Le serie poliziesche francesi, a differenza dei film, non hanno avuto mai un buon seguito in Italia. Ipnotizzati dai detective statunitensi prima e, in misura minore, dai compassati o fracassoni colleghi teutonici poi, gli spettatori italiani non hanno mai saputo apprezzare gli eroi venuti d’Oltralpe: recentemente un attore del calibro di Bruno Cremer col suo più che dignitoso Maigret ha subito notevoli vicissitudini di palinsesto su ReteQuattro mentre si perde ormai negli anni la simpatica figura del commissario Navarro. Da tempo vanno in onda, è vero, sempre su ReteQuattro, nuovi episodi (pochi) e repliche (molte) di Il commissario Cordier, ma è sintomatica la destinazione che Mediaset offre alla produzione francese: la rete femminile e “anziana” per eccellenza, quella, per capirci, che fino a pochi anni fa presentava al suo pubblico di affezionati una soap dietro l’altra.
Non stupisce quindi che anche Il comandante Florent (peraltro intitolato in patria più incisivamente Une femme d’honneur), pur arrivato dalla Francia con notevoli credenziali (30 film tv dal 1996, successo di pubblico sempre crescente, al centro della storia una donna interpretata dall’affascinante attrice quarantenne Corinne Touzet), sia stato dirottato su ReteQuattro il mercoledì sera: ma, a differenza dei suoi colleghi transalpini, sembra che la detective francese abbia scalfito il muro d’indifferenza del pubblico italiano.
Il comandante Florent infatti presenta una serie di caratteristiche che sconvolgono piacevolmente le nostre abitudini televisive, tra una non dirompente novità e un caldo e benefico déjà vu.
Isabelle Florent, divorziata con figlio, prende servizio nel dipartimento della Yonne, in Borgogna, in una caserma di Gendarmerie, l’equivalente francese dei nostri Carabinieri (anzi, a dire il vero, la Benemerita fu creata nell’Ottocento dai Savoia modellandola sul corpo di polizia francese). Anche lì c’è rivalità con altre forze dell’ordine (la polizia); e la tranquilla routine di piccoli furti e astuti appostamenti con l’autovelox può essere drammaticamente interrotta da omicidi, rapimenti, fatti di sangue.
Fin qui si respira un’aria familiare: ma laddove in Italia si vira verso la commedia (vedi Carabinieri 4 con il “maresciallo” Alessia Marcuzzi o, a livello più alto, con Il maresciallo Rocca di Gigi Proietti), qui si mantiene un ammirevole equilibrio tra elementi delittuosi (e relative indagini) e momenti privati (la crisi matrimoniale, poi rientrata, dell’aiutante della Florent, Rivière; la discreta corte dell’altro collaboratore, Roussillon; la morte di una recluta; il ritorno di fiamma tra la Florent e un capitano della Brigata Fluviale di Strasburgo) che si alternano, sulla più congeniale lunghezza dei 90 minuti, favorendo un minimo di approfondimento psicologico.
Certo, c’è sempre in agguato il pericolo della lentezza, delle cadute di ritmo (quelle che noi italiani etichettiamo come tipiche, appunto, dei prodotti francesi); e la protagonista, benché splendida sia in uniforme sia in alcuni travestimenti (peraltro improbabili da femme fatale in un night club), non regge come presenza scenica se messa a confronto col nostro mostro sacro Proietti: viceversa dà dei punti alle nostre carabiniere televisive assai dotate fisicamente ma non molto espressive.
In poche parole ci troviamo di fronte un onesto prodotto artigianale: ma, se da un lato risulta incomprensibile lo straordinario successo conseguito in patria, dall’altro non si capisce la collocazione penalizzante operata da Mediaset che sembra non aver creduto fino in fondo al prodotto acquistato.
In realtà è chiaro che in Italia (e il recente successo di festival e magazine espressamente dedicati ai cosiddetti telefilm lo testimonia) non si è ancora superata la subordinazione rispetto alle serie d’Oltreoceano: dirigenti, critici specializzati, pubblico di affezionati sono sempre pronti ad accogliere in modo pregiudizialmente positivo ogni novità proveniente dagli Stati Uniti; con un grado di apertura assai inferiore, invece, quelle facenti capo a tradizioni televisive e culturali diverse (se si eccettua il già citato, e per certi versi inspiegabile, dilagante fenomeno dei noir tv tedeschi).
Onore al merito dunque alla nostra affascinante Corinne-Isabelle, alle sue splendide gambe e alla sua dignitosa recitazione: con la speranza che continui ad allietare le nostre serate fortunatamente libere (ma per quanto?) dalle nostre sciagurate “carabiniere”.
Voto: 6.5
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