Articolo di Gabriele Basilica
L'ordinanza d'arresto integrale la trovate qui (il link completo è a fine articolo)
Il Gip di Teramo Giovanni Cirillo, che ha ricevuto da Ascoli l’inchiesta sul delitto di Melania Rea, ha accolto la richiesta d’arresto bis della procura teramana confermando la custodia cautelare a Salvatore Parolisi, il caporalmaggiore marito di Melania Rea. Cirillo ha soprattutto messo in discussione il movente passionale legato all’amante Ludovica Perrone: Melania può essere stata uccisa anche perché venuta a conoscenza di un segreto particolare e inconfessabile?
Con precisione scientifica, Cirillo, partendo dalla premessa metodologica in base alla quale “le investigazioni [...] si sono indirizzate inizialmente in ogni direzione possibile; [...]quindi, dopo il rinvenimento del cadavere della donna, raggiunta al corpo da 35 colpi di coltello, corpo rinvenuto in altra, non distante, località della provincia di Teramo - Ripe di Civitella del Tronto – le investigazioni si sono concentrate sui familiari della vittima, senza tuttavia trascurare alcuna pista alternativa, alla ricerca dell'autore o degli autori dell'omicidio. Sono state quindi impegnate decine di unità investigative, consulenti tecnici, reparti specializzati dei carabinieri (R.C.I.S.)”.
I metodi investigativi sono di vario genere, come riportato nell’Ordinanza:
- sono state sentite e risentite decine di persone;
- acquisite riprese filmate e rilievi fotografici scattati da privati;
- svolti esperimenti volti a ricostruire gli spostamenti sul territorio dei principali attori della vicenda ed il funzionamento degli apparecchi telefonici cellulari;
- disposte ed eseguite intercettazioni telefoniche ed ambientali;
- disposte ed eseguite perquisizioni domiciliari, veicolari, seguite dal sequestro di materiale;
- acquisiti tabulati telefonici delle utenze cellulari in uso a soggetti a vario titolo coinvolti;
- validamente sondate e scandagliate ipotesi investigative diversificate;
- acquisita quale documentazione gli scambi di mail tra Parolisi ed altre persone sul social network Facebook, previa rogatoria internazionale.
Il risultato, ancora provvisorio ed allo stato degli atti e delle indagini, durate sinora tre mesi, è l'iscrizione nel registro degli indagati, per il delitto di omicidio pluriaggravato e vilipendio di cadavere, di Parolisi Salvatore, marito della vittima.
Il Gip si sofferma anche sulle prime dichiarazioni del marito dopo il ritrovamento del cadavere evidenziando come il Parolisi esclude “che la moglie potesse avere qualche corteggiatore a sua insaputa; di non avere in corso né di avere avuto in precedenza alcuna relazioni sentimentali extraconiugali né con allieve né con persone estranee all’ambito lavorativo; di escludere tassativamente di aver ricevuto avances da parte di allieve e di avere intrattenuto contatti con taluna di loro su social network;…di utilizzare esclusivamente il servizio di messaggistica istantanea “Messenger”, escludendo l’uso di “Facebook”, di “Skype” e di “chat” da lui definite testualmente strane”.
Altro punto fermo del Gip sono le testimonianze delle persone informate sui fatti presenti sul Pianoro di S. Marco e nelle zone adiacenti il pomeriggio del 18 aprile. Malgrado i numerosi testimoni presenti sul colle quel giorno nessuno si ricorda della presenza del Parolisi con famiglia sul colle, anzi “il primo momento sicuro a partire dal quale l'indagato è finalmente presente con la figlioletta, e senza la moglie, a Colle S. Marco, è quello dell'ingresso all’interno del bar Il cacciatore, avvenuto intorno alle ore 15.40”. Per cui “Alla luce di quanto sopra esposto, si deve certamente concludere, conformemente con quanto ritenuto dagli inquirenti, che, nell'orario indicato da Parolisi Salvatore, compreso tra le ore 14.45 e le ore 15.20 dello scorso 18 aprile, nessuno lo ha visto nell'area delle altalene con la figlia Vittoria né, tantomeno, esistono tracce del passaggio di "Melania" a San Marco nell'orario indicato che, peraltro, come si dirà meglio in seguito, coincide con quello della sua morte, se non è addirittura ad essa successivo”.
Ulteriori informazioni vengono fornite dalla BPA (analisi degli schizzi di sangue), in cui emerge l'assenza di segni significativi “per una lotta di trascinamento/ apprensione/ immobilizzazione della persona nelle fasi immediatamente precedenti l'accoltellamento, mancano lesioni contusive agli arti o al tronco che siano significative per afferramento/trascinamento o per una difesa attiva prima dell'accoltellamento; le lesioni da difesa alle mani sono riferibili alle fasi dell'accoltellamento;” con l’aggiunta di altri aspetti significativi della relazione rappresentati da: “assenza di segni di pianto (trucco intatto); azione omicidiaria esplicatasi mentre la donna aveva pantaloni, collant, mutandine scesi almeno fin sotto il ginocchio; collant scesi con attenzione, senza causare strappi/lacerazioni; localizzazione, caratteristiche e numero lesioni inferte con un coltello monotagliente, le prime quelle da dietro con tentativo di sgozzamento quindi sulla schiena dall'alto verso il basso e al dorso e infine quelle frontali. La causa della morte è da rinvenire in una emorragia acuta intervenuta alcune decine di minuti dopo i primi colpi. Quanto al momento della morte, esso viene identificato, dal punto di vista medicolegale, nello spazio temporale compreso tra le ore 13.30 e le ore 15.30 del 18.4.2011 (morte avvenuta entro due ore dall'ingestione dell'ultimo pasto; entro un'ora dalla ingestione di bevanda contenente caffeina).” Inoltre “L'esame dei luoghi non ha permesso di rilevare alterazioni del fogliame circostante che possano indicare che vi è stato trascinamento o spostamento del corpo. La vittima è stata uccisa nel luogo in cui è stato rinvenuto il corpo. Le condizioni del cadavere al momento del ritrovamento sono compatibili con il soggiorno del corpo nel luogo del delitto dal momento in cui la Rea è stata uccisa".
Per quanto riguarda la ricerca di tracce biologiche sul corpo e sulle ferite, vitali e postmortali, della vittima, essa “non ha consentito di rilevare profili genetici estranei oltre a quello del Parolisi, marito della vittima, le cui tracce biologiche sono state rinvenute nei tamponi della regione labiale e dell'arcata dentaria. Non è possibile definire la tipologia di contatto che ha permesso il depositarsi di elementi cellulari estranei sulle mucose della Rea, potendosi trattare di cellule delle mucose depositate con un bacio oppure di cellule cutanee da contatto. E' ragionevole pertanto affermare che il contatto con il materiale del marito è avvenuto poco prima del decesso, o comunque dopo il pranzo, poiché in caso contrario numerosi atti, tra cui il passarsi la lingua sulle labbra, il bere o il mangiare, il deglutire, avrebbero dovuto eliminare cellule estranee dalla bocca della Rea”.
E' anche vero che vi sono tracce di DNA estraneo: è stato infatti rilevato “un profilo misto, in parte di Melania e in parte di altra donna non individualizzabile, nel materiale sottoungueale del IV dito della mano sinistra, nonché ulteriori due profili misti, entrambi composti da non meno di tre contribuenti e caratterizzati da una componente genetica maschile minima ed altri ancora che sono da considerarsi quali misture di DNA con una componente largamente maggioritaria con alleli riconducibili a Rea Carmela…, compatibili con una semplice stretta di mano magari avvenuta in condizioni di sudorazione. Ne consegue che la pista della donna, che avrebbe partecipato all'aggressione, ipotizzata dalla difesa, è priva di ogni fondamento: per sostenerla, si sarebbe dovuto rinvenire un profilo completo ed esclusivo del DNA femminile. Di più: risulta allo stato dimostrato che neppure un altro individuo di sesso maschile, diverso da Parolisi, può avere preso parte all'aggressione, a meno di non avere lasciato alcuna traccia di sé, per avere agito, ad es., munito di guanti.”
Molto accurati anche i test eseguiti dalla polizia giudiziaria il 30.05.2011 per tentare di comprendere da quali aree l’utenza n. 3338102280 di Melania Rea aveva ricevuto i tentativi di chiamata effettuati a partire dalle ore 14.53.24 del 18.04.2011; una serie di prove, sia sull'area di Colle San Marco, sia sull'area delle "Casermette" di Ripe di Civitella effettuate riproducendo quanto più possibile fedelmente le stesse condizioni di tempo, di luogo e di modo relative all'epoca degli eventi.
Si utilizzava, quindi, un telefono cellulare SAMSUNG modello SGHF480, uguale a quello in uso a Carmela effettuando una serie di chiamate utilizzando le seguenti utenze:
n. 3288457101, in uso alla polizia giudiziaria, del gestore WIND, utilizzata per simulare l'utenza n. 3276916464 di Sonia Viviani;
n. 3313671025, in uso alla polizia giudiziaria, del gestore Telecom utilizzata per simulare l'utenza n. 3338102277 di Salvatore Parolisi;
n. 3313645482, in uso alla polizia giudiziaria, del gestore Telecom utilizzata per simulare le chiamate provenienti da celle diverse da quelle presenti in zona Colle San Marco;
n. 3313645040, in uso alla polizia giudiziaria, del gestore Telecom utilizzata per simulare l'utenza n.3338102280, di Carmela Rea.
Il test consisteva in due fasi:
nella prima fase, il telefono cellulare SAMSUNG SOHF480, con installata l'utenza n. 3313645040, veniva collocato in diversi punti del pianoro di Colle San Marco e venivano generati 24 eventi telefonici in entrata sull'utenza predetta, tra le ore 15.08.27 e le ore 15.59.22.
In questa serie di eventi telefonici, le celle impegnate dal telefono chiamato sono risultate quelle identificate dai codici COI 222012528236390, 222012528236381, 222012528236494 e 222012528236451.
Nella seconda fase del test, il telefono cellulare SAMSUNG SOHF480, con installata la SIM con utenza n. 3313645040, veniva posizionato nello stesso luogo del suo rinvenimento, avvenuto il 20.04.2011 in località "Casermette" di Ripe di Civitella. Successivamente (tra le ore 16.18.20 e le ore 17.34.07), venivano generati 44 eventi telefonici verso la predetta utenza. In questa serie di eventi telefonici, le celle impegnate dal telefono chiamato sono risultate quelle identificate dai codici COI 222012528236390, 222012528236451 e 222012528236494.
Il test forniva i seguenti risultati:
in località Colle San Marco, le chiamate senza risposta effettuate verso il cellulare di test SAMSUNG SOHF480, con installata la SIM con utenza n.3313645040, sono state gestite per 16 volte dalla cella COI 222012528236381, 5 volte dalla cella COI 222012528236390, 2 volte dalla cella COI 222012528236494 e 1 sola volta dalla cella COI 222012528236451.
Da tali risultanze si è potuto dedurre, per via sperimentale, come la cella COI 222012528236381, impegnata in modo prevalente dal telefono di test, fosse realmente la cella servente dell' area di Colle San Marco.
La stessa, tuttavia, non veniva mai impegnata dal telefono SAMSUNG F480 della vittima il giorno della sua scomparsa.
Inoltre, la cella CGI 222012528236451 (cioè quella impegnata alle ore 14.53.24 e alle ore 14.56.52 del 18.04.2011 dal telefono di Carmela Rea), nella località di colle San Marco, veniva impegnata una sola volta dal telefono di test, precisamente in corrispondenza delle coordinate geografiche 42° 49' 38.5752" - 13° 34' 54.6924", definite convenzionalmente punto "12" nelle adiacenze del Monumento ai Martiri della Resistenza, presso l'incrocio tra la strada vicinale lungo impluvio e la SP 76 Ascoli Colle San Marco, all'ingresso del pianoro. Ne consegue che, “qualora Carmela fosse stata presente al pianoro di Colle San Marco nelle ore in cui Parolisi asserisce che si allontanò per andare in bagno presso il BAR "Il Cacciatore", avrebbe dovuto, nell'intervallo di tempo compreso tra le ore 14.53.24 e le ore 14.56.52 del 18.04.2011, quindi per almeno 3 minuti e 26 secondi (tenuto conto che non è possibile stabilire per quanto tempo il cellulare della vittima abbia squillato), insistere nelle adiacenze del punto "12",ovvero fuori dall'itinerario logico da seguire per raggiungere il predetto esercizio pubblico. Al contrario, in località "Casermette" di Ripe di Civitella, le chiamate senza risposta effettuate verso il cellulare di test SAMSUNG SGH-F480 con SIM n.3313645040, posizionato nello stesso punto del suo ritrovamento avvenuto il 20.04.2011, venivano recapitate per 10 volte dalla cella telefonica CGI 222012528236390, per 5 volte dalla cella CGI 222012528236494, per 2 volte dalla cella CGI 222012528236451, mentre per i restanti 27 eventi telefonici non venivano registrate le celle, in quanto eventi telefonici di servizio generati dal gestore TELECOM (SMS).
In tal senso, il test evidenziava come il comportamento del telefono, tra le ore 16.18.20 e le ore 17.34.07, risultasse differente da quello rilevato dall'analisi dei tabulati di traffico dell'utenza n.3338102280, relativamente agli eventi telefonici registrati tra le ore 14.53.24 e le 19.10.16 del 18.04.2011. L'alternanza delle celle che impegnavano per 21 volte la CGI 222012528236390, per 11 volte la CGI 222012528236451 e per 5 volte la cella CGI 222012528236494, infatti, porta a ritenere, sulla base dei citati dati di fatto tecnico\sperimentali confrontati con i tabulati forniti dal gestore, che il telefono non fosse ubicato nella posizione in cui veniva rinvenuto il giorno 20 aprile 2011.”
Dunque durante l’azione omicidiaria avvenuta nella zona nord est del chiosco, il telefono cellulare vola via (o veniva gettato via dall'assassino), cadendo poco distante, alle spalle della vittima e del suo aggressore (lato nord ovest del chiosco). Successivamente, come confermato dagli esperimenti tecnici sulle celle, veniva prelevato e riposizionato, peraltro di pochi metri, nei pressi del cadavere, dove veniva rinvenuto. Qui il Gip avanza un’ipotesi da approfondire: sapere se “PAROLISI SALVATORE avesse personalmente o per interposta persona una qualche conoscenza specifica in materia di celle telefoniche ovvero se si fosse documentato sul punto, anche via internet, dal momento che ha scelto per la consumazione del delitto due luoghi che hanno celle confinanti e seppure in minima parte sovrapponibili, ciò che ha reso assai difficoltoso il compito dei tecnici, peraltro brillantemente assolto.”
Rilevante è anche la condotta tenuta da Parolisi dalla denuncia di scomparsa in poi, inducendo negli inquirenti forti dubbi e perplessità, in quanto anziché prodigarsi nelle ricerche e nel fornire agli inquirenti elementi utili alla ricostruzione dei fatti ed al ritrovamento della moglie, si preoccupava unicamente di eseguire una serie di comportamenti depistanti, finalizzati ad evitare che si potesse risalire alla relazione extraconiugale da lui intrattenuta con Perrone Ludovica.
Ulteriori indagini tecniche quali la richiesta di assistenza giudiziaria urgente in materia penale alla competente Autorità Giudiziaria degli Stati Uniti d'America permetteva di accertare:
• che effettivamente era stata effettuata la cancellazione dell’amicizia tra i due profili di Salvatore e Ludovica, tramite un accesso al profilo "Vecio Alpino" effettuato in data 19 aprile 2011 [dunque il giorno successivo alla scomparsa di "Melania" REA, ma antecedente a quello del rinvenimento del suo cadavere] alle ore 16:01:51 UTC [18:01.51 ora italiana].
• che, nel dettaglio, il profilo "Facebook" di Parolisi veniva disattivato il 11.05.11,
mentre quello di Perrone, già disattivato il 09.5.11, veniva riattivato il successivo 22 maggio. Entrambi le azioni di disattivazione venivano eseguite dalla connessione dati riconducibile alla Perrone;
• che il rapporto sentimentale tra Perrone e Parolisi era saldamente instaurato sin dai primi mesi del 2009 e vissuto in maniera intensa da entrambi anche con dei periodi trascorsi insieme, come denotano numerose fotografie contenute su entrambe le cassette di posta elettronica ove gli stessi vengono ritratti in atteggiamenti affettuosi;
• che alcune foto rinvenute nelle caselle di posta elettronica attestano la frequentazione del bosco del "chiosco della pineta" durante le esercitazioni militari.
I messaggi acquisiti evidenziavano, senza ombra di dubbio, che Perrone, nell'ultimo periodo, stava stringendo i tempi al fine di sollecitare pressantemente ed in maniera continuata Parolisi ad abbandonare il proprio nucleo familiare per ufficializzare e concretizzare la loro storia d'amore, ancora clandestina e solo parzialmente già nota ai suoi genitori. Ricorrente è, infatti, il riferimento a concetti quali:"separazione", "divorzio" "ricorso a legali", "chiarimenti con i familiari di "Melania", nonché quello all'imminente incontro che i due avevano programmato nei giorni immediatamente a venire ad Amalfi, confermato a verbale anche dai genitori di Perrone.
Per il Gip il delitto è da ascriversi elusivamente a Parolisi Salvatore ipotizzando la complicità di qualcuno “siccome meramente eventuale, esclusivamente con riferimento alla condotta post mortem, sostanziatasi nella contestazione del delitto di vilipendio e deturpamento di cadavere, ma in realtà finalizzata al depistaggio delle indagini. E' certo, senza tema di smentita, che Parolisi abbia condotto la moglie sul luogo dove è stata assassinata e dove è stata poi rinvenuta cadavere, al fine di sopprimerla o affinché fosse soppressa. E' certo, senza tema di smentita, che l'indagato, alla guida della propria autovettura, abbia condotto la moglie in località Casermette di Ripe di Civitella del Tronto, dove la donna è stata aggredita proditoriamente alle spalle mentre si trovava dietro il "chiosco", alla estremità nord est – quella cioè nascosta alla vista di chi arriva con l'autovettura dalla stradina di accesso - quasi sgozzata, inseguita, raggiunta e poi "finita", nel breve tratto di pochi metri, con colpi alle spalle ed al petto, arrecati con un coltello, sempre lo stesso, impugnato da un unico individuo destrimane, che la lasciava colà agonizzante, tanto che la morte sopraggiungeva non prima di alcuni minuti. E' certo, ancora, che, successivamente al fatto, l'indagato o chi per esso abbia fatto ritorno sul luogo dell'omicidio, per porre in essere quelle operazioni di depistaggio sul corpo di Melania”.
Riguardo sempre all’eventuale complice “Non è possibile allo stato degli atti stabilire se colui il quale ha posto in essere gli atti di confondimento sia il medesimo che ha spostato il telefono cellulare dall'angolo nord ovest del chiosco in prossimità del corpo di Melania; se questi sia lo stesso che, intorno alle ore 07.00 del mattino del 20 aprile, ha acceso il telefono cellulare, determinando lo "scaricamento" del traffico dati; se questi sia, a sua volta, colui il quale, nel primo pomeriggio del 20 aprile, ha segnalato la presenza del cadavere, restando tuttavia anonimo.”
Viene evidenziato un particolare interessante del cellulare di Melania Rea; esso contiene un paio di sms inviati al marito, risalenti al luglio 2010, in cui Melania manifesta tutto il suo amore; poi più nulla, fino al giorno dell'omicidio. Il Gip avanza l’ipotesi che qualcuno abbia cancellato altri sms, magari più compromettenti o dal contenuto più "interessante", apparendo strano che nel volgere di nove mesi Melania non abbia conservato neppure un sms indirizzato al marito. E' chiaro che se il telefono cellulare dovesse essere stato manomesso, nel senso che siano stati cancellati dopo l'omicidio una serie di sms compromettenti, dovrebbe essere rivisto anche il giudizio secondo il quale “chi lo ha maneggiato non ha nulla a che fare con l'atto criminoso.”
Per quanto riguarda il movente dell'omicidio il Gip analizzando le motivazioni dell’accusa secondo la quale Parolisi, stretto in una sorta di imbuto tra moglie e amante con in aggiunta la promessa forte a Ludovica che ormai la separazione con Melania era cosa fatta e che già il 23 aprile (se non il 21) sarebbe andato ad Amalfi a trovarla e a presentarsi ai suoi genitori, uccide Melania in quanto incapace di risolvere l'insostenibile conflitto creatosi tra le sue due vite parallele generando cosi un cortocircuito che lo avrebbe "indotto a sopprimere fisicamente la propria consorte". Per il Gip Cirillo tale movente non è soddisfacente in quanto il Parolisi poteva risolvere tale problema con la moglie seguendo le vie legali separandosi e raggiungendo con Melania un accordo civile la quale, del resto, “in passato aveva mostrato di essere lei, semmai, a volere interrompere il rapporto matrimoniale. Al riguardo, si legga la lettera che Melania scrive al marito poco prima dell'anniversario di nozze del 2010, nel pieno della crisi coniugale. Si tratta di una lettera in cui la moglie "offre" al marito una nuova possibilità, una nuova occasione per rinnovare il patto di amore sottoscritto al momento del matrimonio, incontrandosi dinanzi ad un sacerdote per ripromettersi amore. Un grande gesto di generosità, ma anche un chiaro avvertimento: non ci saranno ulteriori possibilità, in caso di sbagli.”
Di fatto, la situazione nella quale Parolisi si trovava, gli andava molto bene: Moglie ed amante. Famiglia e distrazione.
Non nella gelosia dunque è da ricercare il movente dell’omicidio, anzi Melania qualche giorno prima di morire sentendo al telefono una sua cara amica ROSA Rosa Immacolata le disse di doverle dire qualcosa di "molto brutto", senza che ce ne sia stato il tempo. Può allora essere “ipotizzato che la moglie, la quale lo seguiva, lo controllava, non poche volte in passato lo aveva persino pedinato, avesse scoperto qualcosa di assai più grave, o anche solo di torbido, di inconfessabile. E così, occorrerebbe approfondire i rapporti interni alla caserma; la eventuale esistenza di giri di droga".
Per leggere l'ordinanza integrale: http://www.tgcom.mediaset.it/cronaca/articoli/1017559/parolisi-lordinanza-darresto.shtml
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