«Ha sognato il nome segreto di Roma, che era le sue vere mura». All’interno dell’incontenibile elenco di cose sognate dal Tempo – nel racconto Qualcuno sogna (ne I congiurati, 1986) – Jorge Luis Borges inserisce un tema che gli sta molto a cuore: il nome segreto in generale, quello di Roma in particolare.
Sin dall’antichità scrittori e saggisti - ma soprattutto lettori - sono stati affascinati dal mistero che avvolge il vero nome di un’antica e paradigmatica città come Roma: quest’ultimo è il nome da usare per indicarla, ma la sua essenza ha un nome che è rimasto segreto fino ad oggi.
La modernità ha dimenticato (o voluto dimenticare) questo mistero, ma ci ha pensato il savonese Davide Mosca a riportarlo all’attenzione dei lettori con il thriller Il profanatore di biblioteche proibite.
Lazzari ha detto basta al mondo universitario. Dopo vent’anni di ricerche sulla fondazione di Roma e sul suo nome segreto, il professore ha mollato tutto ed ha aperto un’enoteca: un cambio di vita di cui andava orgoglioso finché non ha ricevuto la visita di un uomo misterioso che si presenta solamente come “il Colonnello”.
È presto chiaro cosa questi voglia dal povero Lazzari: sotto la minaccia di rovinarlo economicamente (e psicologicamente) vuole che torni alle sue ricerche e lo aiuti a scoprire il nome segreto di Roma. «Noi vogliamo quel nome. E il lituo. E lei li ritroverà per noi».
Per il momento non è ancora ben chiaro chi siano questi “noi”, ma è sicuro che «i segreti che riguardano la fondazione di Roma sono custoditi da quasi tremila anni da una setta», e il potere che scaturisce sia dal nome che dal lituo («Un bastone capace di dividere il cielo») ora sono ambiti dal Colonnello e i fantomatici “noi”.
Lazzari dovrà accettare per forza di iniziare un viaggio verso il completamento della sua ricerca iniziata in ambiente universitario, accompagnato da un “uomo di fiducia” del Colonnello: in realtà una grintosa donna di nome Artemisia.
Il viaggio, però, si rivela sin da subito molto pericoloso, addirittura mortale: quale potere nasconde il mistero di Roma e perché così tanta gente è disposta ad uccidere per trovarlo e custodirlo?
«Nella mentalità arcaica conoscere il nome di una cosa significa poter incidere su quella cosa, modificarla, possederla, dominarla». Ma c’è anche la questione del Nume tutelare: conoscere il dio protettore di una città significava che i nemici potevano evocarlo per chiedergli la vittoria.
«È intorno ai nomi che gira il mondo» scrive Mosca, riallacciandosi ad una tradizione filosofica molto antica, se non alla più profonda teologia. Tutto questo si piega alle esigenze di un thriller mozzafiato che attraversa l’Italia alla ricerca di un nome: un compito semplice solo all’apparenza ma ricco di pericoli.
Dal romanzo storico al thriller, Davide Mosca si dimostra capace di coinvolgere il lettore ma soprattutto stuzzicarlo su questioni storico-archeologiche troppo spesso dimenticate o accantonate sbrigativamente come “noiose”: Il profanatore di biblioteche proibite può anche essere visto come un corso di approfondimento... senza la noia che troppo spesso lo segue!
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