Essere un grande autore di fantascienza ha certo i suoi svantaggi, come per esempio partecipare alle infinite convention per cui gli Stati Uniti sono famosi. Avere un esercito di fan adorante è sicuramente una gran scocciatura: tutte quelle copie da firmare, quei complimenti da sentire, quelle mani da stringere... Insomma, non è davvero facile essere Adam Shadowchild, lo scrittore più sgradevole del mondo fantascientifico.
Lo incontriamo nel film “Paul” (2011) di Greg Mottola, scritto e interpretato dallo storico duo umoristico britannico Simon Pegg e Nick Frost. Da sempre grandi “citatori” del genere fantasticienfico americano - nel 1999 il loro divertentissimo telefilm “Spaced” era una vera miniera di umorismo citazionistico - in questo film si lasciano andare ad un vero e proprio atto di devozione all’ufologia che negli USA vive in un limbo particolare, dove è considerata vera e falsa allo stesso tempo e dove è entrata ormai in ogni fibra del background culturale comune.
I due nerd britannici protagonisti del film, in viaggio on the road nei posti resi celebri da avvistamenti di UFO, passano anche per l’immancabile convention con l’immancabile stand dell’immancabile mostro sacro della letteratura fantascientifica che è lì solo per soldi e che disprezza i propri fan. In una parola, Adam Shadowchild.
«Mi faccia indovinare: lei è uno scrittore?» chiede Shadowchild - interpretato dal bravo caratterista Jeffrey Tambor - abituato a scrittori alle prime armi che chiedono consiglio. Gollings confessa e l’amico gli fa pubblicità sottolineando che un suo racconto ha vinto il Premio Nebulon. (Attenzione, non il celebre e prestigioso Premio Nebula, bensì un fantomatico Nebulon!)
Shadowchild ha un sussulto di cortesia e dice «Mi piacerebbe leggerlo», pentendosi subito di averlo detto: Gollings ha infatti tirato fuori dalla borsa il detto racconto, “Jelva. Alien Queen of the Varvak”. Shadowchild fa subito marcia indietro e restituisce il racconto che non ha alcuna intenzione di leggere, limitandosi a commentare il disegno di copertina che ritrae una donna aliena semi-nuda «Però, tre tette. Ottima!»
Al di là della citata Trilogia del Pianeta Perduto (Planet Fall Trilogy) nel corso del film incontriamo altri titoli di Shadowchild, citati dai suoi fan a chi invece non lo ha mai sentito nominare.
Così abbiamo “La prassi di Giove” o, come appare nei sottotitoli, “La pratica di Giove” (The Jupiter Praxis); “Jenny Starpepper e il gibbone spaziale”, che nei sottotitoli diventa “Jenny Starpepper e l’enorme brufolo bianco” (Jenny Starpepper and the Huge White Gibbon); “Falene mutanti”, o “Notti di Marte” (Night of the Moths). In seguito altri tre titoli, storpiati a seconda del doppiaggio o dei sottotitoli: “Nave-Prigione 41”, divenuto nei sottotitoli “Il Prigioniero della cella 431” (Prisonhulk Four-Forty-One), “Jenny Starpepper e il simil uomo”, divenuto nei sottotitoli “Jenny Starpepper e la mano di bronzo” (Jenny Starpepper and the Spitting Worm), “Flussante Urano” (Fluxing Uranus).
La massima soddisfazione per i due è che alla convention dove vanno a presentare il libro... è proprio Adam Shadowchild a presentarli! Con maniere brusche e varie parolacce, l’autore millanterà amicizia di lunga data con i due scrittori finché non verrà cacciato per lasciare il palco alle nuove celebrità.
Non è davvero facile essere un autore idolatrato: il problema principale di ogni personaggio pubblico è e rimane... il pubblico.
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