Il commercialista ai raggiunti limiti di età sganciò dalla cintura un telefonino che sostituiva la pistola e digitò con la rabbia che avrebbe voluto sfogare sui corpi dei ladri e non sulla plastica farcita di circuiti.
Del dialetto, al ballerino arrivarono folate di odio contrapposto.
- Mirano a succhiare sangue - proruppe a linea chiusa il commercialista con le palme dentro le mura. Soppesò il cellulare: - Quello che mi ha risposto dice che loro sono professionisti.
Trattative per la restituzione di una macchina rubata:
a) I ladri effettuano la prima richiesta, in percentuale sul valore del veicolo.
b) Il proprietario deprezza la sua stessa roba.
c) Ci si accorda.
Più in fretta dell’assicurazione.
Pattuirono al telefono una somma detraibile dal contante in casa del commercialista. Il ballerino e la donna dovevano attraversare il pomeriggio al calore bianco fino a un capannone di periferia, lungo una strada secondaria parallela alla statale 16 per Foggia. Guidati via cellulare. Ai professionisti venne comunicato il numero del ballerino.
Per arrivarci, la berlina del commercialista. Esibibile, al contrario di quella rubata.
- Il furto d’auto è il loro modo di rivolgersi agli estranei - spiegò alla slava.
- Tu non lo sei.
- Che ne sanno di me? Di un ballerino di tango trapiantato in Argentina, che approfitta dei suoi giri per consegne inadatte ai corrieri e alla posta elettronica? Per loro valgo quanto la cilindrata del tesoro che maneggiano.
Oltre il parabrezza, la città passò dal labirinto di intonaci rattoppati del centro storico ai grattacieli nani più recenti.
- Se conosci le abitudini, perché hai organizzato un’esposizione della macchina davanti alla cattedrale? E quella voglia di tango? E la musica? Ci tenevi ad attirarli?
- Pensavo che il commercialista era intoccabile, con tutto quello che gli appartiene, compresa la macchina. Volevo sgranchirmi, dopo tanti chilometri.
Verso la periferia, l’abitato si frantumava in case popolari e cumuli di detriti che somigliavano a repliche in miniatura della Teufelsberg, la montagna del diavolo, a Berlino. Una collinetta del Grunewald fatta di macerie della seconda guerra mondiale. Qui se ne era combattuta una terza, contro lo sviluppo. E aveva vinto il degrado.
- Tornare è la cura contro la nostalgia - enunciò il ballerino, punteggiato dalla nota del cellulare.
Le istruzioni, nell’accento che dava alla minaccia la cadenza di un blues: - Fermate la macchina e venite a piedi nel capannone.
Dalla strada screpolata in zolle di asfalto, altri minuti di pomeriggio fuso. Lo scheletro del tetto di lamiera poteva mimetizzare da elicotteri di sorveglianza e tatuava di ombre la carrozzeria della macchina rubata.
Comparvero i due minorenni e un terzo, in equilibrio sulla pericolosa linea centrale dei quarant’anni.
- Chi c’entra, insieme a voi? - li interrogò il ballerino.
Parlò il medio quarantenne: - Nessuno. I miei lavorano due a due. Così non girano voci. - Vennero avanti, a portata di postumi orali da birra.
Il ballerino scansò gli aliti. Si avvicinò al veicolo e ne aprì la portiera destra: - Non avete rotto lo stereo? - Si sporse nell’abitacolo e riattivò il brano di Piazzolla nel punto in cui lo aveva interrotto.
Rispuntò dall’auto e prese per una mano la slava, attirandola di nuovo nel ballo. Che stavolta incluse tre fulminee piroette, addosso a ognuno dei ladri di macchine. Dal pugno del ballerino, serrato sulla mano della compagna, fuoriusciva una lama, sferrata a turno nelle costole di ogni spettatore e ritirata fuori per quello successivo.
I tre caddero a terra con le mani al petto e scoppi di bolle rosse sulle labbra. Per loro la morte non era più provvisoria.
Il ballerino puntualizzò: - Noi siamo professionisti.
Il commercialista attendeva la coppia nel portone del suo palazzo, con palme e magnolie sullo sfondo.
- Eccole la macchina, tutta imbottita di carte sui suoi interessi nei Balcani - annunciò il ballerino. - Le hanno infilate alla perfezione nei sedili e un po’ dovunque. Sono rendiconti di una tale sporcizia bancaria da provocare una Chernobyl economica nell’Adriatico, se finiscono in mano alla Finanza. Certi numeri non possono viaggiare in rete, per questo c’è ancora il servizio di consegna a mano.
- Quelli sono crepati? - volle accertarsi il commercialista.
- Tirano la controra alla lunga.
- La prossima volta, stiamo attenti alla macchina.
Il ballerino curvò le labbra in un’allegra mezzaluna all’insù: - La prossima volta avranno capito il mio modo di rivolgermi agli altri. Per inculcarglielo bene, ho lasciato tre cadaveri.
Anche il commercialista era uno degli altri ai quali si rivolgeva il ballerino. Non importava che si trattasse del destinatario e quindi del cliente da servire. L’età rallenta i riflessi, ma accelera l’intuito. Così l’anziano preferì sfogarsi con i cadaveri: - La loro prima causa di decesso è stata impicciarsi della macchina sbagliata.
La slava scese dalla berlina del vecchio, che aveva guidato al ritorno dal capannone, e andò a sfilare dall’auto recuperata il CD di tango.
© 2012 Enzo Verrengia
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