Nel gennaio di quest’anno la collana Segretissimo (Mondadori) ha pubblicato nel n. 1583 un romanzo davvero particolare: Stato di emergenza (Lost in Juarez, 2008) di Douglas Lindsay.
In romanzo è una tagliente ed angosciante analisi della situazione socio-politica britannica attuale, ma il tutto viene confezionato in uno splendido gioco letterario non dichiarato.
Lake Weston non è uno scrittore che ami le public relations: « Veda di non dire parolacce davanti ai bambini» è la raccomandazione che gli fa la sua agente, sapendo che dovrà parlare in una scuola. Ma lo scrittore non può esimersi dal venire a contatto con fastidiosi ragazzini, in quanto deve il suo successo ad una serie di otto romanzi per l’infanzia con protagonista Fenton Bargus, personaggio seriale verso cui Weston - come tanti suoi predecessori - ha un rapporto conflittuale. Quando una bambina interviene e dice che i libri con Bargus «sono tutte stronzate», l’autore non può che convenirne.
Lake Weston ha iniziato la propria carriera letteraria come tanti altri prima (e dopo) di lui: scrivendo romanzi che nessun editore voleva pubblicare. Dopo quattro rifiuti, l’autore ha buttato giù quasi per caso una storia per l’infanzia («con protagonista un ragazzino a cui in un unico giorno capita qualunque guaio possa capitare a un bambino») che a sorpresa arriva subito in libreria: Fenton Bargus sfida il mondo inaugura così una fortunata serie di romanzi di uno scrittore che tutto voleva diventare tranne che un autore per l’infanzia.
Non ha rinunciato però a scrivere il genere di libri che ama e, fra un bambino e l’altro, trova il tempo di scrivere tre libri non per l’infanzia, ovviamente rigettati dagli editori. «L’ultimo, Grida nella notte, che trattava una strage di massa durante il genocidio in Ruanda del 1994, non aveva certo impegnato a lungo il suo editor. Il fatto che fosse un ottimo libro era accessorio. Lake Weston non scriveva di stupri o carneficine o brutali omicidi di massa. I libri di Lake Weston parlavano di un bambino di sette anni di nome Fenton Bargus».
Il suo legame con la narrativa per l’infanzia lo costringe anche ad operazioni davvero particolari. «Fenton Bargus sfida il Manchester United. È perfetto. Una squadra che ha avuto una buona stagione, marketing fantastico per noi e per loro. Avrebbero senso anche l’Arsenal e il Chelsea. Ma Fenton Bargus sfida il Liverpool? Ci rendiamo conto che il Liverpool quest’anno non ha neanche raggiunto la Champions League? Che figura ci fa Fenton a giocare con loro? No, non se ne parla».
Ma si sa, ogni autore che odi i propri scritti comunque li ama come una madre ama i propri figli, anche se pessimi. Così quando durante una premiazione - dove il suo Fenton Bargus sfida Wall Street non vince nulla - Weston si fa bello annunciando che l’anno successivo farà incetta di premi con il suo prossimo romanzo di Fenton, il nono: Fenton Bargus sfida il Primo Ministro. «Un capolavoro. Il miglior Fenton Bargus da anni» si azzarda addirittura a commentare. Quando la notizia viene ricevuta con uno strano alzare di sopracciglia, lo scrittore capisce che qualcosa bolle in pentola.
La situazione della Londra in cui si muove Weston è tesissima. «Solo limitando la libertà personale avrebbero potuto stroncare chi tentava di distruggere quella stessa libertà, ecco il paradosso». Del mondo Weston non si interessa: Fenton Bargus sfida Al Qaeda non è mai stato nei suoi piani, quindi è inutile informarsi sul terrorismo. Però qualcuno ai piani alti ha letto il suo ultimo manoscritto, dove il suo personaggio affronta il Primo Ministro britannico, e ha imposto il veto: il nono libro della serie non uscirà in libreria, perché l’argomento è troppo “delicato”. Se mai venisse pubblicato, l’autore, l’agente, l’editore e tutta la casa editrice verrebbero indagati «e probabilmente denunciati ai sensi della legge contro il terrorismo del 2006. Parte prima, articolo 2, comma 4b».
La notizia è uno shock. Non tanto per il romanzo che non vedrà la luce - in meno di due settimane Weston butta giù un’altra storia, Fenton Bargus sfida Terry e June - quanto per il fatto di dover sottostare alla paranoia del proprio Governo. Questo fastidio lo spingerà ad essere avvicinato da un certo Morrison, che sembra sapere parecchie cose sullo scrittore. «Sta lavorando su qualcosa che riguarda l’intromissione dello Stato in ogni aspetto della società teoricamente libera che vige in questo paese»: sì, Morrison con pochi click su Internet sa esattamente cosa frulla nella mente dello scrittore.
Weston accarezza l’idea di abbandonare il mondo dell’infanzia per scrivere un libro-inchiesta sull’eccessivo vizio del Governo di violare la privacy dei propri cittadini: lo vuole chiamare L’asse del male. «Parla di un gruppo di contee scozzesi che decidono di stringere un’alleanza tra loro. Si tratta di un’alleanza per calmierare i prezzi dei formaggi, ma il Governo centrale teme che sia tutt’altro, che si tratti di una cospirazione. [...] La storia del formaggio è un’analogia. È un libro sulla Gran Bretagna dei nostri tempi. Le celebrità in televisione, i reality, l’informazione che fa schifo, gli ubriaconi, le ragazze madri. La corruzione nei partiti politici, i quartieri poveri urbani, gli eccessi bancari, i poteri della polizia in continuo aumento, le perquisizioni, i taser, le carte d’identità, tutto quanto. È roba forte, un calcio nelle palle di questo paese. Ma più scrivo, più mi rendo conto che è il ruolo giocato dal Governo che lo fa funzionare. Come libro, intendo».
Fra mille pericoli (veri o presunti) Weston scrive il suo libro di denuncia - con lo pseudonimo di Robert Johnson - come il celebre chitarrista che, leggenda vuole, fece un patto con il Diavolo per imparare a suonare... da Dio! - ma dovrà minacciare il proprio editore anche solo per leggerlo. Ne vale però la pena: «è veramente la cosa migliore che tu abbia mai prodotto - è il commento di quest’ultimo. - Ben scritto, mirato, mordace, brutale, onesto». Ma da qui a pubblicarlo, ce ne passa. Il testo è troppo esplosivo e alla fine un editore amante del rischio lo si trova: L’asse del male diventa un pamphlet sovversivo di grande successo, definito a metà strada fra La fattoria degli animali e 1984 - non per il valore letterario ma per quello dirompente.
Il povero Weston voleva uscire dallo zuccheroso e nauseante mondo dei libri per bambini ma non si rendeva conto che, affrontando temi di troppo scottante attualità, sarebbe caduto in un mondo decisamente più pericoloso. Il suo libro di denuncia sull’oppressivo controllo del Governo sui cittadini, con infinite violazioni dei più basilari diritti umani, sarà pure un grande successo, ma l’autore - e chi è coinvolto nella stampa e distribuzione - dovrà pagare troppo caro questo “classico moderno”.
Il Governo non se ne rimane con le mani in mano, ed interviene con pugno di ferro e cuore di tenebra, colpendo i responsabili del pamphlet come un uragano.
Tutto quanto fin qui raccontato è la storia del romanzo Stato di emergenza... ma è anche la storia del romanzo Stato di emergenza! È al tempo stesso la trama e la genesi.
Chi è Douglas Lindsay? È un autore scozzese che nel 1999 esordisce pubblicando il romanzo La bottega degli errori (The Long Midnight of Barney Thomson), storia dal “tagliente” umorismo nero che narra le avventure di un barbiere serial killer di Glasgow. Il libro piace e Lindsay - proprio come il suo protagonista Lake Weston - rimane incastrato nel personaggio: nei successivi dieci anni sfornerà altri titoli con il personaggio di Barney Thompson (raramente giunti anche in Italia).
Nel 2008 pubblica l’ottavo titolo della serie, The Final Cut, e decide di “dare un taglio” al barbiere e proporre all’editore un romanzo serio che parli dell’ingerenza eccessiva del Governo britannico nella vita dei propri cittadini, con la scusa di proteggerli: come si vede, è l’identica decisione attuata dal personaggio Lake Weston nel romanzo Stato di emergenza.
Lindsay ovviamente non ha avuto la vita distrutta dal suo libro, come accade a Weston, ma di sicuro cambiare genere e l’aver abbandonato un personaggio seriale e prolifico gli ha fatto perdere molti lettori: vedremo in futuro se questa sua scelta, oltre che un po’ di soddisfazione personale, gli porterà anche il successo.
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