Il discorso forse è un po’ confuso ma l’idea, a quanto pare, le piace. Basta una telefonata a un suo vecchio professore di sociologia che ci fornisce un paio di dati ed ecco qui. Pare che il fenomeno cominci a prendere piede anche in Italia: un giovane adolescente di Milano che si è chiuso nella sua stanza installando un chiavistello dall’interno, un ragazzo a Roma che non riconosce più il suo vero nome ma si identifica solo col nickname che usa in rete perché solo così si sente vero, una giovane universitaria a Bologna che si allontana dalla sua stanza solo di notte, per mangiare di nascosto in cucina. Organizzare un giro di conferenze è stato facile, quasi quanto ottenere l’incondizionata adesione della Sorella Maggiore in Affitto e della sua rispettabilissima organizzazione. Meno facile è stato far transitare Fumiaki Satō fuori dalla sua alcova acconciato in puro stile Matrix, con tanto di occhiali da sole, incarnato bianco gesso e soprabito nero svolazzante come le ali di un pipistrello mannaro. L’efficentissima mammina e il papà manager sono stati lieti di concedere la loro autorizzazione e hanno nel contempo colto l’occasione per dare aria alla stanza. Il ragazzo è entrato a far parte di un programma di scambi culturali tra Italia e Giappone, un progetto pilota che sta dando i suoi frutti. Le aziende coinvolte hanno acconsentito a non sporgere denuncia a patto che il ragazzo mostri ai loro esperti come difendersi da ulteriori attacchi di pirateria informatica. Ora lavora come consulente, a distanza, naturalmente, e guadagna abbastanza da potersi mantenere da solo. Ma qui non ci sono favoritismi, se vuole comprarsi da mangiare, volente o nolente, deve uscire alla luce del sole perché da noi i supermercati non sono aperti anche di notte. Nelle nostre città mancano i quartieri che non dormono mai. E se chiedi al salumiere un etto di prosciutto dolce di Parma quello, dopo averti squadrato da capo a piedi, è capace, in totale autonomia, di rifilarti tre etti e mezzo di speck tirolese. È il bello della diversità. Credo che anche Fumiaki Satō stia cominciando ad apprezzarlo. Ha appena postato su Facebook una nuova foto. I miei occhi mi dicono che sta giocando a basket su un campo di terra all’aperto, sotto l’egida, questa volta, del nostro ardente Sol Levante. Che i malinconici frutti del buio si siano trasformati in lussureggianti fiori tropicali nella nostra giungla nazionale, tra campi di pomodoro e distese di vigneti?
I frutti del buio
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