Narcopolis (Narcopolis, 2012) è il romanzo con il quale fa il suo esordio un famoso poeta indiano, Jeet Thayil.

Il romanzo è stato uno dei titoli di punta alla Fiera del libro di Francoforte del 2010, sarà nelle nostre librerie a partire dal 24 maggio, edito da Neri Pozza.

Lo scrittore definito anche “poeta maledetto” è anche noto per delle sue prese di posizione che recentemente le hanno attirato i fulmini del suo governo, infatti ha suscitato un vero putiferio quando, durante il festival di Jaipur ha letto in pubblico “I Versi satanici” di Rushdie, versi messi al bando proprio dal governo indiano.

In questo suo romanzo d’esordio il poeta mette a disposizione dei lettori la sua esperienza più che ventennale di tossicodipendente e alcolizzato nella Bombay capitale dell’oppio e si può entrare nelle famose fumerie dove si discute di religione, sesso, amore, vizi e crisi.

Thayil descrive quel mondo sotterraneo di Bombay e nel suo romanzo scrive Bombay e non Mumbai in quanto le vicende narrate si svolgono prima del 1995 anno in cui fu cambiato nome alla città. Erano gli anni nei quali la città era il terminale dell’Hippie Trail, la via percorsa dagli hippies nei loro viaggi alla ricerca del paradiso.

Ricordiamo che Mumbai è la capitale economica dell’India e questo le deriva dall’essere stata il centro dell’esportazione dell’oppio in Cina.

La storia inizia nella fumeria d’oppio di Rashid, sulla via Shuklaji nel 1970 e il lettore farà la conoscenza del padrone, dei suoi clienti e del dolce Dimple, l’eunuco.

Sarà una immersione totale in un ambiente completamente sconosciuto per noi occidentali e attraverso gli occhi di Rashid e Dimple si vedrà anche il grande cambiamento nella vita delle fumerie d’oppio sotto forma di qualcosa di nuovo: l’eroina, una droga che sembra annunciare un nuovo ordine mondiale, quello più feroce e senza speranze.

Nel romanzo ci sarà anche un serial killer, Parar Maar, l’assassino di pietra che nelle notti scure di Bombay si aggira per le vie dei quartieri più poveri, uccidendo quelli che trova, forse per porre fine alle loro tribolazioni.

L’autore: 

Jeet Thayil è nato in Kerala nel 1959 e attualmente vive a Delhi. È uno dei più noti poeti indiani, autore di quattro raccolte di poesia e curatore di Bloodaxe Book of Contemporary Indiati Poets (Bloodaxe, U.K., 2008), 60 Indiati Poets (Penguin India, 2008). È, inoltre, compositore e chitarrista, creatore, insieme con Suman Sri-dhar, del progetto di musica contemporanea Sridhar/Thayil (Mumbai, New Delhi).

Ha trascorso gli anni della sua formazione intellettuale tra Hong Kong, New York e Bombay. Attualmente vive a Delhi. Thayil ha recentemente finito di lavorare alla sua prima opera di narrativa Narcopolis

la “quarta”: 

Bombay, anni Ottanta. Shuklaji Street è un reticolo febbrile di stanze, stanze per il sesso, stanze per Dio, stanze segrete che si riducono di giorno e si espandono di notte. Corre da Grant Road a Bombay Central, e percorrendola a piedi, tra auto, camion, risciò, biciclette, rifiuti, escrementi e poveri che barcollano coperti di stracci, si fa il tour dei luoghi della perdizione della città, i luoghi del piacere e dell'ebbrezza. La croce copta dei cristiani siriani al collo, l'aria di chi è stato rispedito in India dopo essere finito nei guai a New York, Dom Ullis si è rifugiato nel bel mezzo di Shuklaji Street, nella stanza d'oppio di Rashid, la fumeria più rinomata della strada con le sue autentiche pipe cinesi. Nel locale, pregno dell'odore di melassa, sonno e malattia, si è accolti dal proprietario, braccia e ventre cosi grassi da rendere striminzita ogni camicia.

La fumeria, però, è per ogni habitué innanzi tutto il regno di Dimple. È lei che, scuotendo i capelli che le cadono davanti agli occhi, prepara, con mano esperta ed elegante, le pipe. Quando era appena un ragazzo, Dimple fu condotto in un bordello di Bombay. Gli diedero una sari rossa e del whisky e poi, con l'aiuto di un sottile, tagliente bambù, fecero di lui una splendida hijra, un eunuco. Ha imparato a maneggiare l'oppio e non solo, ha appreso tutto quello che sa della vita, dell'amore e della morte nel khana, nella fumeria di Mr Lee, un ex ufficiale dell'esercito cinese che aveva lasciato a Canton passioni, sventure e fallimenti per aprire a Bombay una fumeria per pochi eletti e rifornirsi di oppio e di cibo - oppio a bizzeffe, naturalmente, e un minimo di cibo.

È il regno anche di una singolare compagnia di oppiomani di paesi e fedi disparate: Newton Pinter Xavier, il pittore il cui senso di colpa cattolico deflagra producendo effetti devastanti: dipinti che grondano sesso, eresia e interpretazioni indiscriminate della psicopatologia della vita quotidiana; Rumi, lo spilungone con il segno castale sulla fronte e il sorriso largo e strafottente; Salim, il borsaiolo alto e segaligno coi capelli da hippy lunghi fino alle spalle; e artisti, filosofi, poeti e prostitute che si immergono nelle loro mirabolanti fantasticherie aspirando oppio. Con i suoi amanti e ospiti Dimple discute di Dio e del sesso, dell'amore e del significato dell'esistenza, della crudeltà della vita e... del Parar Maar, l'assassino di pietra che gira di notte nei quartieri dei poveri di Bombay e li uccide metodicamente, come un angelo sterminatore che cerca di mettere fine una volta per tutte alla loro miseria. 

Narcopolis di Jeet Thayil (Narcopolis, 2012)

Traduzione Vincenzo Mingiardi

Neri Pozza, collana Bloom 57, pagg. 293, euro 16,50