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Dei due ragazzi più grandi, quelli che l’avevano pestato in cortile e gli avevano rotto i denti davanti, non parlarono nemmeno i giornali. La notizia non fu riportata da nessuno. Come se non fossero mai esistiti. Del resto a capodanno di ragazzi che si fanno male giocando con i petardi ce ne sono a decine, soprattutto nei quartieri di periferia. Chi ha tempo di fare la conta di quante dita e quante mani saltano, di quante facce esplodono, di quanti ragazzi spariscono? Uno più, uno meno, non fa differenza.
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Mese dopo mese, anno dopo anno, in quell’istituto bianco e severo come un ospedale, ma dotato di giardini, panchine e viali come una clinica di lusso, la situazione rimaneva immutata, il paziente sembrava non voler ricordare, il tempo presente continuava a non avere influsso sul tempo passato, il futuro assumeva sempre più le sembianze di un predicato lontano, con sempre minore consistenza rispetto a tutto quanto li circondava. Padre e figlio camminavano assieme lungo i viali, la ghiaia scricchiolava sotto i loro piedi, le nuvole si arrotolavano dense all’orizzonte, per poi sparire e lasciar brillare il sole, che ancora faceva luccicare i bottoni di quella sua uniforme scintillante. Difendere e proteggere. Non era forse questo il suo motto? Difendere e proteggere. Proteggere e difendere. Contro tutti. Contro tutto. Da tutti e da tutto.
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Ma era stato il suicidio a rendere tutto complicato. La maestrina, povera piccola bigotta, aveva stipulato un’assicurazione sulla vita e la compagnia non si era bevuta la ricostruzione della morte. Barbiturici sciolti nella minestra, nessuno mai negli annali della cronaca aveva scelto un così curioso sistema per farla finita. Nel whiskey forse sì, magari anche nel barbera da poco prezzo, ma nella minestra? Non era mai successo.
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— Abbi pazienza, Domenico. Ho capito che le statistiche dicono che nessun suicida prima ha mai sciolto dei barbiturici nella minestra, ma noi che ci possiamo fare se la maestrina qui presente, pace all’anima sua, era astemia? Dove volevi che le sciogliesse le sue pastiglie? Nella cioccolata calda, forse? Ma poi saresti tornato all’attacco lo stesso, nessun caso, nessuna statistica, nessuna casistica di suicidi con la cioccolata calda, o col caffè d’orzo, o col thè al gelsomino, immagino.
— Precisamente, Sauro, precisamente. Nessun caso precedente, vuol dire proprio questo. Che nessuno l’ha mai fatto prima. E allora, mi domando: perché proprio adesso?
— Ma tu hai mai provato a inghiottire trenta o quaranta pastiglie di fila? Non è mica una cosa facile, sai. Dovresti provare. Sul serio.
— Sauro, fallo per me, indaga. Attorno a quel bambino ci sono state troppe morti. Incidenti, catastrofi, disgrazie... e ora anche un suicidio con le pastiglie sciolte nella minestra. L’assicurazione non pagherà, ma per evitare che gli eredi si costituiscano parte civile in una causa fiume, vuole vederci chiaro. Sono certi che questa serie di catastrofi sia altamente sospetta. E tu lo sai che hanno ragione.
— Cristo santo, Domenico! Ma suo padre è un poliziotto. Non vorrai mica che metta sotto inchiesta un collega, vero?
— Non siete colleghi, e non dovrai metterlo tu sotto inchiesta. Tu pensa a trovarmi degli elementi, al resto penso io.
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In effetti era stato proprio così che era andata. Sauro Badalamenti, suo malgrado — perché quel caso proprio non gli piaceva — aveva dovuto dare seguito ai sospetti sollevati dalla compagnia assicuratrice. Ma per stabilire che non era stato un suicidio occorreva trovare, se non le prove, quantomeno un movente per un possibile omicidio. E il movente era lì, lampante, sotto ai loro occhi. Troppi incidenti attorno a quel bambino così strano, con lo sguardo attonito, sempre con quell’orsacchiotto sdrucito appeso a una mano, costantemente intento ad annuire con l’inquietante saggezza di un piccolo Buddha che tutto ha visto e tutto sa. Che il bambino avesse saputo davvero? Ora, a distanza di quasi vent’anni, non era più possibile dirlo. Adesso che anche il bambino era diventato grande e grosso come un grizzly di montagna, e ricordava a mala pena come lui e suo padre fossero stati bloccati quel giorno al centro commerciale, proprio al reparto giocattoli. Mentre suo padre voleva comprargli un orsacchiotto tutto nuovo per buttare via, subito, al più presto, quello vecchio col suo terribile segreto.
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— Anche lei qui, Badalamenti?
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