“Il Grigio mi ha tirata giù dal letto perché questa notte c’è stato un omicidio e un tentativo di suicidio in un villino appena fuori le mura.”
Così, un giorno di fine luglio, annota in un taccuino l’ispettrice Nina Bralli che - assieme al collega Daniele Bajotti, soprannominato “il Grigio” - si trova a dover far luce su un caso di sangue in una città della pianura padana svuotata dal periodo estivo.
Nina Bralli inizia a indagare su Delio Previati. L’uomo, dopo aver ucciso una donna a bruciapelo, ha cercato di togliersi la vita ferendosi gravemente ed è stato ricoverato d’urgenza.
Un viaggio a ritroso, quello di Nina, nelle esistenze degli altri, accompagnato, all’insaputa di tutti, dai ricordi nitidi di Delio, che nel suo letto di ospedale cerca di resistere ricordando.
Gli indizi e le testimonianze raccolti da Nina e il Grigio, le immagini e i fatti evocati dalla mente di Delio non sono altro che le tessere di un mosaico che difficilmente una persona sola riuscirà a ricomporre e, scavando alla ricerca del vero perché nelle vite della vittima, dell’omicida e di tutti quelli che li circondano, Nina vedrà amaramente confermata una sua personale convinzione: “Nulla è come sembra”.
Ma nel corso di quest’indagine saranno certe vecchie canzoni, alle quali Nina si affida di tanto in tanto per cercare un po’ di consolazione al mestiere che fa, a rivelarle che forse le anime belle esistono ancora.
Patrizia Bruggi, Storie iniziate dal fondo, Corpo 12 Edizioni, Collana Yellow Track, pp. 186, euro 15,00
Patrizia Bruggi, classe 1965. Nata e cresciuta a Milano, appartiene alla generazione di tutti coloro che hanno avuto il privilegio di andare a letto dopo Carosello, di avere foto in bianco e nero, di assaporare le caramelle “rosse Rossana” e che ripensano ormai con nostalgia a tante altre piccole cose, quasi introvabili o del tutto dimenticate.
Subito dopo aver conseguito la maturità, nel settembre del 1984, entra nel mondo del lavoro e comprende sin da subito le parole di una canzone di Giorgio Gaber: “Come è bella la città, come è grande la città…con tanta gente che lavora, con tanta gente che produce…e tante macchine sempre di più, sempre di più, sempre di più, sempre di più!”
Forse, anche per questo, nel 1998 decide, con il marito, di trasferirsi a Parona, in Lomellina, pur continuando a tenere la città di Milano come riferimento per il suo lavoro.
Quando riesce ad avere un po’ di tempo libero, legge, scrive e ama osservare Zaki, il cane di famiglia, che, qualcuno, dice essere “un cane con una marcia in più”. E forse è vero.
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