Niente da capire di Luigi Bernardi, perdisapop 2011.
Personaggio principale il magistrato inquirente Antonia Monanni, un “gran pezzo di figa” e pure una “rompicazzo” (agente Gallo). “Capelli lunghi, neri e un po’ mossi”, naso prominente, vigile, sotto gli occhi scuri, bel corpo ma i seni cominciano a rilasciarsi troppo. Depilazione trimestrale che i peli sono robusti e difficili da estirpare. Odia i gialli perché “scritti con i calzini e propongono trame assurde” (Bernardi?).
Storie sentimentali infelici e veloci. Trovato un uomo che le piace dura il giusto, non lo ama più, lo lascia e si dedica tutta al lavoro. Perfino invidiata dai colleghi (carta moschicida) per i casi interessanti da seguire. Per lei la giustizia è un fatto meccanico, ci sono le leggi e vanno rispettate, non si sente un’assistente sociale, nessuna fiducia nelle prove scientifiche essendo, tra l’altro, i poliziotti pasticcioni. Ogni tanto va in crisi. non pulisce la casa, non si lava, i vestiti puzzano. Zoloft e Rivotril più Tomtom, gatto persiano, come cura. Al bisogno sesso fai da te con furiose masturbazioni. Un momento di paura nella notte, l’aggrapparsi ad una voce amica.
Tredici storie tremende, vere, cioè tratte dalla realtà e pure, o proprio per questo, incredibili. Morti ammazzati anche per futili motivi (fumava troppo, dice uno dopo un omicidio). Tutta una umanità, perversa, violenta, impazzita dove il sesso e lo stupro la fanno da padroni, dove donne e bambini sono le vittime predestinate (con qualche spunto di nemesi). Storie che girano intorno ad Antonia, la avvolgono, la intrigano e la rendono un po’ simile agli altri “Che se c’è una cosa di cui non le è mai sfottuto niente è il destino dell’umanità”.
Stile essenziale, secco, spesso brutale come le vicende che vengono fuori e restano infilzate dentro di noi.
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