Un distillato, questo The Conspirator, del cinema di Robert Redford, un cinema impegnato e al tempo stesso impregnato di valori che pongono al centro della riflessione i diritti inviolabili dell’individuo in particolare quando tutto sembra spingere verso una contrazione dei diritti stessi in virtù di beni più in alto, quelli di una nazione che affronta momenti bui eppure è proprio in momenti come questi, dice Redford, che occorre tenere accesa la fiaccola della coscienza senza indugi verso quanti spingono perché venga spenta.
Non stiamo parlando di oggi, anzi di sì, solo che Redford lo fa risalendo all’indietro la corrente del tempo fino a giungere al 14 aprile 1865, Teatro Ford. di Washington, dove Abram Lincoln fu ucciso da John Wilkes Booth durante uno spettacolo teatrale al grido di “Sic semper tyrannis”, allestendo in una scenografia volutamente poco illuminata per meglio rappresentare la tragicità degli eventi, il processo ai responsabili dell’omicidio che morto l’esecutore materiale (ucciso durante la cattura…) vide tra gli altri una donna, Mary Surratt, imputata perché proprietaria della pensione dove l'assassino si riuniva con gli altri cospiratori (tra i quali figurava anche il figlio della donna John, latitante durante tutto il processo).
A difendere la donna prima quasi controvoglia poi sempre più convinto della sua innocenza, un ex ufficiale nordista, Fredrick Aiken (James McAvoy già visto in X-Men – L'inizio, nei panni del professore Xavier…), che si batterà strenuamente contro forze liberticide per le quali la sentenza di condanna della donna è oramai già scritta al di là di qualsiasi ragionevole dubbio. The Conspirator scuce i dilemmi dagli abiti di ieri per ricucirli su quelli di oggi (in particolare l’America post 11 settembre…), con risultati di non poco conto visto che gli argomenti spazianodal sacrosanto diritto alla difesa cui chiunque ha diritto, alla circostanza che vede in tempi di pace civili giudicati da tribunali militari spingendosi fino all’Habeas Corpus (un breve giro in rete e anche chi non è del mestiere comprenderà le garanzie che offre ai fini di un giudizio equo…), principio che lo script utilizza anche come innesco per il colpo di scena finale.
Ad ogni buon conto guai a pensare che The Conspirator sia esente da difetti. Qualcuno lo troverà didascalico, altri scorgeranno dietro le buone intenzioni qualche cedimento al manicheismo, altri ancora, attenti alla forma, troveranno stucchevole il ralenti inserito nel momento in cui i corpi dei condannati a morte per impiccagione precipitano nel vuoto (unica pecca in una scena, quella del patibolo, che suscita momenti di reale turbamento…).
Rimane il fatto che era un po’ che non si vedeva un film siffatto, lucido e schierato, così da permettere anche quelli che non hanno mai visto un film di Robert Redford di capire da che parte sta, con una solida sceneggiatura, recitato molto bene nelle parti cruciali (Robin Wright è Mary Surrat, Kevin Kline è Edwin M. Stanton, ministro della Guerra che spinge a più non posso per la condanna della donna, Tom Wilkinson nei doppi panni prima di avvocato della Surratt, poi di mentore di James McAvoy cui spetterà il ruolo del difensore della donna durante il processo vero e proprio…).e il già citato James McAvoy…).
Sembra poco detto così, ma non lo è. Invece sembra tanto.
Lo è…
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