Carlotto anche in quest’ultimo romanzo si conferma scrittore di razza. Una storia ambientata nel Nordest sugli ormai inestricabili intrecci fra politica locale e ‘ndrangheta, attività malavitose, condotte con modalità nel più puro stile mafioso, sfruttamento della prostituzione.
Saviano mesi fa aveva parlato di infiltrazioni mafiose al Nord, Massimo Carlotto idealmente conferma con Alla fine di un giorno noioso.
Il protagonista è Giorgio Pellegrini, ex terrorista e assassino di lungo corso, che ha tentato di cambiare vita, almeno un parte. E’ diventato gestore di un ristorante raffinato, scelto come quartier generale della campagna elettorale di un politico in rapida ascesa. Pellegrini veste i panni di un uomo quasi tranquillo, marito apparentemente affettuoso e generoso di Martina, amica di quella Roberta uccisa alla fine del romanzo Arrivederci amore ciao.
Il tradimento da parte dell’amico senatore farà riprendere i panni del malavitoso a Giorgio, panni che in fondo non aveva mai smesso del tutto. Di più non si può raccontare.
Gli eventi non fanno che far emergere l’anima nera di un personaggio senza tuttavia farcelo sentire un mostro, un alieno. Al contrario, il suo modo di risolvere le situazioni e il suo istinto di “predatore” di tutto e tutti ritraggono in parte aspetti della mentalità corrente.
Sembra di leggere articoli di cronaca nazionale piuttosto che un romanzo.
La trama è ricca ma non inutilmente complessa, i personaggi ben delineati, il montaggio delle sequenze narrative efficacissimo. Unico difetto, il costo. Ma questo è un altro discorso.
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