Nella seconda stagione del celebre telefilm del mistero “Millennium”, creato da quel Chris Carter noto per aver dato vita al fenomeno “X-Files”, c’è un episodio ad alta concentrazione bibliofila e... pseudobiblica. Stiamo parlando de “La setta fondamentalista” (Jose Chung’s “Doomsday Defense”, 2x09). Trasmesso in patria il 21 novembre 1997 e in Italia il 9 agosto 1999, l’episodio è scritto e diretto da Darin Morgan, qui alle primissime esperienze sia nella sceneggiatura che nella regia.
Diciamolo subito: l’episodio strizza l’occhio alla carriera di L. Ron Hubbard da scrittore di fantascienza a fondatore di una religione, ma forse nel misterioso Goopta si può ritrovare il simbolo di quel santone che gli statunitensi amano trovare ad ogni angolo di strada: qualcuno da seguire indipendentemente da ciò che dice...
Juggernaut Onan Goopta - interpretato da quel Murrey Rabinovitch la cui unica altra apparizione televisiva risale al febbraio dello stesso ’97 proprio all’interno di “X-Files”, nell’episodio “Fango” (Kaddish, 4x15) - è un giovane nato e cresciuto in circostanze eccezionali. «A parte la barba – ci informa il narratore – era un normale bambino che soffriva le normali umiliazioni dell’infanzia»: con un secondo nome del genere non è difficile da immaginare...
Dopo la laurea l’uomo tentò molte strade, finché leggendo “La malattia mortale” di Søren Kierkegaard non si ammalò e, durante la degenza ospedaliera, decise di diventare uno scrittore. «I suoi primi tentativi di romanzo poliziesco furono così strampalati da essere scambiati per parodie. Furono così immediatamente pubblicati come tali nella prestigiosa rivista letteraria “La Maschera Nera”.» Qui va aperta una parentesi sul primo gioco letterario, non sottolineata nel doppiaggio italiano: Goopta ha pubblicato il suo scritto nella rivista “The Dark Mask”, chiara parodia dell’invece nota “Black Mask” fra le cui pagine scrissero grandi autori pulp.
A causa del suo successo ottenuto al contrario (dato che le sue storie serie vennero scambiate per parodie!) il povero Goopta cadde in depressione, finché «riuscì in una sola notte febbrile a buttare giù un libro che cambiò il corso della storia, “Come essere felici anche quando non si dovrebbe” [How to Be Happy Even When You Shouldn’t], subito seguito da altri bestseller: “Come strumentalizzare la gente attraverso un’apparente amicizia” [How to Manipulate People By Your Apparent Friendliness], “Come superare le proprie paure facendo paura agli altri” [How to Overcome Your Fears By Making Others Fear You]. Dopo la pubblicazione del suo capolavoro [Selfosophy: the Power of Positive Negation] entrò nel giro delle conferenze per le quali, stanco di dover chiedere altre sedie, pregò sempre di avere il pubblico in piedi.»
«Ogni momento doloroso della vostra vita – racconta Goopta in una sua conferenza, - lascia un’ombra nel vostro sistema neurovegetativo: finché non annullerete queste ombre resterete in un solco negativo. Coloro che non possono dimenticare il loro passato sono condannati a ripeterlo.» Sarà voluta la parafrasi del famoso detto del filosofo George Santayana, «Quelli che non sanno ricordare il passato sono condannati a ripeterlo»?
Goopta diventa il direttore dell’Istituto di Autosofia (Institute of Selfosophy): l’esenzione dalle tasse getta un’ombra sui veri intenti dello studioso...
Ma chi è l’io narrante che ci ha guidati alla scoperta di questo fantomatico Goopta? È quel Jose Chung che dà il titolo all’episodio, interpretato dal compianto Charles Nelson Reilly, caratterista di cinema e TV. «Il mio primo romanzo, come tutte le opere d’esordio, fu autobiografico – ci racconta Chung, svelando di essere scrittore anch’egli. - Raccontavo di me e dei miei amici più stretti, tutti scrittori. Il libro incontrò il favore di tutti, ma purtroppo non quello degli amici». «Quando ero alle superiori – rivela Frank Black (interpretato dal grande caratterista Lance Henriksen), – ho letto il suo libro “La leccata delle lingue tagliate” (A Lapful of Severed Tongues) almeno dieci volte.» «Il libro peggiore che abbia mai scritto» risponde Chung, e dal titolo non c’è da dubitarne!
Durante le ricerche sulle nuove teologie e le nuove fedi per il saggio “Doomsday Defense”, Chung si è imbattuto in una “talpa” dell’Autosofia: inviato a comprare decine di copie di una rivista contenente un racconto scomodo all’Istituto, detta talpa l’ha letto e ha cominciato a dubitare della propria nuova fede, decidendosi così a parlare con Chung. Il suo nome è Ratfinkovich ma stranamente il doppiatore italiano lo trasforma in qualcosa come Vertrapek... (Che sia un gioco sottile di radici? La talpa inglese, rat, è Ratfinkovich e quindi il “verme” in italiano diventa Vertrapek...?)
All’interno del racconto citato, che tanto ha sconvolto la talpa, viene detto «Ogni persona infelice lo è a modo suo, mentre le persone felici sono tutte uguali». Vertrapek non sembra accorgersi della scopiazzata da Tolstoj e si lascia “contagiare” da un pensiero contrario all’Autosofia: per questo suo peccato sarà sottoposto alla morte tramite... onanografo! (Un macchinario su cui non è il caso di stare ad indagare.)
Nella sceneggiatura un po’ confusionaria dell’episodio - mentre vengono trovati cadaveri a caso - incontriamo altri libri di Goopta, appartenenti al periodo pre-Autosofia. “Storia di un accattone” (Dance on the Blood Dimmed Tide) «Il disegnatore legale di profili freelance (freelance forensic profiler): un mucchio di oscene assurdità scritte dallo stesso uomo che ha inventato l’Autosofia.» Il personaggio protagonista di questo libro lo incontriamo anche nel romanzo “The Hacked-Up Hack”: è basato sulle sembianze di Lance Henriksen (il quale più avanti ne veste i panni, quando cioè Frank Black comincia a leggere le sue avventure) ed è un esagerato personaggio pulp di nome Rocket McGrain.
«Era il 37° omicidio del serial killer ma nessuno sapeva chi fosse né perché uccideva. Una cosa era sicura: aveva problemi personali irrisolti. La vittima era un famoso scrittore ma gli inquirenti non avevano alcun indizio che indicasse perché era stato scelto». Dopo un preambolo “classico”, piomba in scena McGrain e comincia a sparare le sue frasi, come «So chi ha ucciso lo scrittore: la sua scrittura». Si scaglia contro la scrittura seriosa e rattristante: i lettori vogliono essere intrattenuti ed istruiti divertendosi... ecco il vero compito dello scrittore: servire l’uomo!
Come se non bastasse la citazione fantascientifica (per approfondire la quale si rimanda al precedente numero di questa rubrica), “ To Serve Man” è il romanzo di Jose Chung trovato fra le mani di una donna uccisa: tutto fa pensare che sarà proprio lui la terza vittima, sperando che nel marasma della sceneggiatura qualcosa abbia un senso...
Tirando le somme, sappiamo che dopo un fallito tentativo di imporsi nel mondo della letteratura Goopta ha fatto carriera in quello delle neo-religioni esentasse. I suoi adepti «vanno nelle librerie e comprano molte copie dei libri di Goopta solo perché vadano nella lista dei bestseller», così il successo e la fama futura sono assicurati. Qualcuno tradisce, qualcuno uccide, qualcuno svalvola e qualcuno cambia canale - noi spettatori! - ma alla fine arriviamo all’agognata conclusione della storia intricata.
«Tutto è bene ciò che finisce bene. - racconta Chung dalle pagine del suo ultimo libro, il citato “Doomsday Defense”. - Facile dirlo per Shakespeare: sarà in circolazione ancora per un millennio. Ma il nostro millennio finirà bene? Nessuno può saperlo, naturalmente ma tutti cercano di indovinare e la natura di queste predizioni gira sempre intorno al solito problema: salvezza e/o soddisfazione personale. Con questo in mente aggiungo con umiltà anche la mia profezia sulla prospettiva che l’alba del nuovo millennio ci sbatterà davanti ancora mille anni della stessa vecchia... merda!»
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