La storia è quella di un fotografo di ritratto che decide di andare nelle peggiori carceri del mondo, a caccia dei più pericolosi serial-killer viventi. Carceri di massima sicurezza come: Sing Sing (U.S.A. – New York), Prigione 1391 (Israele), Angola (U.S.A. – Lousiana), Dorchester Penitentiary (Canada – Dorchester, New Brunswick), Belmarsh (Inghilterra – Londra), Supermax (U.S.A. – Florence, Colorado) ecc. Dopo aver ottenuto, faticosamente, tutte le autorizzazioni necessarie riesce a scattare le immagini che gli servono; per raccontare quelle vicende cruente, le loro storie attraverso gli occhi di quei pericolosi “sanguinari”.
Serial Chillers è un concorso letterario nazionale ideato dal fotografo Fabrizio Belardetti. Il bando integrale lo trovate nel sito ufficiale: http://www.serialchillers.it/
E’ prevista una sola sezione di narrativa che comprende un racconto di genere giallo/thriller/noir. Sono escluse (e pertanto non verranno prese in considerazione) opere di poesia, saggistica, erudizione o opere non narrative. Sono escluse altresì opere in lingue nazionali che non siano l’italiano o opere in dialetto.
Il progetto Serial Chillers nasce dall’idea, provocatoria, di associare profili criminali a soggetti incensurati. Infatti, le persone ritratte, devono possedere certi requisiti per potere partecipare: fedina penale pulita, carattere pacifico, generale rifiuto della violenza.
Le fotografie in bianco e nero sono state effettuate in studio, utilizzando la stessa tecnica per tutti i personaggi, che riprende solo una metà del loro volto.
Ad ogni immagine corrisponderanno un nome ed un cognome di fantasia e verranno pubblicate per il concorso letterario sul sito www.serialchillers.it. Queste immagini dovranno essere di ispirazione, uno spunto di partenza per tutti quegli autori che vorranno partecipare al concorso, e sulla base di quelli narrare una storia, un racconto di 3-5 cartelle.
I racconti selezionati entreranno a far parte del libro Serialchillers, che sarà edito dalla Maglio Editore al termine del concorso.
Il nome del progetto pone l’accento sul fatto che si sta parlando di chillers, non di killers; anche se in italiano le due parole si leggono allo stesso modo, i significati sono opposti.
I chillers sono persone tranquille, posate e mansuete, che non farebbero male a una mosca. I killers magari lo sono a volte, ma altre volte compiono atti di inusitata violenza.
Ogni giorno siamo inondati di notizie che ricalcano fatti violenti accaduti vicino e lontano da noi, e ci incuriosiamo di fronte ai dettagli più macabri.
La nostra sensibilità si sta appiattendo sempre di più, si sta anestetizzando fino a non “scandalizzarci” di fronte ai comportamenti più aberranti dell’uomo: le notizie ci attraversano senza lasciare traccia. Da qui nasce il concetto di attirare l’attenzione delle persone verso fatti potenzialmente veri, terribili, e di analizzare la violenza che ci circonda.
Ritraendo volti di gente comune, dal falegname al chirurgo, dall’impiegato all’operatore sociale, e associando fatti a persone, estranei gli uni agli altri, si compenetrano finzione e realtà.
L’obiettivo è quello di provocare il pubblico, spingendolo a credere che quello che vede corrisponde a quello che legge. In realtà è tutta una finzione, che una volta rivelata, sottolinea l’aspetto più grottesco del rapporto che la società ha con i mezzi di comunicazione.
Perciò il lettore questa volta è costretto ad aprire gli occhi e a porsi delle domande.
Saranno perciò i partecipanti al concorso a costruire una visione “globale” della violenza e degli aspetti che condizionano la vita delle persone.
Da qui nasce l’oggetto del progetto: raccontare storie di disagio e violenza attraverso volti di persone totalmente estranee ai fatti, ma consenzienti, i serialchillers, incensurati in cerca d’autore.
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