Sorprendente opera prima dello svedese Anders De La Motte, Il gioco ([geim]) è stato meritatamente premiato dal Best Crime Swedish Award 2010, ed ora è pronto a raccogliere consensi anche in Italia.
Il gioco del titolo - è abbastanza ovvio - non è né divertente né innocente come quello d’un bambino: è un gioco mortale che forse coinvolge tutto il mondo.
HP (Henrick Pettersson) è uno sbandato, un nullafacente che non vuole “umiliarsi” con i piccoli lavori onesti che trova e preferisce dedicarsi a quelli meno onesti: è ovvio che quando trova un cellulare supermoderno abbandonato in treno non ci pensa due volte ad appropriarsene. La scritta che però gli appare sotto gli occhi, sul quadrante, lo stupisce: ti va di giocare? Chi sta scrivendo chiama per nome il ragazzo e dimostra di sapere bene chi sia HP: gli propone di fare degli “scherzi”, dei giochi, alla fine dei quali riceverà dei punti che potranno essere convertiti in denaro. Non serve molto di più a convincere il tipo.
Più va avanti con i giochi, però, più risulta chiaro che non sono né ragazzate né goliardate: ad HP viene richiesta una partecipazione importante a quelli che potrebbero benissimo essere chiamati attentati terroristici. Quand’è che il giovane deciderà di stare esagerando?
HP ha una sorella, Rebecca, integerrima e soprattutto poliziotta. I due - legati da un passato ingombrante - cominceranno una partita a scacchi contro il Maestro del Gioco che li porterà ben oltre i loro limiti, mettendo in risalto le sfaccettature inaspettate dei rispettivi caratteri.
Il gioco inizia davvero come un gioco, un po’ sporco ma comunque con parvenze ludiche: si arriva invece a giocare con la vita, propria e di molte altre persone. Lo stile sincopato dell’autore mostra l’agire sia di HP che della sorella, mostra le sfaccettature di ogni azione e con pochi tratti riesce a delineare personaggi credibili e dalle “doti” inaspettate.
Malgrado sia un’opera prima, come si diceva, questo thriller è scritto con mano sicura - e tradotto con squisita perizia da Elisabetta Duina - e fa ben sperare per un luminoso successo di un nuovo volto del thriller scandinavo. Non resta che augurarci che la Elliot Edizioni non perda d’occhio i futuri lavori di De La Motte.
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