Forse Gérard de Villiers non avrebbe scommesso sulla longevità del Principe Malko Linge, Sua Altezza Serenissima quando, alla morte di Ian Fleming, nel 1965, l’editore francese Plon gli chiese d'inventarsi un agente segreto in grado di sostituire James Bond O07 nel cuore di milioni di lettori. Eppure de Villiérs, giornalista, autore di documentatissimi reportage sul Medio Oriente e di un noir francese (L’Affare Zou-zou) e di un romanzo d’avventure ambientato in Giappone (Missione Si-Siou), accettò la sfida confrontandosi non solo con lo "Spectre" (perdonateci il gioco di parole...) di 007 ma anche con altri agenti dal pugno facile e dall'inossidabile appetito sessuale quali Hubert Bonisseur de la Bath OSS 117 e Nick Carter, detto Sterminio.
In effetti in quegli anni, complice il crescente successo non solo dei romanzi di Fleming ma anche il fenomeno cinematografico rappresentato da James Bond, il mercato proponeva a getto continuo nuovi eroi, agenti di superservizi segreti, circondati da donne bellissime e armati di gadget portentosi che esaltavano il boom economico dei favolosi '60.
Se la situazione invogliava gli editori a proporre sempre nuovi personaggi per saziare la richiesta del pubblico, l'operazione mostrava non pochi rischi per gli autori che si cimentavano col genere.
Il rischio di cadere nel luogo comune, nella fotocopia archiviata in breve tempo come scopiazzatura, era alto.
De Villiers si gettò nell'avventura con... entusiasmo e intelligenza, progettando una formula narrativa al tempo stesso fedele e innovativa che permettesse al suo eroe di uscire vincitore dalla più difficile delle sue missioni: sopravvivere non solo ai gusti del pubblico ma anche all'implacabile mutare delle condizioni politiche che avevano caratterizzato il suo esordio. Superate egregiamente le 158 avventure (l’ultima che suggella il quarantennale è appena uscita in Francia con il titolo attualissimo Tuez Iuotchenko, insieme a un elegante volume illustrato da cui sono tratte molte immagini di questo servizio, SAS Eros et Thanatohs edizioni DeLaMartiniére), il principe Malko Linge, Sua Altezza Serenissima - SAS per i burocrati di Langley poco inclini a riconoscere il valore della nobiltà europea blasonata e un poco snob - ha dimostrato l'acume e l'intelligenza del suo autore, conquistandosi una schiera di appassionati fedeli negli anni.
Trovandosi di fronte a un fenomeno editoriale diffuso in molti paesi europei viene spontaneo domandarsi le ragioni della longevità del personaggio e condurre una piccola indagine per svelare il "mistero" di un successo inseguito da molti scrittori.
Innanzitutto è doverosa una precisazione: SAS è un prodotto commerciale.
Il fatto stesso che de Villiers lo abbia creato "su commissione" chiarisce che non si tratta di un'opera ispirata da ideali letterari e da ambizioni d'autore. La narrativa di genere è principalmente un mestiere senza che questa definizione implichi necessariamente un giudizio negativo.
La professionalità e la capacità artigianale di costruire intrecci perfetti in ogni componente è di per sé un'arte che non esclude comunque spunti e riflessioni interessanti. De Villiers, al contrario di altri autorevoli spy-writers quali Le Carré e Follett, ha scelto la via della pubblicazione economica, contenuta nel numero di pagine ma regolare nella periodicità (quattro romanzi all'anno) che esclude a priori ogni cerebralismo e ricerca stilistica. Non che la scrittura sia piatta, ma è funzionale, ha creato a volte i “suoi” cliché ma non è mai scaduta (neppure adesso che l’autore supervisiona alcune avventure lasciando ad altri il compito di scriverle…) nel banale o nell’approssimativo… Il lettore di SAS sa comunque di non trovarsi tra le mani un'opera di basso livello proprio perché curata in ogni particolare così come sa bene che, all'atto di acquisto del nuovo volumetto all'edicola, troverà immancabilmente tutti gli elementi necessari a garantire una lettura veloce, coinvolgente, dal ritmo moderno. E questo, scusatemi, non è poco in un panorama editoriale che molte volte spaccia per intrattenimento opere che faticano a prendere l'avvio, allungate da descrizioni ed elucubrazioni non richieste, infilate con il solo proposito di nobilitarsi agli occhi della critica.
Unico giudice inappellabile per de Villiers (e per ogni altro aspirante autore di genere) è il giudizio del pubblico che, se non viene coinvolto, abbandona la lettura nel giro di poche pagine.
I romanzi di SAS si presentano con chiarezza sin dalla copertina che invariabilmente esibisce una bella figliola (possibilmente in abiti succinti) che impugna un'arma da fuoco. Messaggio semplice, potrà obiettare qualcuno, ma che identifica due elementi fondamentali di questo genere di vicende. L’erotismo e l'azione. Nel trattarli, comunque, de Villiers ha scelto subito una strada innovativa, senza replicare quanto già presente sul mercato.
Gli "altri" agenti infatti presentano sempre un interesse più o meno spiccato per le belle donne ma, pudicamente sfumano quando si tratta di arrivare al sodo... De Villiers è attento osservatore dei costumi e dell'evoluzione del senso del pudore. Dopo un primo cauto, avvio (dove l'erotismo era più suggerito che mostrato) le avventure galanti di SAS hanno intrapreso una via decisamente "hardcore" sulla scia del grande successo dei film a luci rosse che, proprio in Francia, hanno acquisito lo status di filone commerciale con il suo "star sistem" e i suoi "maestri"... Di questo fenomeno, innegabile, de Villiers ha colto il tratto più giocoso divertendosi a inserire, nel contesto perfettamente strutturato delle sue trame, scene che sembrano prese di pari passo dai migliori film hard presenti sul mercato. Abbinare sesso spinto a una trama ben strutturata stacca comunque le avventure di SAS da quelle di Rocco Siffredi, pornoeroe di vicende alla fine noiose e prive di qualsiasi erotismo perché manchevoli di qualsiasi senso logico.
De Villiers invece sa sempre quando scegliere il momento per riscaldare l’atmosfera.
Distendendola con descrizioni (piuttosto purgate ma sempre efficaci nella traduzione pur ottima di Mario Morelli che negli ultimi anni è stata più volte reintegrata nelle versioni proposte da Segretissimo) di scene di passione, destinate comunque a un pubblico adulto e perfettamente consapevole del prodotto acquistato.
La stessa considerazione è valida per le sequenze di violenza da molti ritenute eccessive.
Ormai nessuno considera più i lettori dei romanzi di spionaggio dei depravati né sadici anche se la violenza (altro elemento caratterizzante) è descritta con crudo realismo. Anche qui ci si allontana dal modello ideale. Chi ricorda una sola goccia di sangue sprizzato da una ferita in un film di 007? De Villiers ha seguito anche in questo caso l'evolversi del gusto cinematografico (referente irrinunciabile di tutta la narrativa di genere) che presenta storie dove l'azione acquista fascino coinvolgente, proprio nella sua estremizzazione. Anche in questo caso il confine tra il sapiente coordinamento di vari elementi e il cattivo gusto è rappresentato dal ritmo narrativo. Niente sesso o violenza gratuiti, piuttosto vige la regola dell'inserimento di sequenze coinvolgenti al servizio di una trama ben articolata.
Il ritmo, appunto rappresenta la carta vincente della "formula SAS" assieme alla scrittura veloce che ambienta le vicende secondo un taglio giornalistico, preciso senza apparire pedante. Il dialogo è serrato, le frasi brevi, incalzanti, per non lasciare mai al lettore il tempo di annoiarsi, coinvolgendolo al tempo stesso. Sembra facile vero? Eppure non sono in molti ad aver compreso perfettamente l'esatto dosaggio di questi elementi che, se mescolati senza perizia abbasserebbero il tono generale della narrazione.
Altro punto fondamentale di questo piccolo vademecum del perfetto scrittore di genere è, come abbiamo sottolineato, la conoscenza del background che fa da sfondo alla vicenda.
Più volte si sono attribuite a de Villiers doti medianiche nel campo della politica internazionale.
La realtà è che l'autore è fondamentalmente un giornalista attento alla situazione politica mondiale, perfettamente documentato e padrone di una tecnica che gli consente di creare in poche battute un'atmosfera, proiettando il lettore non necessariamente informato in un contesto politico differente. Anche questo è un elemento caratterizzante della serie che ha esplorato il territorio dell’attualità superando i suoi imitatori rimasti legati allo stereotipo del “russo cattivo" ormai definitivamente tramontato. Espressione di una ideologia chiaramente capitalistica (e, se vogliamo, piuttosto reazionaria) SAS ha seguito da vicino l'evoluzione politica internazionale. Negli anni Sessanta il nemico erano i cinesi, poi sono venuti i russi e i terroristi. Oggi, caduto il muro di Berlino, è la volta dei narcotrafficanti e degli arabi guerrafondai. L’11 settembre ha poi impresso una svolta alla serie sempre più inserita nell’attualità ma da un punto di vista… francese, occidentale quindi, ma non necessariamente coincidente con quello americano, anche se SAS lavora per la CIA. E poi, negli ultimi episodi, c’è come una premonizione, quasi che la Nuova Russia, dimenticato il comunismo, si avvii a una nuova forma di dittatura, forse consumistica, capitalistica, ma altrettanto pericolosa. Dopotutto Putin era un ex agente del KGB come ci viene ricordato nel romanzo Il giorno della Ceka scelto insieme alla ristampa del primo mitico SAS a Istanbul per celebrare il numero 1500 di Segretissimo. Il risultato è sconvolgente. Pur conservando un interesse per i cattivi del momento, de Villiers mantiene sempre le distanze dall’ideologia politica, difetto dal quale invece non erano immuni gli agenti segreti americani ormai desueti nella loro reazionaria carica di rancore verso il “pericolo rosso”. In pratica se esteriormente i villains vestono la maschera degli avversari del momento per il “sistema” occidentale, sotto la scorza sono universali, figure da odiare non per la bandiera che sventolano ma perché tradizionalmente schierati contro l'eroe. Questo rende le avventure di SAS riproponibili anche a distanza di anni senza creare quel fastidioso senso di "datazione" presente in molti romanzi genere.
In Italia SAS ha subito riscosso grande successo, inserito in Segretissimo quando la rivista mondadoriana era già affermata da alcuni anni.
Complici le copertine di Jacono che, con l’abilità del pennello, riusciva a rendere quel tocco di pericolo ed esotismo suggerito dalle foto di Thierry Vasseur(autore delle foto delle copertine originali e di quelle, in versione più artistica del volume celebrativo più sopra citato uscito in questi giorni in Francia e comodamente reperibile tramite http://www.amzon.fr) SAS si pose subito in prima linea tra gli agenti pubblicati dalla storica collana e ha conservato (probabilmente anche grazie alla impeccabile periodicità) un posto di primo piano anche in quegli anni in cui le serie lasciavano il posto a romanzi più orientati allo spionaggio d’autore.
Con gli anni ’90 Segretissimo ha cambiato più volte formato, illustratori e formula narrativa. A SAS, cui fu dedicata una collana di ristampe esclusiva illustrata da Guido Crepax, non è stato difficile conservare il suo primato. Oggi sono tornate le serie, gli eroi fissi anche se, come abbiamo più volte visto, la scuola “italiana” ha imposto la sua leadership nel filone. Ma è proprio a Malko Linge, al suo mondo attuale e crudele, alle sue donne sempre un po’ puttane ma irresistibili che gli autori italiani si sono ispirati - più o meno tutti – nell’elaborazione dei loro eroi. Auguri di cuore, dal Professionista e dal suo autore, al “grande vecchio” della narrativa di spionaggio europea che, a giudicare dalle foto circondato dalle sue modelle ispiratrici, non se la passa poi così male…
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