Le peripezie di un giovane bibliotecario…
Il caso dei libri scomparsi di Ian Sansom, TEA 2011.
Israel, inglese cicciottello mezzo ebreo, mezzo irlandese, con “un completo di velluto a coste marrone spiegazzati e sgualciti”, occhialini rotondi con montatura dorata, un “disordinato ciuffo di capelli ricci”, piccolo e “pienotto”, valigia logora, vegetariano, Nurofen a portata di mano, arriva da Londra a Tudrum nell’Irlanda del Nord, per diventare bibliotecario della biblioteca, appunto, di questa cittadina.
Primo passo sopra una cacca di cane e ci si immagina già il seguito. Biblioteca chiusa e libri scomparsi. Quindicimila! Dove sono spariti? Da qui le indagini del nostro imbranato su una specie di catorcio che casca da tutte le parti guidato dall’autista Ted. Da qui una serie cospicua di “Ahia!” che punteggiano i suoi momenti di dolore fisico dovuti ora ad una caduta, ora ad un cazzotto sul naso, ora ad una ginocchiata all’inguine o all’immancabile pastore tedesco che gli salta dietro.
Altri spunti: il più piccolo di quattro figli (tre sorelle!), laureato in lettere con lode, sempre con l’occhio puntato sui libri e dunque di scarso, scarsissimo senso pratico spedito qui dalla sua fidanzata Gloria come inizio di una brillante carriera (intanto lei se la spassa). Alloggiato in una stia per polli (sì, avete capito bene), alle prese con una cultura diversa dalla sua, sempre sotto pressione, praticamente costretto a digiuni forzati e bevute più o meno libere che gli fanno saltare le budella. Citati pure gli scacchi (interessa solo a me).
Israel cerca invano di ribellarsi ai continui soprusi e nello stesso tempo continua imperterrito la sua ricerca fino a quando arriva l’illuminazione. Scrittura veloce, basata soprattutto su lunghi dialoghi (qualcuno stiracchiato), ritmo incalzante con un finale semplice e convincente e pure educativo. Insomma una piacevole lettura per rilassarsi dopo qualche malloppone sanguinolento.
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