Nina dei lupi di Alessandro Bertante è un romanzo che percorre con una visione poetica e fantastica i miti ancestrali della natura.
Ci troviamo in un borgo di montagna, Piedimulo, sulle Alpi Occidentali, un luogo dove si è rifugiata una piccola comunità scampata a una catastrofe globale.
Il mondo è precipitato nel caos, l’economia si è frantumata e prevale una terribile lotta per la sopravvivenza. Dopo l’orrenda sciagura, molti sopravvissuti si sono organizzati in bande di predoni che saccheggiano e devastano quello che è rimasto con inaudita ferocia.
In questa comunità scampata agli orrori si è trasferita anche Nina, la protagonista della storia, una bambina di dodici anni rimasta orfana e che a Piedimulo inizia una nuova vita accudita dai nonni.
Nina non rappresenta soltanto la protagonista di questo romanzo. Secondo la poetica di Bertante va oltre, rappresenta il riscatto dal mondo che sembra avere fine, che deve assolutamente risorgere dalle macerie del mondo precedente, evitando gli errori e gli orrori. Deve rappresentare quindi il coraggio e la rinascita, valori scomparsi, sommersi dalla catastrofe e dall’ingordigia del genere umano.
Così, quando una banda di predoni giunge nel borgo attraverso l’unica via di accesso, una galleria che collega Piedimulo con il mondo esterno, Nina riesce a fuggire al massacro della comunità e alla vile esecuzione dei suoi familiari.
È l’abbraccio di Alessio, che vive in alta quota sopravvivendo alle ferree leggi imposte dalla montagna, a iniziarla in un apprendistato per aiutarla a vivere oltre il tempo.
Questa storia è un ritorno alla terra nella modernità, perché la natura è la sola strada di salvezza davanti alla necrosi della civiltà, all’egoismo, al disastro economico, alla violenza e alla stupidità del genere umano.
In questo mondo primordiale Nina entra in simbiosi con il ritmo della natura, con le sue leggi, una natura che a volte è più spietata degli uomini, ma che sa aiutare e ricompensare chi è generoso con lei, chi sa amarla e apprezzarla.
La scrittura è semplice, diretta, ma altamente evocativa e Bertante è abile nel reggere il ritmo danzando sulla corda della semplicità. Anche le storie semplici sono grandi storie come questa, una storia che ha uno scopo, quello di ricreare la realtà ricominciando dalle macerie, progetto ambizioso che proprio nella sua semplicità e nella scrittura sembra mettere un piccolo tassello.
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