Lo scrittore ebreo-polacco di Varsavia (francese d’adozione) Marek Halter ci regala un’altra intensa storia con questa sua nuova opera, Il cabalista di Praga. Un romanzo storico, certo, ma anche una riflessione profonda sul potere e sulla rivoluzione, senza dimenticare il gioco letterario.

Halter cede il posto di io narrante al suo grande protagonista, Héhasid Morenu Harav David Gans, Baal Zemach David (“Il giusto pio rabbino David Gans, autore dello Zemach David”). Gans è un personaggio realmente esistito a cavallo fra Cinque e Seicento: matematico, storico, astrologo, in una parola un uomo rinascimentale. Tramite la sua vita, la sua religione e il suo cuore Halter ci guida in una Praga magica e spietata, teatro di scontri politici ma anche di letteratura.

  

Così come il Golem letterario di Gustav Meyrink, il tempo e lo spazio sembrano annullarsi: ma invece della scelta onirica dell’autore austriaco, Halter ci racconta un’ampia parte della vita di Gans in giro per l’Europa, alla scoperta dei grandi geni del suo tempo (Galileo Galilei, Giordano Bruno, Giovanni Ke­plero, Tycho Brahe, Isaac Luria) ma anche delle sue grandi sommosse politico-religiose.

È un periodo sanguinoso per l’Europa. «I massacri tra luterani e cattolici erano all’ordine del giorno e la scintilla per far divampare il fuoco non aveva bisogno di essere accesa». Gli ebrei si sentono relativamente al sicuro perché non partecipano alla contesa, ma anche nella pacifica Praga («il gioiello d’Europa, la Gerusalemme dei tempi nuovi!») arriva il terrore quando diventa imperatore Rodolfo II, proprio il nome legato a leggende di misteri terribili. Per le mani di Rodolfo II – grande amante del mistero e dell’arcano – passarono la Bibbia del Diavolo (la misteriosa e antichissima raccolta di scritti biblici che però ha un’intera pagina dedicata al disegno di Satana, recentemente resa celebre dal romanzo omonimo di Richard Dübell) così come il Manoscritto di Voynich – stando a fonti non propriamente confermate. Come poteva un uomo del genere rimanere freddo alla conoscenza cabalistica?

Il popolo ebreo è stato da sempre vittima di persecuzioni d’ogni sorta, nate dal nulla ma finite sempre nel sangue. Rodolfo II promise loro protezione... ma in cambio voleva i segreti della Cabala.

Il nostro David Gans viaggiava l’Europa per raccogliere conoscenza da portare nel regno di Rodolfo, ma ci sono segreti impossibili da rivelare: troppo pericolosi anche per chi li conosca.

Halter così fonde la vera biografia di Gans con le atmosfere oniriche del Golem meyrinkiano ma soprattutto con una delle leggende più note dell’essere di argilla (quella secondo cui scrivendogli “emet”, verità, sulla fronte si anima, cancellando una lettera e lasciando “met”, morte, l’essere si annulla): non è escluso che scrivendo questo romanzo l’autore avesse bene in mente anche le immagini del celebre film scritto, diretto e interpretato da Paul Wegener nel 1920, viste alcune rassomiglianze.

  

Un romanzo storico che intreccia realtà e fiction, spirito del tempo ma allo stesso tempo universale. Perché il Gans protagonista racconta oggi le vicende dell’epoca: lui che è trasformato in voce infinita, in quel verbo che anima gli esseri (come il Golem) e che ne rende eterna la voce.

Quella del Cabalista di Praga è una storia adatta ad ogni periodo storico, perché la conoscenza, il mistero, la violenza e il sangue degli innocenti sono elementi che non conoscono età o religione.