Uno fra i più sorprendenti ed esplosivi personaggi del cinema marziale, Yurij Boyka (purtroppo ancora inedito in Italia) si presentava in Undisputed II (2006) con la modestissima frase: «I’m the most complete fighter in the world». Forse era una citazione, in quanto c’è un vero atleta che vanta la nomea di “atleta più completo al mondo”: il grintoso vietnamita Cung Le.
Originario di Saigon, classe 1972, si è fatto conoscere ed apprezzare sul ring grazie alla sua eccellenza nel san shou, stile marziale misto che utilizza la potenza delle tecniche di gamba del muay thai, le tecniche di pugno della boxe e le leve del shuai jiao. Tre volte campione del mondo, i premi e trofei di Cung Le non si contano e come succede alla gran parte degli atleti all’apice della carriera... arriva il momento di “scendere” nel cinema.
Dopo un’apparizione nel 1997, dal 2004 Cung Le inizia a fare piccole parti in film per lo più statunitensi. Da notare il suo ruolo di antagonista in Dark Warrior (2007) contro il protagonista Jason Yee, atleta che Le aveva già incontrato sul serio sul ring.
Il successo sul ring contrasta con i suoi primi ruoli. In Fighting (2009) è davvero dura credere che venga sconfitto dal grezzo protagonista Channing Tatum, così come ci si esalta nel vederlo ricoprire il ruolo di Marshall Law in Tekken (2010) per poi rimanere di stucco nel vederlo perdere alla velocità della luce contro il bambinesco Jon Foo. Il suo ruolo più divertente, di questo periodo, è quello in Pandorum (2009)... dove prende i mostri alieni a suon di calci!
Lo scorso aprile è stato distribuito in home video il film che segna il suo debutto in un ruolo da protagonista: Dragon Eyes (2012) di John Hyams. Figlio del grande regista Peter Hyams, John sembra vivamente interessato al mondo della lotta, tanto da girare nel 2002 il premiato documentario The Smashing Machine (sulla vita dell’extreme fighter Mark Kerr) e nel 2009 Universal Soldier Regeneration: l’anno prossimo vedrà l’uscita del suo Universal Soldier. A New Dimension, dal cast sorprendente.
Affidatosi al quasi esordiente Tim Tori come sceneggiatore, Hyams costruisce un vero e proprio film d’esordio attorno a Cung Le, affiancandogli un “maestro” d’eccezione: Jean-Claude Van Damme. Il celebre belga ha sempre aiutato a “sdoganare” in Occidente attori e registi asiatici, spesso affossandoli (come Tsui Hark e Ringo Lam) spesso aprendo loro le porte del successo (come John Woo).
In Dragon Eyes Cung Le e Van Damme condividono la stessa cella ed approfittano del tempo per imparare il primo dal secondo. Una serie di intricati flashback ci raccontano la storia che li ha portati in quella cella, ma in realtà non ha davvero grane importanza: storie di mafia, di razzismo, di un uomo solo contro tutti i cattivi, di intrighi alla Piombo e sangue, di karma e via dicendo.
Il film in sé, diciamocelo, è grezzo e spesso approssimativo - come purtroppo sembra essere stile ricorrente del regista - in quanto punta tutto sulla fisicità degli interpreti marziali, che notoriamente non valgono molto come attori. Il risultato è un gruppo di ottime scene marziali annacquate da una storia butta lì giusto per riempire gli spazi.
Seguendo una sorta di anti-eroismo, Cung Le viene imbolzito e reso goffo, quasi irriconoscibile: quando però è il momento del going berserk, della furia finale, si dimenticano di renderlo almeno visivamente più grintoso. Sarà pura apparenza, ma dispiace vedere un atleta di grande calibro trattato come il solito attore che si improvvisa lottatore.
Dragon Eyes non si può dire un film riuscito, ma dal punto di vista marziale sicuramente merita almeno una visione. Da Cung Le ci si aspetta moltissimo e si spera che si scrolli di dosso lo stile grezzo e la non sempre consigliabile influenza di Van Damme e che riesca ad ottenere migliori occasioni.
Jean-Claude invece dà vita ad una buona interpretazione, se confrontata con altre sue precedenti. Dimostra di avere ancora un fisico agile - sovrastato purtroppo da un volto inadatto ai ruoli che interpreta - e il ruolo del “maestro di vista” forse non gli calza ma ci si trova comunque a suo agio.
In chiusura, ecco il trailer:
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