a un viaggio anomalo attraverso le varie morti della parola “zombi” e le relative rinascite.

  

Perché lo scrittore Robert Southey teneva uno zombi in casa? Perché la prima apparizione editoriale del termine è allo stesso tempo nota e misteriosa? Quando è arrivato in Italia il termine? Come mai i moderni dizionari sbagliano di molto la datazione? Perché i marinai occidentali avvistarono degli zombi nei mari africani? Ma soprattutto... perché uno zombi migiorava i quadri del Murillo?

Per avere una risposta a tutte queste domande, ma anche per un viaggio nel misterioso mondo della contaminazione letteraria, ecco il link: rubriche/12836/