John Gladstone è un rispettabile membro dell’alta borghesia vittoriana. Proseguendo la tradizione di famiglia è divenuto medico, e si muove consapevole e presente in una società fatta di convenzioni, schemi e ipocrisie. A questo mondo edulcorato e falso ha piegato anche la giovane moglie, anima in precedenza ribelle e spontanea, e in questo contesto oppressivo e malato si ritroverà giovane vedovo con due bambine da accudire di cui una, la piccola Camilla compensa il suo deficit mentale con un innaturale talento musicale. In questo contesto chiuso e asfittico irrompe un misterioso giovane, Niccolò, che risveglia nel dottore ricordi sopiti e che dopo avergli rivelato candidamente la sua natura di vampiro rapirà la piccola Camilla, costringendo il dottore in una caccia all’uomo che lo trascinerà lungo le strade misteriose e inaspettate di un Europa ottocentesca. Il tutto per scoprire e comprendere la vera e millenaria natura del mondo dei vampiri.
Questa è solo una parte della ricchissima trama di Vivono di notte del compianto Michael Talbot, autore statunitense precocemente scomparso nel 1992. Pubblicato in Italia dalla Gargoyle Books, Vivono di notte è un romanzo complesso e affascinante, sostenuto da una scrittura ricca e complessa, da cui traspaiono con forza la cultura e le capacità narrative del suo autore.
Talbot sembra dare una visione nuova e diversa del vampirismo, evidenziando interessanti profili di denuncia sociale e di critica ad un finto e crudele perbenismo, che tanto nella Londra vittoriana quanto in un apparentemente disinibita società moderna, guidano e muovono i comportamenti più profondi degli individui. Ciò assume ancor più spessore se si considera che Talbot, omosessuale dichiarato, deve aver subito quelle ipocrisie della società che si accompagnano sempre dinanzi a colui che non si omologa alle imposizioni delle regole sociali, ed allora avviene un vero e proprio transfert nei confronti del giovane Niccolò, e anche la scoperta del terribile virus Camillae, a cui il dottor Gladstone dedica la sua vita (e a cui crudelmente e significativamente da il nome della figlia malata) è specchio della paura di quel virus dell’HIV che ha portato pochi anni dopo l’autore alla morte.
Ci troviamo quindi di fronte a un romanzo che propone diverse e multiformi chiavi di lettura, a un’opera che attraverso la perfetta resa di emozioni, sensazioni e atmosfere riesce con facilità ad attraversare generi e stili. Un’opera che coinvolge emotivamente il lettore guidandolo in un intrico di mistero e parossismo.
Un vero e proprio pezzo di bravura. Un romanzo di eccezionale spessore.
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