Iniziamo dal suo documentario I delitti del mostro di Firenze, che ripercorre la triste vicenda di cronaca che per tanti anni ha sconvolto Firenze e dintorni attraverso ricostruzioni cinematografiche, immagini di archivio ed interviste ad autorevoli giornalisti, avvocati, scrittori e criminologi che hanno vissuto in prima persona la vicenda. Da dove nasce il progetto di un documentario così articolato?
Seguo la vicenda del mostro fin dai lontani anni ’80 e ricordo che in Italia c’era una vera e propria psicosi del mostro. Negli anni ’90 ci fu il processo Pacciani, il primo in diretta televisiva, e durante quel periodo mi appassionai alla storia del mostro di Firenze. Successivamente furono girati due instant-movie e realizzati vari servizi di approfondimento televisivo tra cui la trasmissione Blu Notte di Lucarelli ed Enigma di Corrado Augias.
I programmi erano deludenti perché avevano una visione troppo ristretta che non dava spazio alle tante ipotesi che gli esperti di criminologia proponevano.
La maggior parte della pubblica opinione non credeva al fatto che tre personaggi quali il contadino Pacciani, il postino Vanni e l’oligofrenico Lotti potessero essere gli autori di questi atroci delitti eseguiti in maniera così raffinata.
La fiction di Fox Crime, che due anni fa fece grandi ascolti prima su SKY e successivamente su Canale 5, a mio avviso, dava una visone totalmente distorta della vicenda del mostro, in quanto proponeva una ricostruzione dei delitti approssimata e finalizzata a riproporre la tesi ufficiale che così poco rispecchiava le opinioni della gente.
Fu proprio la visione di questa fiction che mi diete l’input a realizzare un film-documentario che approfondiva e analizzava la vicenda a 360 gradi.
Un’altra ragione fondamentale riguarda l’evidenziare il fatto che i parenti delle vittime non hanno ricevuto nessun risarcimento né morale né economico.
Può raccontarci curiosità o aneddoti raccolto durante la lavorazione?
Fu una sorpresa per me vedere un grande interesse da parte della gente per una storia vecchia di 20 anni ed il ricordo così vivo negli occhi delle persone dei luoghi, come quasi se questi terribili accadimenti fossero appena avvenuti. Mi colpì inoltre la grande disponibilità da parte di tutte le persone intervistate che vissero in prima persona la vicenda, soprattutto gli ex-inquirenti. Ognuno ha una propria idea su chi fosse il mostro. Questo denota che la vicenda è tutt’altro che risolta!
Che idea si è fatto del Mostro?
Secondo me era un singolo individuo, un serial killer che non agiva in preda all’impulso di uccidere, bensì preordinava e pianificava tutti gli omicidi con freddezza e precisione.
Alcuni elementi mi lasciano pensare che questa persona abbia avuto la possibilità di attingere informazioni ed operare anche all’interno delle istituzioni inquirenti poiché tanti elementi portano verso questa ipotesi.
La vicenda ha comunque dei punti fermi: nel settembre 2000 la Cassazione ha confermato l’ergastolo per l’ex postino Mario Vanni con l’accusa di essere stato il complice di Pietro Pacciani in quattro degli otto duplici omicidi attribuiti al mostro di Firenze. Ha inoltre confermato la condanna a 26 anni di reclusione al pentito Giancarlo Lotti, principale accusatore di Vanni e Pacciani, che inoltre confessò la sua partecipazione ai quattro delitti. Cosa ne pensa a riguardo?
Da un punto di vista giuridico, abbiamo più colpevoli: i compagni di merende per gli ultimi quattro duplici omicidi e Pacciani, che però morì da innocente in attesa che si svolgesse il ricorso per la sentenza di assoluzione. I tre precedenti delitti non hanno trovato alcun autore.
Il primo delitto del 1968 sarebbe stato compiuto da Stefano Mele. Il paradosso è questo: un pentito di nome Lotti confessa gli ultimi quattro duplici omicidi in correità con Vanni e Pacciani, ma gli altri delitti, compiuti con la stessa pistola, lo stesso munizionamento, lo stesso “modus operandi” non sono stati attribuiti ai cosiddetti compagni di merende..
La mia deduzione è che li abbiano commessi tutti e otto loro oppure, com’ è più probabile, fossero estranei alla vicenda.
Nel susseguirsi degli anni si sono avvicendate diverse teorie relative al Mostro di Firenze: le chiedo un commento su due ipotesi investigative: l’ipotesi serial killer solitario legato alla pista sarda e l’ipotesi serial killer in divisa, espressa dall’avvocato Nino Filastò nel suo libro “Storia delle Merende Infami”.
Lei mi sta citando le due ipotesi alternative a quella ufficiale, più interessanti da un punto di vista criminologico.
La prima, ampiamente analizzata nel documentario dal giornalista Mario Spezi, è senza dubbio molto interessante se la si prende in esame da un punto di vista pratico. Se la pistola Beretta calibro 22 proveniva da Villacidro (paese dei fratelli Vinci in Sardegna) è probabile che l’arma non passò di mano e che quindi un componente della pista sarda l’abbia adoperata nei delitti maniacali insieme al suo munizionamento. E’ altresì vero che oltre all’incertezza riguardo alla provenienza dell’arma gli inquirenti indagarono, al tempo dei delitti ed anche successivamente, su tutti i componenti del clan dei sardi, senza alcun risultato.
La seconda ipotesi, formulata dall’Avvocato Filastò, è molto più suggestiva ed affascinante da un punto di vista criminologico: un mostro che agisce indisturbato poiché facente parte delle istituzioni. Un mostro ispirato da un film degli anni ’80, “Maniac,” che narra vicende analoghe. Il mostro agirebbe dall’interno, attingendo informazioni, depistando e uccidendo tutti quelli che potrebbero fornire informazioni sulla sua cattura (morti collaterali Vinci-Malatesta). A mio avviso questa tesi si avvicina molto a quella che potrebbe essere la vera identità del mostro, ma che presenta delle lacune di carattere oggettivo. Non riesco ad immaginare un mostro che si avvicina nel buio della notte con il lampeggiante acceso alla coppia appartata in auto e che uccide sparando a finestrini aperti e poi depista rompendo i vetri per simulare i colpi a vetro chiuso, inquinando la scena del crimine.
Forse la verità potrebbe nascondersi tra le righe di queste due ipotesi!
Pensa che il Mostro di Firenze sia stato un killer abile ed astuto nel suo modus operandi oppure pensa che il binomio fortuna-mancanze e lacune degli inquirenti abbiano contribuito a creare questo mistero quarantennale?
Entrambi le componenti hanno giocato a favore del mostro. Quando avvennero i primi delitti, le tecniche investigative non erano affinate per risolvere delitti seriali. Nel corso degli anni, quando l’impotenza degli investigatori si fece più palese, il mostro cominciò anche a prendersi beffa di chi indagava. Subito dopo il delitto dei turisti francesi inviò un lembo del seno della vittima femminile al procuratore Silvia Della Monica come gesto di sfida.
Giocò a suo favore anche il forte contrasto che c’era tra la Procura di Firenze e il giudice Istruttore Rotella che insistette sulla famigerata pista sarda fino al 1989.
Non vi era cooperazione neanche tra chi indagava e questo senza dubbio agevolò il mostro.
Senza ombra di dubbio questo personaggio era un individuo astuto e scaltro che si mimetizzava perfettamente nell’ambiente in cui viveva. Possedeva grandi capacità di esecuzione e freddezza, astuzia e forse qualcuno l’aiuto di qualcuno.
Cosa pensa del caso Narducci e di un suo possibile collegamento al Mostro?
Il caso della strana morte del medico perugino è sin dagli anni ‘80 un aspetto da approfondire per chi si interessa al caso del mostro di Firenze.
Una morte avvenuta in circostanze piuttosto strane, per la quale è stata svolta un’inchiesta ed emessa una sentenza di assoluzione per varie persone, ma le cui motivazioni non sono state rese note, pur essendo passati ben 15 mesi dalla lettura della sentenza!
Ma al di là delle stranezze riguardo le circostanze della morte del Narducci e di quello che è successo immediatamente dopo, come il presunto scambio di cadavere, non sono emersi collegamenti concreti con i fatti di Firenze.
Nel corso di realizzazione di questo documentario abbiamo avuto modo di constatare due elementi significativi:
Il medico perugino era negli USA in almeno due delle date degli omicidi, quindi, almeno per quanto riguarda l’ipotesi del serial killer solitario cade la sua” candidatura” a mostro.
Le indagini che portarono a Narducci partirono da una lettera anonima del 1984, in seguito alla quale non emerse nessuna segnalazione dell’auto di proprietà o ad uso del medico vicino ai luoghi dei delitti. Le testimonianze inerenti la presenza del medico a Firenze sono molto confuse e contraddittorie.
Non ci rimane che aspettare le motivazioni della sentenza che tardano ad arrivare oramai da più di un anno per poter esprimersi in maniera categorica su questo punto.
Pensa che tale vicenda possa riservare altri colpi di scena?
Non lo escudo. Visto che la storia va avanti dal 1968 e da allora fino ha riservato tantissimi colpi di scena, nuovi elementi potrebbero emergere. Qualcuno potrebbe finalmente mettere il punto a capo su tutta la vicenda e raccontare le cose per come si sono svolte in realtà.
Perché tanto interesse nei confronti del Mostro ed in generale sui fatti di cronaca nera?
Perché è una storia unica per l’Italia, ma anche per il mondo intero. Oltre al fascino del connubio “amore e morte”, questa vicenda è stata una specie di buco nero. Tutti i criminologi ci si devono confrontare prima o poi. Essendo di una complessità incredibile, neanche il più grande autore di gialli avrebbe potuto scrivere la vicenda in maniera più complicatamente intrigante.
Ricordiamoci che all’estero il libro di Spezi e Preston sul mostro è diventato un best-seller sul quale si sta per girare un film con George Clooney come protagonista.
Un’inchiesta mostruosa per la storia in sé, per la sua durata nel tempo, per le persone che ha coinvolto, in particolare i presunti mostri, e soprattutto per le indagini e i processi che hanno avuto risvolti tipicamente italiani.
Per la legge italiana il mostro di Firenze erano i compagni di merende, esecutori di mandanti assolti o mai identificati.
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