Dopo una rapida e inesorabile malattia, Antonio Bruschini, che era nato nel 1956, è morto in un ospedale fiorentino il 30 maggio scorso. Bruschini è stato critico cinematografico, sceneggiatore e docente di sceneggiatura cinematografica.
Importanti e numerosi gli studi (scritti insieme ad amici come Stefano Piselli, Riccardo Morrocchi, Antonio Tentori, Federico De Zigno) dedicati al Cinema horror italiano e al Western all'italiana. Fra i titoli: Profonde tenebre (1992), Malizie perverse (1993), Mondi incredibili (1994), Horror all'italiana 1957-1979 (1996), Western all'italiana. The specialists (1998), Western all'italiana. The wild, the sadist and the outsiders (2001), Western all'italiana. 100 more must-see movies (2006), 1970's italian sexi horror. Weirdly erotic terror movies from “cineromanzi” (2007), Wild west gals. The classics, the bis, the nudies and the W.A.I. (2008), Cinefumetto. Nerosexi fantastique, western saderotik. Estetica pop italiana 1960-1973 (2008), Giallo & thrilling all'italiana 1931-1983 (2010), Guida al cinema giallo e thriller. Made in Italy (2010), Italia a mano armata. Guida al cinema poliziesco italiano (2010), Lucio Fulci. Poetry and cruelty in the movies (2010).
Ecco un ricordo dell'amico Giacomo Aloigi, musicista, avvocato e autore di thriller:
"Antonio Bruschini ci ha lasciato il 30 maggio scorso, stroncato da una malattia che in pochi mesi non gli ha lasciato scampo. Se ne va con lui prima di tutto un amico con il quale ho condiviso la comune passione per il cinema di genere, quello che spesso troppo semplicisticamente viene etichettato come cinema di serie “B” o, peggio ancora, “trash”. Antonio ne era, senza tema di smentite, uno degli esperti di più alto spessore a livello planetario. Non c’era pellicola di spaghetti western o, che so, di thrilling italiano, che lui non avesse visto e rivisto e di cui non conoscesse ogni segreto, ogni retroscena. Amava quei film in un modo che oltrepassava il semplice atteggiamento critico e che viceversa si estendeva ad un intero mondo, ad un periodo storico, culturale e di costume ben preciso che lui aveva vissuto in prima persona e di cui serbava un ricordo intatto, cristallino.
Questa enorme passione aveva poi trovato uno sbocco editoriale di primaria importanza per la salvaguardia prima e la riscoperta poi, dei vari filoni, dei cosiddetti “generi”: appunto il western, il thrilling, il peplum, la commedia sexy, il poliziesco (o “poliziottesco” come amano definirlo gli appassionati). Antonio ha collaborato con riviste cult quali Nosferatu, Amarcord e Nocturno, ha pubblicato numerosi e imprescindibili volumi che, in tempi in cui era ancora lontana la moda del cinema-bis, hanno acquisito il crisma di autentiche bibbie del settore. Tra i molti titoli vogliamo ricordare “Profonde tenebre”, “Horror all’italiana” e i tre volumi sul Western all’Italiana. Ma sono tanti, per fortuna, i lavori che Antonio ci ha lasciato e che rimangono a testimonianza di un personaggio che, come già detto, è stato tra i primissimi a scrivere di quel cinema e del mondo che gli ruotava attorno.
Dispiace che, almeno in vita, lo stesso ambiente che a lui doveva molto, non gli abbia tributato il riconoscimento ed il plauso che Antonio senza ombra di dubbio meritava. Il fatto è che lui era un generoso, uno che metteva a disposizione il suo sapere senza chiedere praticamente niente in cambio. E di questo qualcuno si è certamente approfittato. La spavalderia e la faccia tosta di certo non gli appartenevano. Così, a volte, vanno le cose.
Antonio ci manca già molto, era un riferimento culturale per noi tutti e nessuno sarà in grado di prendere il suo posto. Nel suo campo è stato un grande. Spero che questo non venga dimenticato."
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