Malgrado sia il 27 gennaio il giorno della memoria per eccellenza - quando cioè si commemorano le vittime dell’Olocausto - c’è un altro tipo di memoria che in questo periodo viene analizzata in vari appuntamenti, tanto in libreria quanto in televisione.
L’antologia statunitense del 2008 Who Can Save Us Now? è una curiosa operazione che raccoglie 22 storie di moderni supereroi, quasi a voler riscrivere la letteratura superomistica che la cultura americana tanto venera. Fra i supereroi sbandati e mal messi, ne troviamo uno particolare nel racconto The Rememberer di J. Robert Lennon: protagonista è una donna che sa ricordare tutto ciò che vede, senza possibilità di dimenticare nulla, e che vive una vita intossicata da questo potere sgradito. Tre anni dopo la storia diventa il telefilm Unforgettable, dal 1° febbraio ogni mercoledì su FOX Crime.
Poppy Montgomery interpreta Carrie Wells, ex poliziotta dalla memoria indelebile che vorrebbe cambiare vita ma non può: la sua dote mnemonica merita di essere usata per indagini di polizia. L’episodio pilota rivela un collegamento fin troppo evidente (e fuori posto) con il mondo dei supereroi: Carrie sulla scena del delitto assomiglia troppo ad una supereroina che usi i propri poteri per convincerci che si tratti di una serie poliziesca. Assomiglia, semmai, ad una delle tante serie con protagonisti dotato di superpoteri.
La protagonista di Unforgettable afferma di essere affetta da ipertimesia, sindrome rara ma esistente, “battezzata” nel 2006. Proprio nel febbraio di quell’anno E.S. Parker, L. Cahill e J.L. McGaugh pubblicarono sulla rivista Neurocase i risultati di una ricerca su A.J., una donna dall’incredibile memoria «nonstop, uncontrollable and automatic». «Proponiamo il nome di “sindrome ipertimesica” (hyperthymestic syndrome) - scrivono gli autori, - dalla parola greca “thymesis” che significa ricordare».
Curiosamente, un altro febbraio - quello del 2011 - vede la trasmissione negli Stati Uniti dell’episodio Dr. House dal titolo Il dolore di ricordare (You Must Remember This, 7x12), che trattava proprio di una donna in grado di ricordare ogni singolo avvenimento della sua vita passata. «Ipertimesia: ricorda perfettamente ogni istante di ogni giorno sin dalla pubertà. Di tutti i 7.600.049 giorni. Figo, vero?»
Anche se non fenomenale, anche quella del dottor Matthias Freire è una memoria problematica, così piena di ricordi “misteriosi” tanto che l’uomo si convince che non tutti appartengano a lui...
Stiamo parlando dell’atteso ritorno nelle librerie italiane di Jean-Christoph Grangé con il suo romanzo Amnesia (Le passager, 2011), in uscita a marzo per Garzanti: un tomo impegnativo nella cui lunga storia al protagonista capiterà anche di perdere la sua strana memoria.
C’è chi soffre per troppa memoria, chi per ricordi un po’ strani... e chi soffre per l’assenza quasi totale di memoria.
Nel 2000 il giovane Christopher Nolan si guadagnava l’attenzione di Hollywood - che gli avrebbe affidato Batman, Inception ed altri blockbuster - con un piccolo culto dal titolo Memento, tratto dal racconto Memento mori scritto dal fratello Jonathan (che poté essere pubblicato solo dopo il successo del film).
La geniale pellicola racconta le ingarbugliate e destabilizzanti vicissitudini di un uomo privo della memoria a breve termine: ogni due minuti la sua mente si “riavvia” e perde ogni memoria. Quattro anni dopo Adam Sandler interpretò una versione romantico-umoristica della storia con 50 volte il primo bacio (50 First Dates, 2004), ma il dramma ritorna nel recente romanzo Non ti addormentare (Before I Go to Sleep, 2011) di S.J. Watson.
L’autrice conosce in prima persone le problematiche delle patologie mnemoniche e di cosa voglia dire vivere al fianco di una persona che ogni mattina si sveglia dimentica di se stessa. Così l’io narrante del romanzo, Christine, è convinta di essere una ventenne quando invece è una donna di mezza età: a causa di un incidente ogni volta che si addormenta perde la memoria e torna ad eventi anteriori al trauma. È amorevolmente aiutata dal marito e da un dottore... ma nei loro racconti c’è qualcosa che non va, dei conti che non tornano: qualcuno le sta mentendo...
Il bellissimo romanzo della Watson è un meccanismo ad orologeria che ricorda molto da vicino lo stile spiazzante e coinvolgente di Memento, facendo immergere il lettore in una realtà senza memoria.
Che la memoria sia il leitmotiv del 2012?
In realtà è da sempre un tema caro agli scrittori più disparati - non si “dimentichi” che già Plinio il Vecchio parlava nella sua Naturalis historia di persone in grado «di ripetere ogni parola udita» - sia nella versione “troppa” che in quella “troppo poca”.
Il 7 giugno del 1942 appare sull’argentino La Nación un racconto destinato a rimanere nella storia della letteratura. «Ho più ricordi io da solo, di quanti non ne avranno avuti tutti gli uomini insieme, da che mondo è mondo. [...] La mia memoria, signore, è come un deposito di rifiuti»: così parlava il protagonista del racconto Funes o della memoria (Funes el memorioso, raccolto oggi in Finzioni). Con la sua storica passione per l’enumerazione, Jorge Luis Borges ci parla di una memoria prodigiosa che ricorda tutto... fino a diventare tutto.
Di tutt’altro stampo è il delizioso racconto La spia che non ricordava (The Spy Who Didn’t Remember, apparso sul numero di marzo 1972 dell’Ellery Queen’s Mystery Magazine) del geniale Edward D. Hoch. Un gioco di spie e di truffatori viene reso paradossale se non proprio umoristico dal fatto che i protagonisti sono tutti smemorati, chi per un motivo chi per un altro: fra ladri che non ricordano le combinazioni di cassaforti, donne che sbagliano i nomi degli amanti e spie che non ricordano cosa stiano facendo, Hoch regala un piccolo gioiello alla letteratura di genere.
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