Fin dalle primissime inquadrature – virate a una singolare colorazione quasi “urinaria” - Oshii non esita a farci sapere che in AVALON di giri di vite ne vedremo parecchi. Promessa ampiamente mantenuta in questa inedita, soprendente co-produzione nippo-polacca... Imagine that! Tornando a bomba, Avalon non è solo l’isola che non c’è, ultimo, leggendario approdo degli spiriti degli eroi. Avalon è anche il più illegale dei global interactive wargames. Un gioco bellico di ruolo eseguito in un virtuale psicotronico talmente realistico - e talmente pericoloso - che sono in parecchi a restarci. Letteralmente.     

Imperatrice incontrastata delle battaglie di Avalon è Ash (Malgorzata Foremniak). And the very moment you see her move on the battlefield, you know - you just know - she means big, bloody trouble. (Nel momento stesso in cui la vedi muoversi sul campo di battaglia, lo sai – lo sai e basta – che di guai grossi e sanguinari lei se ne intende.) Armata di un micidiale fucile di precisione Dragunov, Ash annienta da sola interi battaglioni di avversari, cunei di carri armati T-72 e falangi di elicotteri da attacco Mi-24 Hind come se fossero gessetti del luna-park.     

Lo scarafo nella brodazza? E’ tutto non-reale. E’ tutto generato dai meandri della madre di tutti i supercomputer, un apparato tanto perfezionato quanto imperscrutabile gestito da un paterno – ma non per questo meno raggelante – Gamemaster (conduttore del gioco, Bartek Swiderski). Una volta rimosso l’iper-complesso casco del gioco, il guerriero di Avalon ripiomba in una realtà post-urbana e post-industriale decadente, grigiastra e miserabile quanto una qualsiasi riunione dell’attuale consiglio dei ministri. Il mondo out-of-Avalon è un techno-trash all’ultimo stadio che potrebbe essere il frutto sia di una mega depressione economica che di una tetra mega crisi energetica.     

Superata l’illegalità e la additività, Avalon è però anche fonte di cocuzze. Per Ash – campionessa di “Classe A”, e solo pochissimi eletti arrivano alla “Classe A” – annientare nemici virtuali ad Avalon è un’autentica professione. Con i proventi della quale Ash paga l’affitto, compra “vero cibo” e mantiene un simpatico cucciolone basset-hound. Tutto a posto, giusto? Wrong, boys and girls. Dead wrong.     

Le incrinature, anzi: i crepacci, in questo delicato sistema in equilibrio maladettamente instabile si mostrano fin troppo presto in entrambi i mondi, reale e virtuale. Nel mondo reale, Ash viene riavvicinata da Stammer (Jerzy Gudejko), un coatto che un tempo faceva parte della stessa squadra di combattimento (virtuale) di Ash, la leggendaria “Squadra Wizard”. Scheletri cominciano a dilagare fuori dagli armadi. La Squadra Wizard andò in pezzi (anche reali) quando uno dei suoi componenti – forse Ash medesima – invocò un distruttivo “Reset” nel bel mezzo di un combattimento. Morale: il capo della squadra, il super-guerriero Murphy (Daruysz Biskupski), è diventato uno di quelli che in Avalon sono rimasti “dispersi”. Murphy è ora un relitto umano arenato in un sanatorio psichiatrico pieno di altri “dispersi”, disgraziati in catatonia profonda che si sono ritrovati con il cervello ridotto a uova malamente sbattute proprio a causa di sessioni di Avalon finite male. Come se non bastasse, qualcun altro fa irruzione nella vita – sì, ma quale vita: reale, virtuale o entrambe? – di Ash. Si tratta di un Bishop (vescovo, Michael Breitenwald) sinistro super-killer di Avalon - anche lui Classe A - che sembra la Morte in persona appena scappata fuori dal prodigioso Il Settimo Sigillo, l’indiscusso capolavoro di Ingmar Bergman.     

Manco a dirlo, sia Stammer che il Bishop hanno dei “progetti” su Ash. Tipo rimettere assieme con Ash la “Squadra Wizard”. Tipo permettere ad Ash di raggiungere il livello più arcano e inaccessibile di Avalon, la misteriosa “Classe A Special” di cui sono in molti a dubitare la stessa esistenza. A questo punto, Ash... Oops! Il rapporto dal fronte (virtuale & non) si ferma qui. Probabilmente ho rivelato anche troppo. O magari no. Chi può dire, con questi supercomputer?    

A tutti gli effetti, AVALON non solo è una straordiaria esperienza visuale, è anche un sofisticato gioco di scatole cinesi a livelli di realtà concentrici (assolutamente magistrale la sequenza della scomparsa del cane di Ash). Sorretto da una solidissima sceneggiatura dotata di non indifferenti implicazioni filosofiche – il fenomenale Memento di Christopher Nolan docet - AVALON si lascia indietro di svariate lunghezze la occasionalmente sbracata Trilogia di Matrix e scava un bel po’ di buchi di grosso calibro perfino nel sia pur valido Nirvana, l’ingiustamente misconosciuto e bistrattato psico/sci-fi del nostro bravo Gabriele Salvatores.     

Qualcosa d’altro che viene fuori alla grande da AVALON sono gli attori. Malgorzata Foremniak è una splendida “Michelle Pfeiffer polacca” – magnifiche curve e occhi ipnotici – che riesce a essere simultaneamente sensuale, letale e vulnerabile.

Malgorzata Foremniak
Malgorzata Foremniak
Quanto al resto della squadra, dal Gamemaster al Bishop a Murphy, nessuno di loro perde un colpo, sia reale che virtuale.     

Ma quello che AVALON conferma più di qualsiasi cosa è che esistono altre cinematografie su questo nostro pianeta fintamente globalizzato. Altre cinematografie che vanno ben oltre e ben al di là dello strapotere agli steroidi di Hollywood. Altre cinematografie di gran lunga più vitali e immaginifiche, in grado di gestire e condurre in porto autentici miracoli dell’arte visuale con un centesimo del budget degli pseudo-filmoni ameriKani. Andiamo: chi mai se la sarebbe anche solo sognata una co-produzione Polonia/Giappone, con effetti speciali realizzati a Tokyo, scene girate nel centro di Varsavia e mezza divisione corazzata mandata in scena assieme a dozzine di stuntmen?    

Narrativamente, Mamoru Oshii regista e Kazunori Ito sceneggiatore non hanno proprio nulla da imparare da nessuno. Ogni singolo dettaglio dello script di AVALON trova una sua magistrale collocazione logica. Ogni singolo dialogo di AVALON è dotato di un coerente text e di un allusivo subtext. Straordinaria la colonna sonora sinfonica di Kenji Kawai e l’elaborata fotografia di Grzegorz Kedziereski. Quanto al finale, imposto da un inaspettato viraggio monocromo/colore, è quanto di più poetico e al tempo stesso inquietante si sia visto di recente.   

AVALON è offerto in DVD doppio da “OneMovie”, il disco due con The Making Of. Bisogna scucire un po’ di “neuri” per averlo, d’accordo, ma ne vale la pena. Se anche voi, come me, avete dato di stomaco all’uscita di "Star Wars III: La Vendetta dei Shit"... Oops di nuovo: intendevo “Sith”, bene AVALON è il più efficace degli Alka_Selzer. Non perdetevelo!  

PS: nella prossima View from the Edge, turbine avio erranti, mostruosi conigli neri e, special feature, “la fine del mondo”. Ahhh, il dolce suono di queste parole!

AVALON

Produzione Studio Canal, Miramax International, Dentsu Nippon Herald Films 

Distribuzione: OneMovie

Cast: Malgorzata Foremniak, Bartek Swiderski, Michael Breitenwald, Daruysz Biskupski, Jerzy Gudejko 

Regista: Mamoru Oshii

Sceneggiatore: Kazunori Ito

Produttore: Atshuchi Kubo

Musica: Kenji Kawai

Direttore della Fotografia: Grzegorz Kedziereski

Supervisore Effetti Visuali: Nobuaki Koga

Art Director: Barbara Nowak

Art Director Digitale: Hiroyuki Hayashi

Costumi: Magdalena Testawska