Annosa questione è capire non solo se il male esista come entità definibile ma anche dove lo si possa ricercare ed identificare. Non basta certo un saggio a sciogliere questo nodo secolare, ma Le ragioni del male è davvero uno sguardo intenso e di fortissimo impatto sul mondo di chi del male ci vive.
Il britannico Christopher Berry-Dee - veterano dei Berretti Verdi - è un esperto di veri criminali: li ha studiati, ne ha scritto e fa di tutto per condividere le loro storie senza dimenticare mai che non si sta parlando di miti o di eroi ma di criminali da disprezzare.
Pur mantenendo le giuste e dovute distanze - evitando cioè di cadere nella troppo consueta trappola di confondere la “comprensione” dell’agire di una persona con la “giustificazione” di quell’agire - l’autore non presenta del semplice “lavoro di scrivania”, non si limita a trattare di tesi e di profili psicologici: ha incontrato di persona, tra mille difficoltà e ostacoli, i più feroci e spaventosi serial killer viventi per andare alle radici e alle ragioni del male.
Non è una lettura facile né rilassante. Inutile negarlo: l’impatto con la vita di violenze (subite e perpetrate) che i protagonisti hanno cucita addosso non è qualcosa con cui si possa scendere a patti con facilità: sebbene sia schematica e priva di elementi moralistici o esaltanti, la biografia criminale che Berry-Dee antepone alle interviste è una lettura davvero cruda e terribile, che non fa dormire certo tranquilli la notte.
Non sono store di crime fiction, non sono roboanti vite criminali come quelle viste al cinema: sono storie qualunque di gente qualunque a cui capita di provare un impulso un po’ diverso dal solito... un impulso a commettere azioni spaventose ad altre persone normalissime.
Gli spaventosi serial killer che l’autore volta per volta intervista colpiscono per la loro (paradossalmente!) “umanità”: non c’è alcun Hannibal the Cannibal fra di loro, non sono né super-criminali né geni del male - e viste molte delle loro rocambolesche e catastrofiche imprese, stupisce che non siano stati acciuffati molto prima! Semplicemente sono persone schiacciate da un “qualcosa” che dentro di loro li porta a distruggere la vita altrui con estrema violenza, fisica e psicologica. Ma cos’è questo qualcosa?
Berry-Dee non si atteggia né a psichiatra né a filosofo, non si azzarda a dare risposte definitive, ma è davvero intrigante la tesi che avanza - senza sposarla, ma solo per dovere di cronaca - secondo cui in almeno uno degli assassini intervistati una disfunzione cromosomica potrebbe spiegare i sintomi di cui soffre... compresa la propensione ad uccidere violentemente.
Che le “ragioni del male” siano anche in parte fisiche, che nascano cioè da scompensi chimici o genetici, non è tesi nuova ma quella presentata nel libro è davvero intrigante e fa di nuovo porre la domanda: dove nasce il male? Cosa spinge un uomo agli atti più turpi che esistano mentre i suoi fratelli, con cui è cresciuto, sono persone irreprensibili? Quale meccanismo entra in funzione nella mente di queste persone? E quando? E perché?
Troppe domande per un libro solo, ma di sicuro è una lettura appassionante che merita fino all’ultima riga, non foss’altro per conoscere di persona quella figura che troppo spesso viene mitizzata se non incredibilmente idealizzata: quella dell’assassino seriale che uccide rispondendo ad un richiamo irresistibile, e che ucciderà finché avrà vita in corpo.
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