Fuori Las Vegas, dentro Bangkok. A non cambiare in questo sequel Una notte da Leoni 2 di Todd Phillips (sua anche la regia del primo…) è ancora una volta il come passare una notte, ma non quella prima degli esami ma quella che precede il matrimonio del solito Stu.
Morigerata nelle intenzioni, tipo falò sulla spiaggia, deleteria nello sviluppo, la “notte” sarà la solita, sesso/droga e zero memoria su quanto accaduto.
Indispensabile quindi un’altra odissea anzitutto alla ricerca del giovane cognato misteriosamente scomparso e di lì alla ricostruzione di quanto accaduto, ricostruzione che arriverà puntualmente fuori tempo massimo, in parallelo cioè con i titoli di coda attraverso le foto dell’immancabile telefonino e che raccontano di una notte che rimette al loro posto tutti i pezzi che la lacunosa ricostruzione del gruppetto di amici aveva lasciato nell’oblio, tipo: chi ha rasato a zero Alan? Come ha fatto il ragazzino ha perdere il dito della mano? A Sto è piaciuto il trans? (altra domanda: la foto dove Phil/Bradley Cooper pistola in pugno mima con il sig. Chow la foto tragicamente famosa di Eddie Adams che immortala il generale Loan mentre giustizia con un colpo a bruciapelo un prigioniero viet-cong nella Saigon del 1968, come va considerata, citazione voluta o involontaria…?).
Com’è come non è, a rimestare per bene però qualcosa merita di essere segnalato. Per esempio il “discorsetto” che il padre della sposa rivolge al futuro genero, dove con flemma molto orientale spiega che anche quelli che non contano niente, quelli che somigliano ad un riso molliccio che cotto a vapore va bene per gli anziani e i malati, quelli come il futuro genero insomma, pure questi si meritano di occupare un posto in questa valle di lacrime.
Solo per chi ha amato tanto (ma tanto…) il primo…
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