Torna in edicola, ne I Classici del Giallo Mondadori, un grande classico firmato da quei quattro scrittori il cui pseudonimo collettivo rimane Patrick Quentin.
Dietro Jonathan Stagge si nascondono quattro autori britannici: Richard Wilson Webb, Hugh Callingham Wheeler, Martha Mott Kelly e Mary Louise Aswell White. Dal 1952 il solo Wheeler utilizzò lo pseudonimo, ma visto che La buona morte risale al 1937 possiamo ancora parlare di lavoro cooperativo.
L’unica altra volta, in passato, in cui il romanzo è uscito in Italia è stata nel 1952, ne I libri gialli (Mondadori) n. 184.
«Papà, è vero che hai ammazzato sei persone?» questa domanda spinosa viene rivolta dalla piccola Dawn al padre, lo stimato dottore Hugh Westlake. Da dove nasce questa strana domanda? Dal fatto che per uno spiacevole errore il giornale locale riporta l’impegno del dottore nella “buona morte”, cioè l’eutanasia. Westlake, che fortemente rifiuta questa pratica, si sbriga a far notare l’errore ai giornalisti, ma ormai la frittata è fatta.
Quella sera stessa il dottore, durante un giro di viste a domicilio, viene visto dai suoi pazienti come un caritatevole angelo della “buona morte”, sebbene lui continui a professare la propria contrarietà. Una paziente in condizioni disperate gli chiede di porre fine alle sofferenze, ricevendo un bel “no” tondo, ma dopo la sua morte un solo pensiero attraversa la mente di familiari e vicini: il dottor Westlake ha “agito”...
Quando le morti misericordiose diventano due, la faccenda si fa scottante e il dottore, con l’aiuto del vecchio amico ispettore Cobb della polizia di Grovestown, dovrà cominciare a raccogliere gli indizi per scoprire quale piano criminoso si annidi nella città e soprattutto cercherà di far tornare “pulita” la propria reputazione.
Sarebbe bello poter sottolineare come nel 1937 la questione dell’eutanasia fosse ancora “scottante” mentre in tempi a noi più vicini - pieni di slogan per i diritti umani e via dicendo - sia tutto risolto. Purtroppo non è così, e il rifiuto del protagonista anche solo di discutere la questione dimostra che sulla vexata quaestio non c’è possibilità di raggiungere un equilibrio di sorta: a più di 70 anni di distanza la problematica viene presentata pressoché identica, quindi non è stato fatto il benché minimo passo in avanti...
La buona morte è un ottimo medical thriller, scorrevole e leggero, una lettura piacevole e veloce.
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