A partire dall'inizio del XX secolo, i funzionari del servizio sanitario degli USA hanno impiegato i test per calcolare il QI per la selezione dei bambini definiti "deficienti mentali", rinchiudendoli in speciali scuole statali istituite all'occorrenza. Il libro di cui stiamo per parlare è la storia drammatica e minuziosamente ricostruita di un gruppo di ragazzi rinchiusi nella Scuola Statale Fernald, nello Stato del Massachusetts, i quali non accettarono mai la loro condizione di reclusi e rivendicarono la propria normalità. Ispirati da quello che appresero sui movimenti nazionali per i diritti civili, si ribellarono ai loro carcerieri prendendo il controllo del reparto in cui erano stati rinchiusi e reclamando i propri diritti.
Questa è la storia de La rivolta dei figli dello Stato, di Michael D'Antonio, in uscita per le edizioni Fandango. Impietosa e sconvolgente, la ricostruzione dell'autore (già vincitore del premio Pulitzer con un'inchiesta) getta luce su quelle di decine di migliaia di bambini che negli Stati Uniti, dalla Guerra Fredda sino agli anni Settanta, furono oggetto di esperimenti, drogati e maltrattati, nell'ambito di una campagna per il miglioramento eugenetico della nazione.
"Per oltre 50 anni i medici e i burocrati statali hanno applicato ai bambini e alle bambine problematici principi dell'allevamento del bestiame: isolare ed eliminare i ceppi di qualità inferiore", scrive D'Antonio. "Questi bambini furono marchiati con lo stigma del debole di mente ma gran parte di loro... sarebbe oggi considerato decisamente normale secondo gli standard diagnostici in uso".
I diritti cinematografici del libro sono già stati acquisiti dalla Dreamworks di Steven Spielberg.
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