Torna nelle librerie un nome che anche nel nostro paese è diventato noto in quanto la scrittrice Nele Neuhaus si è conquistata molti lettori, e ora ci presenta Ferite profonde (Tiefe Wunden, 2009) che è il terzo romanzo della serie Bodenstein und Kirchhoff-Reihe.
In precedenza, di questa scrittrice, la Giano ha pubblicato Biancaneve deve morire (Schneewittchen muss sterben, 2010).
Nei suoi thriller l’autrice dichiara che non sono necessariamente presenti scene di sangue, violenza e brutalità ma lei da importanza a personaggi coerenti, storie intricate che poi di chiariscono alla fine usando la logica. Non gli interessano serial killer psicopatici che lascia ad altri scrittori, preferendo inventare personaggi descritti con le loro gioie, dolori e problemi che il lettore può capire
I due ispettori di questo thriller, Pia Kirchhoff e Oliver von Bodenstein, questa volta devono indagare sulla morte di un uomo, David Goldberg che fuggì dalla Germania nel 1945 per salversi in quanto ebreo. Dopo tanti anni passati negli Stati Uniti aveva deciso di tornare in patria, per rivedere la sua terra. Ma questo non gli aveva portato fortuna. Era stato trovato ucciso con un colpo di pistola di grosso calibro. Sul luogo del crimine qualcuno ha scritto dei numeri, apparentemente a caso, ma la cosa molto strana emerge dalla autopsia: in una parte nascosta del corpo c’è un tatuaggio tipico di chi apparteneva alla SS.
Poco tempo dopo un’altra persona viene ucciso allo stesso modo, una persona con la casa piena di cimeli nazisti. Altro particolare molto strano è che le due persone uccise erano intimi con una donna, la ricca imprenditrice Vera Kaltensee proveniente da una famiglia che aveva perso quasi tutto a causa del nazismo.
Una situazione molto intricata la cui soluzione presenterà non poche sorprese.
L’autrice:
Nele Neuhaus è nata in Germania nel 1967 e, prima di diventare scrittrice, ha studiato Giurisprudenza, Storia e Letteratura, e ha lavorato in un'agenzia di pubblicità.
Biancaneve deve morire è stato, e continua a essere, un successo straordinario in Germania. Oliver von Bodenstein e Pia Kirchhoff, i due investigatori, sono diventati dei personaggi popolari e il romanzo si è conquistato larga parte dei lettori e del credito dei thriller di Stieg Larsson.
La “quarta”:
David Goldberg aveva nostalgia della sua terra: voleva risentire i suoni della lingua madre, rileggere i giornali tedeschi, contemplare di nuovo gli amati monti del Taunus. Costretto a lasciare la Germania per salvare la pelle nel 1945, dopo sessant'anni trascorsi negli Stati Uniti, a novantadue anni è tornato nel suo paese. Un ritorno fatale. Poiché David Josua Goldberg, esponente di spicco della comunità ebraica americana, uomo influente che si è prodigato per ripristinare i rapporti tra la Bundesrepublik e Israele dopo la guerra, è stato ritrovato cadavere nel suo appartamento di Kelkheim. L'hanno scoperto inginocchiato sul lucido pavimento di marmo del corridoio, a neanche tre metri dalla porta d'ingresso. La parte superiore del corpo rovesciata in avanti, la testa in una pozza di sangue. Sangue e cervello schizzati tutt'intorno: sulla tappezzeria di seta, sulla porta, sui quadri e sul grande specchio veneziano posto all'ingresso.
Una scena del crimine familiare per il commissario capo Oliver von Bodenstein e per la sua collega Pia Kirchhoff. Il proiettile che ha trapassato la testa del vecchio, un proiettile di grosso calibro, procura, infatti, questi danni. Decisamente meno familiari sono, però, le cifre che i due investigatori scoprono tracciate col sangue sullo specchio: 1-6-1-4-5. E sconcertante un elemento che l'autopsia rivela: sul lato interno del braccio sinistro, venti centimetri sopra il gomito, Goldberg presenta il tatuaggio tipico delle ss, il loro segno di riconoscimento, due lettere in caratteri gotici che rappresentano il gruppo sanguigno.
Il mistero si infittisce allorché Bodenstein e Kirchhoff si imbattono in un altro omicidio dalle medesime modalità. Come in un terribile déjà-vu, Herrmann Schneider, un uomo nato nel lontano 1921, viene ritrovato in ginocchio sul pavimento piastrellato del corridoio d'ingresso, la testa perforata da un proiettile. Il suo appartamento sembra il bunker sotto la Cancelleria del Reich: documenti video sui raduni di Norimberga, II trionfo della volontà di Leni Riefenstahl, Tempeste sul monte Bianco; una bandiera con la svastica, diverse foto di Adolf Hitler alle pareti e altri cimeli di epoca nazista. A complicare, infine, ancora di più le indagini emerge il legame che univa entrambe le vittime a Vera Kaltensee, una delle donne più influenti e note in Germania per i suoi successi imprenditoriali e il suo generoso impegno in campo sociale e culturale. Possibile che questa signora di ottantacinque anni dalla reputazione immacolata, appartenente a una illustre dinastia cui il nazismo ha sottratto tutto: la famiglia, la patria, il castello in Prussia orientale, frequentasse ex membri delle SS?
Ferite profonde di Nele Neuhaus (Tiefe Wunden, 2009)
Traduzione Emanuela Cervini
Giano editore, collana I libri della civetta 3, pagg. 414, euro 13,90
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