La Città dei Veleni ha contagiato tutto il mondo. Poisonville è infatti il nomignolo spregiativo dato alla città immaginaria di Personville, protagonista delle vicende di quattro racconti che Dashiell Hammett pubblicò fra il 1927 e il ’28 sulla rivista Black Mask. Nel ’28 volle riunirli in forma di romanzo e propose come titolo proprio Poisonville: non piacque, e dopo varie proposte alla fine venne scelto Red Harvest, “raccolto rosso” o (più metaforicamente) una rossa mietitura. In Italia il romanzo cult di Hammett arrivò nel 1954 con il titolo di Piombo e sangue, ma fra il veleno, il rosso, il piombo e il sangue non c’è molta differenza: sempre di violenza si parla.
Il protagonista senza nome arriva in una città avvelenata da due fazioni in lotta: facendo il doppio gioco fa credere ad ognuna di essersi schierato ma in realtà non fa altro che metterle l’una contro l’altra e farle scannare a vicenda.
Nel 1961 Akira Kurosawa, grande amante della letteratura americana, insieme a Ryūzō Kikushima scrisse la sceneggiatura per il film che diresse durante il suo periodo d’oro di amicizia e collaborazione con Toshirō Mifune: Yôjinbô (arrivato in Italia sia come La sfida del samurai che come La guardia del corpo). Nei crediti non si parla di Hammett ma è innegabile che lo spunto viene dal suo romanzo: Kurosawa e Kikushima ci acciungono però del loro.
Negli anni Sessanta i film di Kurosawa sono saccheggiati a piene mani dagli occidentali: i samurai diventano cowboys e le fortezze nascoste diventano guerre stellari. Nel 1964 è la volta dell’italiano Per un pugno di dollari, in cui una scuderia di sceneggiatori più o meno accreditati rimaneggiarono la sceneggiatura di Kurosawa e Kikushima - senza accreditare né loro né il romanzo di Hammett - dando al regista Sergio Leone un prodotto meticcio ma di sicuro successo.
Più di trent’anni dopo il celebre Walter Hill volle aggiungere ulteriore confusione ad una storia già ingarbugliata, girando Ancora vivo (Last Man Standing, 1996): lo stesso Hill rimaneggiò Hammett e Kurosawa e creò qualcosa di personale.
Impossibile paragonare i film: ognuno è bello a modo suo e va giudicato all’interno del mondo in cui è nato, e purtroppo così non è. Preferenze ed antipatie tendono ad intorbidire le acque e spesso si formano fazioni agguerrite intorno ad una storia che invece le fazioni le smantella. Non sempre poi chi conosce due dei titoli citati conosce anche il terzo, se non magari per sentito dire, quindi non può gustare il sottile filo che accomuna la terzina di film.
Per ora ci limitiamo a segnalare la trasmissione in prima serata, alle 21.15, su Premium Energy di Ancora vivo, con un Bruce Willis che si sobbarca nella difficile impresa di raccogliere l’eredità prima di Mifune e poi di Eastwood.
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