Quando li vide insieme, l’espressione ‘un tonfo al cuore’ l’assalì con tutto il suo illuminante significato. Fu come sentirlo precipitare giù fin nello stomaco, togliendogli il respiro al pari di un pugno ben assestato.
D’improvviso tutto divenne evanescente, vacuo e fu come ritrovarsi all’interno di un sogno, circondato da figure le cui silhouette si confondevano dietro un velo di funesta caligine.
Ed ogni suono, ogni parola, ogni esplosione di risa, ogni ondata di quella mescolanza di voci, armoniose quanto può esserlo lo starnazzare di oche in un’aia, gli giungeva ovattato e ammortizzato, quasi che una sorta di filtro ne precludesse l’entrata. Li guardava, li osservava scrutando i loro sorrisi, leggendo nei loro occhi all’affannosa ricerca di un lampo d’intesa. Il bancone del pub divenne magicamente l’argine di un fiume entro il quale i suoi ricordi correvano lenti e inesorabili verso il mare, confondendosi con mille e poi mille altri ricordi.
La sua mente, crudele quanto un bambino al quale si presenta l’occasione di strappare le ali ad una mosca, gli propose l’immagine di loro due abbracciati, con le bocche incollate in un lungo bacio e un attimo dopo avvinghiati e nudi, a godere ognuno del corpo dell’altro in un amplesso travolgente.
Al suo fianco, gli amici con i quali avrebbe dovuto trascorrere una serata divertente e rilassante, avevano liberato i loro occhi alla ricerca di qualche ragazza da rimorchiare.
Ormai la sua serata era finita, devastata dal tormento interiore che prolificava in lui come un virus dall’incubazione rapida e letale. Si sentiva vuoto e flaccido, tradito e deriso e colpevole di quanto accaduto, colpevole di essersi fidato di lei.
Il loro primo incontro era avvenuto durante la festa di un amico comune. Isabella frequentava l’università di architettura mentre Franco da due anni lavorava nel salone del padre, sognando un giorno un locale tutto suo. Franco si era fatto avanti spontaneamente, senza bisogno d’ intermediari, attratto dalla bellezza di Isabella: capelli castani che le scendevano delicatamente sulle spalle, un viso aperto e simpatico, labbra carnose sulle quali il sorriso non mancava mai e gli occhi…gli occhi lo avevano stregato. Erano di un verde così intenso che sembrava quasi di vederci il mare dentro. Avevano parlato per tutta la serata, scoprendo da quante affinità erano accomunati. Quando avevano lasciato la festa, uscendo da quella piacevole parentesi per tornare ognuno alla propria vita, lo avevano fatto con qualcosa in più.
Il mese successivo fu importante per l’evoluzione del loro rapporto. Si videro ogni qualvolta potevano, desiderosi di stare l’uno vicino all’altra e l’ultimo sabato di quel piovoso mese di novembre fecero l’amore.
Ora Isabella era lì, inconsapevole della presenza di Franco. Era nel pub insieme al suo precedente ragazzo. Franco li guardava gesticolare, guardava le loro labbra parlare e sorridere e…non c’era forse qualcosa in quei sorrisi? Anche se Isabella e quel ragazzo non stavano più insieme, qualcosa in quel momento galleggiava sulla superficie dei loro ricordi. Se una fiammella, per quanto piccola ardeva ancora, allora…
Il primo litigio fra Isabella e Franco avvenne due giorni dopo aver fatto l’amore. Franco si era infuriato così tanto con Isabella che poco era mancato che la colpisse. Isabella l’aveva trafitto con uno sguardo che poco aveva dell’amore e della dolcezza del primo periodo trascorso con lui.
Tutta colpa di una telefonata.
Era un lunedì mattina e Franco non lavorava. Era andato a trovare Isabella a casa e dopo aver pranzato insieme aveva deciso di aiutarla nello studio. Avevano già fatto fuori due ore buone di studio quando il cellulare di Isabella aveva cominciato a squillare. Isabella si era alzata per rispondere e il suo neutrale ‘pronto’ iniziale si era trasformato in un caloroso e gioviale ‘ciao’ seguito da ‘come mai questa telefonata?’. Franco la guardava coinvolto dal sorriso genuino e spontaneo apparso sul suo viso. I sensori che regolavano il livello della sua gelosia, avevano cominciato a lanciare deboli segnali quando Isabella si era allontanata di qualche passo abbassando di poco il tono della voce. Franco tendeva l’orecchio, cercando di catturare qualche parola ma era riuscito solo a sentirla sorridere. Un sorriso complice che gli era piombato addosso come sassi su un lapidato.
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