Si è conclusa in Italia la terza stagione di “Castle - Detective tra le righe”, e mentre negli USA è imminente l’inizio della quarta, è il momento di tirare le somme di una stagione deludente dal punto di vista pseudobiblico: perché (ci si chiede) un telefilm nato come gioco letterario ha scelto di abbandonare in modo totale la letterarietà?
Mentre Richard Castle (interpretato dal canadese Nathan Fillion, che è un attore e non uno scrittore, sebbene presti il suo volto) continua ad acquisire fama reale sebbene sia irreale, il suo personaggio televisivo rinuncia con talmente tanta forza a tutti quegli aspetti che avevano reso interessante una serie in realtà banale, che ci si chiede quale direzione voglia prendere la casa produttrice ABC: è come girare un telefilm familiare senza famiglia...
A chi fossero sfuggite le precedenti due stagioni – già trattate da questa rubrica – ricordiamo che Rick Castle (che in questa stagione si scopre essere lo pseudonimo di Richard Alexander Rogers) è un ricco scrittore di successo divenuto celebre grazie al personaggio di Derrick Storm. Con “La fine di Storm” (Storm Fall) l’autore decide di far morire il personaggio, e dal cappello tira fuori Nikki Heat, donna tosta ispirata alla vera detective Beckett: per scrivere il primo romanzo con questo personaggio Castle riesce a diventare partner di Beckett – che segretamente è una sua grandissima fan – per studiarla mentre lavora e poter meglio ritrarre la Heat.
Questo plot usato nelle prime due stagioni viene totalmente disintegrato nella terza: Castle risulta essere un clownesco bambinone un po’ ridicolo, Beckett un’acida ed arcigna persecutrice, i loro casi sono totalmente insapore e quei giochi letterari che avevano contraddistinto il telefilm fino a quel momento sono totalmente scomparsi. Perché chiamare ancora il telefilm “Castle”, se non c’entra niente con Castle?
Vediamo qualche briciola “letteraria” lasciataci in questa terza stagione.
Nel quinto episodio si apre una simpatica parentesi quando un ex signore della droga colombiano si scopre essere un grande fan dei romanzi di Castle: adora la sua Nicki Fuego. «Lei intende Nicki Heat», corregge lo scrittore. «Leggo esclusivamente la traduzione spagnola – risponde l’uomo. - Ha mai letto i suoi libri in spagnolo? Lo faccia: ogni cosa è più appassionante in spagnolo.» Stranamente però Nikki Heat è il personaggio di Castle, non il titolo di un suo romanzo! (E la battuta viene smorzata dal fatto di sembrare presa di netto da “Star Trek VI”, quando al capitano Kirk viene consigliato di leggere la versione klingon di Shakespeare.)
Un altro guizzo lo troviamo più avanti, nel nono episodio, quando incontriamo l'ufologo Benny Stryker (interpretato dall’evergreen Lance Henriksen), autore di “Presi del quarto tipo” (Taken by the Fourth Kind) di cui abbiamo parlanto in un precedente numero di questa rubrica (73: Libri falsi del terzo tipo).
Nel tentativo di trovare un motivo per cui il personaggio di questa serie possa ancora essere legato ancora al mondo della scrittura, nel quindicesimo episodio conosciamo Damian Westlake, primo editore di Castle nonché suo amico. Il personaggio (interpretato da Jason Wiles, bravo interprete di molte serie televisive) ha un nome davvero esplicativo: quale autore giallo in fondo non vanta un debito con il compianto Donald Westlake?
«A quattordici anni mia madre mi mandò alla Edgewyck Academy - racconta Castle nell’ennesimo noioso racconto di vita fasulla vissuta. - Io sentivo nostalgia di casa e non avevo amici, quindi lo misi per iscritto. Un giorno proposi la storia ad una rivista letteraria e Damian era il redattore.» Quindi Damian è stato il primo a pubblicare uno scritto di Castle. «Fece molto di più: mi disse di andare nel suo ufficio, mi fece sedere e mi disse “Tu hai un grande talento”... Nessuno mi aveva mai detto una cosa simile, prima. Damian mi ha incoraggiato, mi ha criticato. Lui mi ha sempre fatto scavare un po’ più a fondo: senza Damian Westlake sarei un avvocato, un saltimbanco, un cowboy... ma di sicuro non sarei uno scrittore.» Stranamente il personaggio è diventato esattamente tutto quello che ha detto... tranne uno scrittore!
La trovata di questa stagione è quella che si sta girando un film sul personaggio di Castle. «Il personaggio di Nikki Heat è complicato, è una detective con un enorme spessore. E invece la produzione dà la parte all’universitaria con la maglietta sporca di sangue di “Coltelli 2”!» (Knife II) A Castle non piace che questa giovane e bionda attricetta, Natalie Rhodes, interpreti la sua Nikki, visto che la considera la «prostituta con la motosega di “L’urlo di Halloween”» (Hallowscream).
L’attrice – una splendida e brava Laura Prepon, ben nota a chi ha seguito le otto stagioni del telefilm “That ’70s Show” - decide di seguire la detective Beckett per entrare nel personaggio di Nikki Heat: quando però viene presentata al team, non riconosce Castle. Questi ovviamente ci rimane malissimo, e fra sé e sé mugugna: «Sono quello che ti ha creata!» (I’m your creator) Per ripicca, lo scrittore fa notare alla detective che l’attrice ha fatto film pessimi come “Mutilazioni al liceo” (Mutilation High) e “A caccia di demoni” (Demon Patrol). La donna risponde: «mi piaceva come decapitava gli zombie con la spada da samurai». Che sia una citazione di “Oneechambara” (2008) con Eri Otoguro? È infatti il suo marchio distintivo...
La situazione non cambia di certo quando esce fuori che Natalie non ha letto il libro di Castle, ma solo la sceneggiatura di Spike Rosenberg, il quale addirittura ha apportato parecchi cambiamenti. Un nuovo spunto per futuri giochi? Assolutamente no: tutto finisce con questo episodio...
Possiamo comunque integrare la nostra conoscenza dei romanzi di Derek Storm: scopriamo che Castle ha scritto il suo primo romanzo, “Tra una grandinata di proiettili” (In a Hail of Bullets) al tavolo del bar La Vecchia Tana (The Gold Haunt). «Questo spiega tutto», è la graffiante quanto scontata e banalissima risposta di Bekett. «Ha venduto più di tre milione di copie!» è l’inutile replica piccata dello scrittore.
«Un forno per la pizza è un modo molto furbo per sbarazzarsi di un corpo – viene detto in un’altra puntata. - In “Morte all’imbrunire” (At dusk we die) ho fatto uccidere a una segretaria il suo capo e gliel’ho fatto mettere in un forno di ceramica: è diventato cenere nel giro di poche ore...» In realtà in originale è una paralegale psicopatica ad uccidere il proprio capo. Comunque stavolta gli sceneggiatori si ricordano che sulla carta Beckett è una lettrice di Castle (anche se non se ne fa più menzione sin dalla prima annata), così il discorso dello scrittore si chiude con: «Ma tu già lo sapevi, giusto?»
«Io penso ai miei libri come studi caratteriali del comportamento umano, - ci fa sapere Castle, sempre più simile ad un clown che a uno scrittore. Decisamente più onesto quando, in un’altra occasione – quando cioè gli si fa notare che è ridicolo che dopo tre anni sia ancora lì a raccogliere materiale per i libri di Heat – dice: «Non lo faccio più per i miei libri». E purtroppo si vede.
Soltanto all’ultima puntata qualcuno si ricorda che la serie era solita giocare con la letteratura (presentando romanzi falsi che poi invece uscivano in libreria, come ben sa l’ottima Fanucci che ha già portato in Italia “Heat Wave” e “Naked Heat”) e così in extremis decidono di fare ciò per cui la serie è nata. Viene quindi presentata una falsa graphic novel basata su un personaggio di Castle, che falsa non è visto che a settembre uscirà nelle librerie e fumetterie americane. Nikki Heat? No, in realtà quel personaggio è morto da tempo: morto per morto, si è deciso di fare un’altra riesumazione... «Wolverine, Batman, Bett e Veronica andavano bene ai loro tempi ma... c'è un nuovo sceriffo negli espositori: il suo nome è Derrick Storm».
Dimenticata la povera e inutile Nikki, ormai si torna a puntare sul defunto Storm: le pagine in anteprima del fumetto “Deadly Storm” promettono un personaggio buffonesco come il Castle televisivo, tradendo quindi l’essenza “seria” di Derrick Storm.
L’ultima nota spetta al compianto Stephen J. Cannell, apparso al tavolo da poker di Castle nella seconda stagione e venuto a mancare prima di poterci tornare. (Chissà se un giorno arriveranno anche in Italia i suoi tantisismi bestseller.)
Il suo posto, nell’immancabile partita a poker “letteraria” insieme a Castle e a Michael Connelly, è stato presto questa vosta da un impacciato e timido Dennis Lehane: dov’è finito il più sciolto James Patterson delle altre due stagioni?
Com’è possibile che Castle sia partito romanziere ricco e annoiato, tombeur de femmes, con le mani bucate e le idee giuste per un romanzo... e sia finito buffonesco fantoccio nelle mani del detective più antipatico della storia?
Non lo sapremo mai, e purtroppo toccheremo subire anche la quarta stagione...
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID