Luigi Bernardi presenterà Musica Finita il capitolo finale della trilogia martedì 31 maggio alle ore 18,00 nella Libreria Melbookstore, via Nazionale a Roma.
Con lui ci saranno Giancarlo De Cataldo e Giorgio Gosetti.
Ecco la trama: Torino. Abdellah aspira a diventare il monopolista dei phonecenter cittadini. Presto, per chiamare a casa, gli extracomunitari di Torino dovranno passare per la sua organizzazione, e sarà lui a decidere il prezzo delle telefonate.
Nandina lavora nella libreria dello zio Sergio, che si occupa di lei dall’arresto del padre terrorista. Nandina partecipa anche alle attività di un centro sociale dove si lavora per impiantare un phonecenter a prezzo politico.
Chiara è a Torino, gironzola a vuoto, rimugina sul suo presente e futuro, è attratta da un’immagine conosciuta nella vetrina di una libreria. È la copertina del libro che Francesca aveva con sé durante il rapimento raccontato in Vittima facile. Chiara entra in libreria, conosce Nandina, fra le due nasce una simpatia immediata. Chiara accetta di trasferirsi a casa di Nandina, per sdebitarsi le darà una mano con i lavori al centro sociale.
Fra la piccola mafia di Abdellah e i ragazzi del centro sociale la tensione è forte. Ad accendere la miccia, entrano in azione Sergio e quattro suoi compagni, reduci come lui delle lotte degli anni Settanta. In una notte inutilmente gloriosa, Sergio e i suoi devastano cinque phonecenter di Abdellah. Dopo, sarà solo un convulso bagno di sangue.
In Musica finita, romanzo conclusivo della trilogia Atlante freddo, Luigi Bernardi racconta un’altra storia di criminalità possibile. E lo fa con la stessa spietatezza degli episodi precedenti: stile asciutto e ritmo incalzante, nelle migliori tradizione di un noir che è prima di tutto cronaca del presente.
Un estratto del primo capitolo:
1. Sono in tre, meticolosi compiono il lavoro di una squadra. Il primo si occupa degli apparecchi telefonici, le forbici tagliano i fili, un paio di martellate frantumano cornetta e tastiera. Il secondo punta dritto alla centralina, maneggia con il cacciavite, toglie il pannello di protezione, strappa i fili, spacca le saldature, deforma i circuiti. Il terzo prende in consegna gli arredi, irrora con una tanica di benzina le poltroncine, gli armadi, le scaffalature.
Il fiammifero acceso piomba in mezzo alla pozza, i tre sono già sulla porta d’uscita, pronti a infilarsi dentro l’auto che li aspetta. Sono di fretta, hanno altri cinque obiettivi da colpire, la nottata sarà lunga. Il tempo basta appena.
Più tardi, mentre sono all’opera nel quarto locale, cominciano ad avvertire i segni della fatica. Parlano per non pensarci.
– Ehi, Sergio, manda a dire a tuo fratello che non siamo ancora arrugginiti del tutto, – dice uno dei tre. – La rivoluzione è di nuovo dietro l’angolo, se lui vuole siamo pronti a ripartire.
– Lascia perdere, – fa un altro che non è Sergio. – Alla nostra età, ce li dovremmo godere, i frutti della rivoluzione, invece di continuare ad appiccare micce.
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