Dopo essere apparsa nel lontano 1956 nella collana I Gialli Mondadori (n. 384) e poi nel 1966 ne I Capolavori dei Gialli Mondadori (n. 316), Morire è un po’ partire era un romanzo scomparso fino alla provvidenziale riproposta nel 2012 nella collana I Classici del Giallo Mondadori (n. 1292).

Mac - l’investigatore senza cognome, e all’inizio privo anche di nome, protagonista di molti fortunati romanzi di Thomas B. Dewey - riceve un incarico forse un po’ noioso ma di sicuro non pericoloso: sorvegliare una donna nei suoi viaggi a Los Angeles. Il perché, a quanto pare, non è dato da sapere.

Sorvegliare bene qualcuno non è compito facile - checché ne dicesse all’epoca Dashiell Hammett! - soprattutto se il soggetto sorvegliato è l’amorevole madre di due bambini, anche se pian piano non sembra poi così innocente, né tanto meno vittima di qualche malvivente: che sia un ponte di collegamento insospettabile della malavita?

Nell’iniziare il viaggio in treno verso Los Angeles il nostro caro Mac si rende conto che sarà un incarico denso di pericoli, ma non è disposto a tirarsi indietro: «è un mestiere pericoloso, ma è così che mi guadagno da vivere». Non è certo un eroe - «Gli unici interessi che avevo voglia di proteggere erano la mia vita e il mio corpo» - ma certo non è abituato a lasciare i lavori a metà, tanto più che è innegabile la sua curiosità nel capire se la donna che deve seguire è vittima di un ingranaggio criminale o ne è parte attiva.

Di sicuro l’investigatore - che per l’occasione rispolvera il vecchio nome d’arte di Pat Cavanaugh - si trova alle prese con una donna sofferente e disperata («Non c’è treno che vada abbastanza lontano») il cui unico desiderio è risparmiare ai suoi due figli, che l’accompagnano, un destino pari al suo.

 

Morire è un po’ partire è una storia dura, a tratti anche molto drammatica. Mac non è insensibile alle ingiustizie della vita, malgrado la patina da “duro” che mostra, e soffrirà molto per alcuni risvolti della trama. Ci penserà Donovan, il mentore ma soprattutto l’amico, a tirarlo su: «accetta ancora un consiglio da un vecchio poliziotto. Sei troppo romantico. La gente muore ogni giorno da ogni parte. È triste, ma se cominci a preoccuparti per ogni morte violenta vai a finire in manicomio».

Dewey scrive un romanzo a tinte fosche, un noir che dietro l’irriverenza del protagonista nasconde una storia dura che sa scavare nel profondo dell’anima del lettore, curata con mano esperta dalla storica Laura Grimaldi come traduttrice.