Si chiama Morti scomodi ed è un romanzo dalla nascita quantomeno curiosa.
- In modo del tutto insospettato, una notte arrivò un emissario - dice Paco Ignacio Taibo II in un'intervista al settimanale Carta. - Con una proposta, per iscritto, firmata dal Subcomandante Marcos. Diceva: ‘Vuoi scrivere un romanzo poliziesco con me?’. Mi sono fermato, cercando di capire che diavolo di follia fosse questa. Ho fatto il conto alla rovescia: dieci, nove, otto, sette… E ho detto, beh, sì. L’emissario ha detto. ‘Bene, allora ho un’altra lettera’. La seconda lettera era il primo capitolo e la proposta di metodo. Abbiamo fatto qualche piccolo aggiustamento, abbiamo cambiato il titolo originale… Era un martedì. Abbiamo parlato con il quotidiano la Jornada, che era parte dell’operazione, con l’idea di farlo uscire subito, la domenica successiva. Non c’era tempo per rivederlo, né per correggerlo, né altro. La Jornada ha accettato, con grande entusiasmo e ha rilanciato: ‘Giovedì usciamo con la pubblicità’. Ero alla fiera del libro di Guadalajara, mi è toccato scrivere il secondo capitolo tra mercoledì e domenica. Intanto, la notizia si era diffusa e sono stato assediato da centinaia di giornalisti. Volevano sapere cosa stava succedendo e io non avevo nulla da dirgli. È arrivata la proposta e l’ho accettata. ‘Che sai del romanzo?’ Niente. ‘E quanto durerà? Non so, un numero pari di capitoli, dodici, quattordici, sedici, perché Marcos scriveva i capitoli dispari e io quelli pari. ‘E di che tratta?’ Non lo so. È un romanzo poliziesco… questo sì. Nel contatto che avevamo avuto, ci eravamo messi d’accordo su uno schema. I capitoli primo, terzo e quinto presentavano il personaggio di Marcos, Elias Contreras, un investigatore zapatista di base. I capitoli secondo, quarto e sesto avrebbero presentato l’enigma, ed erano i capitoli che scrivevo io, con Belascoarán come personaggio, a Città del Messico. Nel capitolo sette i personaggi si sarebbero conosciuti. E poi? Boh. Abbiamo iniziato a scambiarci idee e materiale, capitoli interi, e lo schema ha funzionato in modo molto precario, perché magari arrivava prima il capitolo successivo rispetto a quello che uno di noi stava scrivendo. Oppure le idee che erano venute a uno di noi non combaciavano con quello che l’altro aveva scritto… comunque, in dodici settimane abbiamo armato il romanzo… i personaggi si sono conosciuti nel settimo capitolo e si sono salutati nel nono. Abbiamo costruito un enigma ed è venuto fuori quello che chiamerei senza dubbio un romanzo poliziesco, un giallo. Che alla fine è risultato essere il riassunto di venti anni di abusi del potere messicano.
Il romanzo viene pubblicato a puntate sulla rivista Carta: sul sito, raggiungibile dal link qui sotto, si possono trovare i testi dei singoli episodi e anche l'intera intervista.
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